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giovedì 2 aprile 2020

Polis


POLIS – Weltklang
Progressive Promotion Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2020


Avere la sensazione di essere dentro gli anni ’70 nel 2020 è una emozione che capita raramente di provare. Essa scaturisce quando si ascolta un disco vintage, ma più raramente quando si è all’ascolto di un disco concepito e registrato oggi. Questo è a mio gusto personale un pregio, così come è piacevole ascoltare quella psichedelia dettata anche dalle erbe che quella volta tanto andavano di moda per elaborare certe percezioni. La musica che si sostituisce ad una droga è la quadratura del cerchio. La mente va spesso ingannata, come lo si fa con la masturbazione, pensando di essere in un vero e proprio rapporto fisico a discapito della realtà, che in definitiva punta semplicemente dritta all’egoistico risultato finale. Questo è quello che conta, lo scopo emozionale.
I Polis sono una comunità tedesca e cantano in tedesco, hanno base in un vecchio edificio industriale, con pavimenti in legno e pannelli su pareti e soffitti. Anche la strumentazione è vintage, l’Hammond B3 ha sempre un suo certo fascino, così le chitarre che fuoriescono da un vecchio amplificatore. Hanno all’attivo tre album, e “Weltklang” è proprio il terzo, dopo “Sein” prodotto sei anni fa. L’artwork che accompagna il disco in versione cartonata, ben descrive le sensazioni che si provano durante l’ascolto. L’essenza del tempo passato con immagini ingiallite e comunque immerse nella natura, con la band presa di spalle a torso nudo, proprio per godere al meglio del contatto con la natura, è un perfetto viatico.
Non tanto per la musica proposta ma per l’approccio ad essa, mi fanno tornare alla memoria i svedesi Anglagard. Nelle otto tracce contenute nell’album fuoriescono inevitabilmente i richiami a gruppi come Pink Floyd, ed Uriah Heep su tutti. I Polis sono così vintage che anche la durata del cd è favorevole al supporto vinilico con i suoi 40 minuti.
Chitarre grevi aprono “Tropfen”, il mondo si mette in stand by mentre tutto attorno assume un significato inconsistente. Musica semplice, diretta, che il tempo ha forgiato per essere considerata una materia eterna. Brano strepitoso e contagioso.
“Gedanken” prosegue con il suo incedere monolitico, le chitarre aprono di tanto in tanto spiragli di luce per un paesaggio ipoteticamente arioso e spazioso. La fantasia non ha freni durante l’ascolto del brano che a sua volta non esula di cambi di tempo e d’umore, in perfetto stile Prog per indole. Buoni anche i giochi vocali. Più sognante “Leben”, canzone più lunga dell’album con sette minuti abbondanti di musica. Non nascondo che ha rilasciato in me residui di Landberk, altra band svedese che adoro, anche per la veste del suono della chitarra. Questo brano lo consiglio a tutti gli amanti della musica in senso generale.
Un breve strumentale dal titolo “Abendlied”, una sorta di ninna nanna, accompagna all’ascolto di “Sehnsucht”, brano più strutturato e con un cantato gradevole nella melodia.
Tutto “Weltklang” scorre via con piacere.
La musica è un fatto mentale, le sensazioni che scaturiscono all’ascolto risiedono nel nostro esistere, nella memoria che ha fotografato le nostre situazioni esistenziali e queste vengono sollecitate dall’ascolto di questo album che in effetti palesa qualcosa di magico. MS

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