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venerdì 3 aprile 2020

Quel Che Disse Il Tuono


QUEL CHE DISSE IL TUONO – Il Velo Dei Riflessi
AMS Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2020


Di certo non si può dire che il genere Progressive Rock non abbia portato con se anche nel 2020 i nomi stravaganti delle band. Gli anni ’70 furono notoriamente un fiorire di Locanda Delle Fate, Banco Del Mutuo Soccorso, Premiata Forneria Marconi, Quella Vecchia Locanda, Il Rovescio Della Medaglia, Balletto Di Bronzo etc. etc. Questo darsi un nome decisamente non scontato è nella lirica e nel dna del genere, vero e proprio sinonimo della musica proposta.
Oggi veniamo a conoscenza di una nuova band nel circuito RPI (Rock Progressivo Italiano) i Quel Che Disse Il Tuono. Dalla loro biografia si può leggere che “Il progetto nasce nel gennaio 2019 dall’incontro artistico di Francesca Zanetta (chitarra e string machines, ex Unreal City) con Roberto “Berna” Bernasconi (basso e voce solista) e Alessio Del Ben (batteria, tastiere e cori). Il trio viene presto raggiunto da Niccolò Gallani (pianoforte, tastiere, flauto e cori, già tastierista dei Cellar Noise).”.
Ebbene anche loro fanno parte delle nuove leve che uniscono il classico prog sinfonico degli anni ’70 (strumentazione annessa), al sound del Rock moderno di oggi. Per fare questo ovviamente ci si mette dentro del proprio. In qualche maniera si può affermare con convinzione che il RPI è vivo e vegeto, sempre alimentato da nuova linfa. Il debutto in analisi è impegnativo ed importante in quanto concept album, così ancora dalla biografia della band riguardo alla storia narrata: “Il Velo Dei Riflessi è un concept album nel quale vi è un protagonista che si trova, in medias res, da solo in
una sala a lui sconosciuta, circondato da grossi specchi rovinati. In ogni specchio è intrappolata una figura umana che si scopre essere nient’altro che la personificazione di un tratto di personalità del protagonista stesso, fino a questo momento non accettata, repressa, nascosta e considerata alla stregua di un’immonda deviazione. Al procedere della narrazione si apprende come ogni tratto di personalità patologico sia di fatto diventato alla stregua di una coscienza a parte, senziente e desiderosa di poter uscire dalla prigione dello specchio in cui è intrappolata da tutta la vita per riunirsi al protagonista. L’uomo non può quindi fare a meno che accettare questa nuova realtà e accorgersi di come non sia mai stato da solo, ma che tutti i soggetti spettrali e decadenti ora di fronte a lui, abbiamo sempre fatto parte di ciò che ha sempre riconosciuto come il proprio essere”.
Quello che poi succederà lo lascio alla vostra curiosità nell’ascolto.
Il disco è suddiviso in cinque tracce, ad iniziare da “Il Paradigma Dello Specchio (Primo Specchio)”. Subito suoni di flauto e Mellotron, immergono l’ascoltatore nel passato. La chitarra di Francesca Zanetta ripercorre sentieri passati con rinnovata freschezza, mentre le tastiere ricoprono un ruolo importante. Non da meno la ritmica impiegata in vari passaggi e controtempi impegnativi. La voce è quella che rispecchia la media delle band Prog italiane, sufficiente e basilare. Probabilmente in questo caso un poco più di enfasi non avrebbe guastato vista la teatralità del brano, tuttavia nel contesto ci può stare. Le Orme fanno capolino di tanto in tanto.
“Figli Dell’Uomo (Secondo Specchio)”, come il primo brano è della durata di quasi dieci minuti. Più ponderato e ricercato, il gruppo da ampio spazio alle melodie, su quelle si che noi italiani siamo maestri. Qui anche la voce di Roberto Bernasconi va in crescendo emotivo, palesando quell’enfasi a cui mi riferivo in precedenza e tutto assume un aurea maggiormente intensa. Passaggi barocchi ricordano anche certi Gentle Giant e ancora Orme.
“Chi Ti Chiama Accanto (Terzo Specchio)” è emozionante sotto molti aspetti, nella placida melodia, nel solo di chitarra sostenuto, nel piano e nel flauto. Tanto bagaglio culturale esposto fra le note da parte dei giovani musicisti. Più vigoroso e Hard “Il Bastone E Il Serpente (Quarto Specchio)”, bello nella ritmica dove il basso riesce a farsi notare in maniera decisa e convincente. Intriganti i passaggi più oscuri. Per chi li dovesse conoscere si possono paragonare ai svedesi Sinkadus. Il disco si conclude con la suite “Loro Sono Me (Catarsi)”degno epilogo del tutto e sunto delle caratteristiche descritte della band. Ai cultori della musica dico altresì che oltre al formato cd esiste anche il vinile 33 giri.
I Quel Che Disse Il Tuono dimostrano di essere una band coesa e se si considera che “Il Velo Dei Riflessi”  è un esordio, oltre ricordare che si sono formati da meno di un anno, allora si può tranquillamente annotare il nome della band nel taccuino delle promesse. Aspettiamo nuovi sviluppi, tuttavia se il buongiorno si vede dal mattino il PRI può dormire sonni tranquilli. Complimenti. MS

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