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giovedì 4 febbraio 2016

Steven Wilson

STEVEN WILSON – 4 ½
K Scope
Genere: Post Modern Prog
Support: mLP – 2016


Non posso certo parlare di nuovo album di Steven Wilson, in realtà non è un disco ma un mini disco della durata poco più di mezz'ora. In esso ci sono sei brani, che molti critici di settore ho visto denominare “scarti di altri album".
Non penso sia il termine giusto, non tanto per il valore delle canzoni che possono piacere o meno a seconda dei gusti, ma perché ad esempio un brano live non è lo scarto di nulla! Il brano in questione è “Don’t Hate Me” dei suoi Porcupine Tree (progetto al momento congelato), tratto dall'ottimo “Stupid Dream” del 1999,  qui cantato assieme all'israeliana Ninet Tayeb. In verità  la cantante non mi piace molto, brava per intensità e una bella voce, ma il suo forzato gridolino di “passione” mi disturba un poco, per chi legge e non ascolta posso denominarlo “cigolìo”.
Ma veniamo alla carne. Solo il primo brano “My Book Of  Regrets” vale l’acquisto di questo disco! Esso è stato scritto in due tempi, nel 2013 e nel 2015. La musica ricorda molto l’album “The Raven That Refused To Sing (And Other Stories)”, non a caso proprio del 2013. Influenze crimsoniane e tutto quello che oggi definiamo Post Prog. Sempre dalle stesse sessioni giunge la riflessiva “Year Of The Plague”, qui l’artista si funge da polistrumentista, e si fa accompagnare solo da Adam Holzman al piano. Canzone d’atmosfera, come solitamente ci ha abituato, da far sognare ad occhi aperti.
Dalle registrazioni dell’ultimo album “Hand. Cannot. Erase” giungono due canzoni, la prima dal titolo “Happiness III”, molto orecchiabile, forse troppo, nel senso che è formata da strofe e ritornelli già usati in altri brani, tuttavia molto bella, mentre la seconda si intitola “Sunday Rain Sets In”. Questa canzone è nuovamente d’atmosfera, bello il mellotron e comunque la melodia è oramai rodata, e potremmo definirla alla Wilson. L’ultimo brano del 2013 si intitola “Vermillioncore” e qui fuoriesce  il lato più aggressivo dell’artista. Rasoiate di chitarra e buoni giri di basso, fra King Crimson ed Opeth. La ritmica serrata ricopre un ruolo fondamentale e da meraviglioso sfoggio di se.
“4 1/2” è un album trascurabile della discografia di Steven Wilson? Io non lo trascurerei, come dicevo prima almeno per il brano di apertura, tuttavia se dei cinque album da studio devo scartarne uno, logicamente scarterei questo. Anche lui intelligentemente lo ha intitolato "4 1/2". Devo anche spendere parole di elogio per la produzione? Vengono da se, oramai conoscete la qualità a cui ci ha abituato.

Molti dicono che Wilson si deve prendere un momento di pausa, visto il ritmo incessante di uscite, per me no, è in un momento di grazia, lasciatelo stare, se non vi piace non comperatelo, il mondo è pieno di dischi. Io in realtà mi sono preso anche l’lp…per dire…. MS

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