ACTIVE HEED – Alien Herds
Autoproduzione
Genere: Crossover Prog / Metal
Progressive
Supporto: cd / Digital – 2024
A
distanza di dieci anni, fa ritorno il progetto del compositore milanese Umberto
Pagnini intitolato Active Heed. Con i
precedenti album “Visions From Realities” (2013) e “Higher Dimensions” (2014),
Pagnini si coadiuva di differenti special guest per la realizzazione, il modus
operandi non muta neppure oggi, avvicinando l’approccio stilistico a quello di
Lucassen degli olandesi Ayreon. Certamente sto parlando di due stili
completamente differenti, tuttavia Pagnini rispetto ai dischi precedenti in
“Alien Herds” si approccia maggiormente al Metal Progressive, anche se non in
maniera esagerata.
Lo
si capisce immediatamente dall’ascolto del primo brano “Insert Coin To
Continue”, in cui anche nel cantato si ricercano vette elevate. A livello di
chitarre distorte, quelle che preoccupano di più un fans del Prog puro, non
siamo a livelli troppo invasivi, ma ci sono. Per fortuna loro, le tastiere
fanno spesso comparsa e diventano a tratti protagoniste. Si denota quindi un
distacco da quel Neo Prog inglese che aveva caratterizzato molti dei brani dei
primi due album.
Le
tematiche fantascientifiche proseguono in “Bar”, altro brano orecchiabile per
melodie che conferma il cambio di stile. Resta, come nel passato, un cantato
troppo presente, questo purtroppo toglie spazio alla musica, la quale resta
relegata a mezzo di trasporto per il concetto da esprimere. Quindi, anche se
presenti, gli assolo sono brevi, quelli che servirebbero a spezzare l’ascolto
altrimenti soffocato. Nel caso di “Bar” posso dire che è un movimento
abbastanza equilibrato. La strada del Neo Prog non è ovviamente del tutto
abbandonata, ecco quindi “Joy Is Back” a sostegno, con il pianoforte e Clive
Nolan a fare da faro.
Un
arpeggio di chitarra inizia “The Hard Way”, bene arrangiata e molto Heavy,
ottime anche le ritmiche. Puntate nell’A.O.R. rendono freschezza ai brani che,
tengo nuovamente a sottolinearlo, godono tutti di buone melodie. Il discorso è
valido anche per “CMaj9”.
Il
ragionamento si estende a tutto l’album.
“Alien
Herds” contiene belle canzoni, ma per chi segue questo genere, sono pregne di
deja vu, come in un puzzle riassuntivo delle puntate precedenti.
Oggi
per emergere seriamente in questo mondo sonoro, sempre più massacrato dalla
crisi discografica, serve tanta personalità oltre al coraggio di osare. Chi si
approccia per la prima volta al Metal Prog, troverà questo disco fantastico e
le mie parole assurde, in tal caso consiglio loro di ripartire dai Queensryche,
Rush, Dream Theater etc.
Consiglio
altresì ad Active Heed di pensare un poco di più alla musica, questo mi
permetto di dirlo dopo aver ascoltato nel tempo tre album che sono gradevoli ma
asfissiati dalle parole. MS
Versione Inglese:
ACTIVE HEED - Alien Herds
Self-production
Genre: Crossover Prog / Progressive Metal
Support: cd / Digital - 2024
Ten years later, the project of Milanese composer
Umberto Pagnini entitled Active Heed makes a comeback. With the previous albums “Visions From
Realities” (2013) and “Higher Dimensions” (2014), Pagnini aided by different
special guests for the realization, the modus operandi does not change today
either, bringing the stylistic approach closer to that of Lucassen of Dutch
Ayreon. Certainly I am talking about two completely different styles, however
Pagnini compared to previous records in “Alien Herds” approaches Progressive
Metal more, although not in an exaggerated way.
This is immediately apparent from listening to the
first track “Insert Coin To Continue”, in which even in the vocals high peaks
are sought. At the level of distorted guitars, the ones that worry a pure Prog
fan the most, we are not at overly invasive levels, but they are there.
Fortunately for them, keyboards make frequent appearances and become
protagonists at times. One thus denotes a detachment from the English Neo Prog
that had characterized many of the tracks on the first two albums.
The sci-fi themes continue in “Bar”, another catchy
tune for melodies that confirms the change in style. There remains, as in the
past, too much singing present, this unfortunately takes away from the music,
which remains relegated to a means of transport for the concept to be
expressed. Thus, although present, the solos are brief, those that would serve
to break up the otherwise suffocated listening. In the case of “Bar” I can say
that it is a fairly balanced movement. The Neo Prog road is obviously not
entirely abandoned, so here is “Joy Is Back” in support, with piano and Clive
Nolan serving as a beacon.
A guitar arpeggio starts “The Hard Way”, well arranged
and very Heavy, excellent rhythms as well. Struts in the A.O.R. lend freshness
to the songs which, I again want to stress, all enjoy good melodies. The argument
also applies to “CMaj9”.
The reasoning extends to the whole album.
“Alien Herds” contains good songs, but for those who
follow this genre, they are steeped in deja vu, as in a summary puzzle of
previous installments.
Today to seriously emerge in this sonic world,
increasingly slaughtered by the recording crisis, one needs a lot of
personality as well as the courage to dare. Those who are approaching metal
prog for the first time will find this record fantastic and my words absurd, in
which case I advise them to start again with Queensryche, Rush, Dream Theater
etc.
I also advise Active Heed to think a little more about
the music, this I dare to say after listening over time to three albums that
are enjoyable but asphyxiated by words. MS
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