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domenica 10 dicembre 2023

Considerazioni sul Rock Progressivo 2023

Considerazioni sul Rock Progressivo 2023




Di Massimo Max Salari


E’ già passato un anno, e come diceva Steven Wilson dei Porcupine Tree nel suo album “The Incident”, Time Flies! E proprio a proposito del grande musicista in questione, in quest’anno lo abbiamo potuto apprezzare in due realizzazioni fra cui una molto importante, il ritorno dei suoi “seppelliti” Porcupine Tree.
Ho posto grandi attese su “Closure/Continuation”, ma già la defezione di Colin Edwin mi ha dato un campanello di preallarme sulla riuscita di questo disco che piuttosto mi è sembrato un insieme di brani non scelti per l’ultimo “The Incident” del 2009 e poco più. Non che sia brutto, intendiamoci, tanto che li ho anche seguiti dal vivo, però da una lunga assenza di quindici anni, mi sarei aspettato qualcosa di decisamente diverso, visto il rispolvero di un logo così importante. Sono rimasto parzialmente felice, così come per l’uscita solista di Wilson intitolata “The Harmony Codex”, da molti osannata come una realizzazione epocale per un cambiamento del Rock anni ‘2020 (addirittura) ma che personalmente ritengo essere un sunto della sua carriera. Sembra che l’artista abbia preso un brano per ogni suo album passato per fare il riassunto delle puntate precedenti. Anche in questo caso sto parlando comunque di un bel disco, anche se ci convivono momenti da sbadiglio, come nella title track. Occasioni mancate? Per me si, ma oggi come oggi bisogna sapersi accontentare.
Anche quest’anno ho ascoltato centinaia di lavori grazie alle vostre segnalazioni e soprattutto a coloro che mi hanno spedito il materiale per NONSOLO PROGROCK, molti li ho recensiti ed altri no, soprattutto per mancanza di tempo e a me fare le cose superficialmente non piace. Bisogna avere rispetto per chi mette a nudo la propria anima in un disco, e quindi un critico deve saper mettersi nei panni dell’artista per cercare di capire al meglio. Per fare questo si necessita di tempo, se avessi fatto il critico per mestiere, sarebbe stato diverso. Comunque grazie ancora a tutti.
Detto questo, faccio ora una veloce carrellata dei dischi che più mi hanno colpito in questo 2023:
 
RIVERSIDE – “ID.Entity” è un buon doppio cd, ma in buona sostanza il discorso è analogo a quello precedente su Steven Wilson.




HAKEN – “Fauna” non mi è dispiaciuto, la band oramai è consolidata in uno stile ben radicato oltre che di personalità. Capisco che certe sonorità Hard non piacciono a tutti, ma tutto sommato un onesto lavoro.





A.C.T – “Falling” (EP), è solo un assaggio di quello che probabilmente uscirà in questo prossimo 2024 e se le premesse sono queste, sarà di sicuro un gran disco. La band cresce sempre più. La tecnica è sopraffina e la qualità delle composizioni sempre elevata.





AISLES – “Beyound Drama”, l’ho anche recensito in questa sede, bello sotto molti aspetti, un mutamento di stile che sta portando la band a livelli davvero importanti.
TEN JINN – “Ardis” la storica band americana ogni disco migliora come un buon vino rosso, Prog di classe.





OMNI – “Cronicas Del Viento”, di questa band spagnola non parla mai nessuno, eppure viaggia a livelli strumentali davvero alti, con richiami spesso ai Pink Floyd, Camel e Genesis, in parole povere un disco che mi ha molto soddisfatto.





MYSTERY “Redemption”, ecco un altro lavoro dal quale mi sarei atteso di più. I canadesi Mystery sono una band oramai mondiale e chi ama il Prog la conosce bene, proprio per questo le aspettative alzano l’asticella. Come tutti i dischi di oggi invece all'interno risiedono tre brani epocali ed altri trascurabili. Questo modus operandi generico fa si che tu realizzi un discreto album ma che non rimarrà mai nella storia. Consiglio a tutti di fare meno dischi e di eliminare i brani riempitivi. Meglio un disco ogni tre anni ma completo di canzoni ottime che due sufficienti, almeno questo a mio modo di vedere. Comunque scorre abbastanza bene.






KARNATAKA – “Requiem For A Dream”, è un album interessante di Prog totale misto a Folk. Un piacevole ascolto.






THE SAMURAI OF PROG – “The Man In The Iron Mask”, qui c’è tutto quello che un amante del genere desidera ascoltare. Non ci sono canzoni incredibili, ma tutte di buon livello, quando impareranno a fare composizioni eccellenti, allora parleremo di una band storica.




AGUSA – “Prima Materia”, adoro questa band per cui il mio giudizio non è del tutto veritiero, ma credetemi se vi dico che qui c’è tanto bel Prog Folk.
BIG BIG TRAIN – “Ingenious Devices”, che dire… li amo e basta!






RING VAN MOBIUS – “Commissioned Work pt2 Six Drop”, è tempo che li tengo d’occhio e compero i loro lp, aspetto sempre la zampata del leone, perchè posseggono le giuste qualità, ma ancora manca il capolavoro sempre sfiorato.







NEAL MORSE – “The Dreamer”. Neal è Neal, lo so, è sempre quella, ma che ci posso fare se lui sa scrivere belle canzoni? Si, capisco che sono quasi tutte uguali, ma nell’insieme è sempre gradevole ascoltarlo, ed è ancora una volta circondato da grandi musicisti.






UNITOPIA – “Seven Chabers”. Il solito Prog ben confezionato come loro e pochi altri sanno fare ricco di strumenti e buone canzoni. Consigliato.




SOEN – “Memorial”, oramai hanno trovato la loro strada che li porta a vendere molti dischi. Qui ospite anche la nostra cantante Elisa. Un bel disco senza troppi momenti di stanca, la band di Lopez (Opeth) è sempre piacevole da ascoltare. A proposito, dico ai Prog fans che qui c’è molto Metal Prog, questo se non dovessero piacervi le sonorità elettriche distorte, ma occhio alle ballate, sempre ottime.






THE FLOWER KING – “Look At You Now”. E qui c’è la sorpresa, Roine Stolt lascia le lunghe suite che ha reso famosa la sua storica band per avvicinarsi alla semplice canzone, in parole povere ha badato al sodo senza inutili divagazioni, e il risultato ne ha acquisito freschezza. Ho apprezzato!





DISTRICT 97 – “Stay From The Ending”, questa band meriterebbe molto di più, ma molto di più! Tecnica, ottima voce, belle canzoni e tanto Prog. Da avere.






LALU – “The Fish Who Wanted To Be King”, band francese  che meriterebbe più attenzione, qui il cantante Damian Wilson (Arena) è a briglia sciolta, si sente che si diverte. Come sempre i Lalu realizzano un disco ricco di tempi dispari e tanto Prog DOC. Molto bello.






NEXUS – “Insania”. Gli argentini sono oramai una garanzia radicata, se amate le tastiere qui c’è di che godere. Ottimo.






GLASS HAMMER – “Arise”. Altra realtà americana radicata nel genere. Questo nuovo disco rientra nel discorso precedente sulla realizzazione di tre brani eccellenti e altri di riempimento, ma c’è comunque di che godere.





PETER GABRIEL – “Io”. Alti e bassi. Peter ritorna con la sua veneranda età e lo fa come sempre con personalità, però… boh.







MOON SAFARI – “Himlabacken Vol. 2”. Ecco il mio disco dell’anno. Tanto atteso questo ritorno ripagato dal grande Prog espresso in canzoni sempre attente alla melodia, e dotate di ottime coralità alla Yes, compresa tanta tecnica al seguito. Ottimo.




 
Tutti gli altri che non nomino sono dischi che non mi hanno convinto a pieno per vari motivi che non sto qui ad elencare, e quindi preferirei sorvolare.
Riguardo alle band italiane, potete avere una nutrita carrellata qui nel mio blog senza ripetermi inutilmente, per non rendere questo articolo prolisso e stancante.


 
CONCLUSIONE
 
Il 2023 per il Rock Progressivo lo metto in un limbo che aleggia nello stato di mezzo, senza infamia e senza lode, a parte qualche sussulto. In generale mi sono divertito ad ascoltare, ma probabilmente la colpa è la mia, con gli anni che passano divento sempre più esigente, ma come ho già avuto modo di esprimere, oggi come oggi, bisogna anche sapersi accontentare, e io mi adeguo.






 

 

  

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