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sabato 20 maggio 2023

Giant The Vine

GIANT THE VINE – A Chair At The Backdoor
Luminol Records
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: Digital – cd




Da Levante Ligure, i Giant The Vine si fondano nel 2014 per volontà dei chitarristi Fulvio Solari e Fabio Vrenna. Già il logo lascia presagire la musica proposta, un mix fra Gentle Giant e Genesis. L’approccio è dunque pretenzioso, se poi si va a vedere che “A Chair At The Backdoor” trattasi di un album completamente strumentale, allora si ha la certezza che il gruppo ha personalità da vendere. Il quartetto formato da Fulvio Solari (chitarre), Fabio Vrenna (chitarre), Daniele Riotti (batteria) e Antonio Lo Piparo (basso), confessa nella loro biografia allegata di non essere stati proprio all’altezza nel disco d’esordio intitolato “Music For Empty Places”, avendo riscontrato molte difficoltà nel realizzarlo (oltre a peripezie varie), anche se personalmente l’ho ritenuto un buon disco. Tengono dunque a ribadire che “A Chair At The Backdoor” è l’effettivo debutto e lo fanno con orgoglio. In sette brani i musicisti dimostrano di essere oggi amalgamati e quantomeno ispirati, proponendo un Prog dalle sonorità attuali.
Si sa che quando si va a suonare un disco completamente privo di voce, l’arma vincente deve essere la melodia almeno dalla facile assimilazione, e così è.
La band passa dalla casa discografica Lizard Records alla Luminol Records, successivamente subisce all’interno della line up un cambiamento, subentra il bassista Antonio Lo Piparo al posto di Marco Fabricci.
Non mancano neppure ospiti per la realizzazione del disco, Ilaria Vrenna suona il pianoforte in “Protect Us From The Truth, Glass” e “The Inner Circle”, Gregory Ezechieli il sax in “Protect Us From The Truth” e “A Chair At The Backdoor”, così Simone Salvatori il pianoforte in “Jellyfish Bowl”.
Ed è proprio “Protect Us From The Truth, Glass” ad aprire le danze con un arpeggio di chitarra che si lascia raggiungere da tutte le strumentazioni le quali prospettano sin da subito un ascolto intrigante e degno di appropriate attenzione per i particolari. Le atmosfere sono cupe per creare uno stato d’animo riflessivo, i Giant The Vine si accostano alla psichedelia primi Porcupine Tree lasciando aperte le porte al sentimento, quando certi assolo ti lasciano appagato da suoni dall’ampio respiro. In “Glass” il sound diviene ulteriormente morbido oltre che rilassato. Musica per il cuore oltre che per la mente. Spetta a “The Potter's Field” infondere un maggior peso allo stato d’animo, grazie alle strumentazioni che si accarezzano fra di loro, impegnate in una danza crescente studiata a far volare la fantasia di chi ascolta. Essendo Prog non mancano di certo cambi di tempo. “Jellyfish Bowl” è un altro tassello di color pastello, qui gli anni ’70 fanno capolino, così i Genesis di metà decennio. “The Heresiarch” mostra il lato maggiormente Rock della band, il basso ruggisce e la batteria batte le pelli con vigore portando al disco un ulteriore ingrediente Porcupine Tree. “The Inner Circle” sembra quasi chiedere scusa per l’avvenuto tratto energico e attraverso il pianoforte quieta nuovamente le acque. Il disco si conclude con la title track “A Chair At The Backdoor”, una mini suite di dodici minuti che mostra la piena maturazione del quartetto.
I Giant The Vine non fanno mai la voce grossa, sono amici dell’animo che al termine dell’ascolto ne ha trovato di certo giovamento. Musica che fa stare bene con se stessi e il mondo intero, e di questi tempi non mi sembra di certo un particolare di poco conto. MS 





Versione Inglese:


GIANT THE VINE - A Chair At The Backdoor
Luminol Records
Genre: Post Prog Modern
Support: Digital – cd
 
From Levante Ligure, Giant The Vine was founded in 2014 by guitarists Fulvio Solari and Fabio Vrenna. Already the logo hints at the music proposed, a mix between Gentle Giant and Genesis. The approach is therefore pretentious, if you then go to see that "A Chair At The Backdoor" is a completely instrumental album, then you are certain that the group has personality to spare. The quartet made up of Fulvio Solari (guitars), Fabio Vrenna (guitars), Daniele Riotti (drums) and Antonio Lo Piparo (bass), confess in their attached biography that they were not quite up to the mark in their debut album entitled "Music For Empty Places," having encountered many difficulties in making it (as well as various vicissitudes), although I personally thought it was a good record. They therefore tend to reiterate that "A Chair At The Backdoor" is the actual debut, and they do so proudly. In seven tracks the musicians show that they are now amalgamated and at least inspired, proposing a Prog with current sounds.It is known that when you go to play a record completely devoid of vocals, the winning weapon must be the melody at least from the easy assimilation, and so it is.The band passes from the label Lizard Records to Luminol Records, subsequently undergoes within the line up a change, bassist Antonio Lo Piparo takes over in place of Marco Fabricci. There is also no shortage of guests for the making of the record, Ilaria Vrenna plays piano on "Protect Us From The Truth, Glass" and "The Inner Circle," Gregory Ezechieli sax on "Protect Us From The Truth" and "A Chair At The Backdoor," so Simone Salvatori piano on "Jellyfish Bowl".
And it is precisely "Protect Us From The Truth, Glass" that opens the dance with a guitar arpeggio that is joined by all the instrumentation which immediately foreshadows an intriguing listen worthy of appropriate attention to detail. The atmospheres are somber to create a reflective mood, Giant The Vine approaching early Porcupine Tree psychedelia while leaving the doors open to sentiment, when certain solos leave you fulfilled with wide-ranging sounds. In "Glass," the sound becomes further soft as well as relaxed. Music for the heart as well as the mind. It is up to "The Potter's Field" to infuse more weight into the mood, thanks to the instrumentations caressing each other, engaged in a growing dance designed to make the listener's imagination fly. Being Prog, there is certainly no shortage of tempo changes. "Jellyfish Bowl" is another pastel-colored piece, here the 1970s peep out, so mid-decade Genesis. "The Heresiarch" shows the band's more Rock side, the bass roars and the drums pound the skins with vigor bringing yet another Porcupine Tree ingredient to the record. "The Inner Circle" almost seems to apologize for the energetic stretch that occurred and through piano quiets the waters again. The record ends with the title track "A Chair At The Backdoor," a twelve-minute mini-suite that shows the full maturation of the quartet.
Giant The Vine never pull any punches; they are friends of the soul, which by the end of listening certainly found benefit. Music that makes you feel good about yourself and the world, and in this day and age that certainly does not seem like a minor detail. MS







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