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sabato 28 gennaio 2023

Andrea Vercesi

ANDREA VERCESI – Mad Fallen Leaf
SBM / Autoproduzione
Genere: Progressive Folk
Supporto: cd – 2009



Quando si nomina il Progressive Folk non può che venire alla mente la band del geniale folletto Ian Anderson, i Jethro Tull, la faccenda è pressoché inevitabile. La musica proposta dal gruppo inglese ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica, decennio dopo decennio, tuttavia il termine ha uno spettro molto più ampio e anche noi italiani di certo non ce la caviamo proprio male. Ad esempio nell’esordio discografico “Mad Fallen Leaf” del lombardo/piemontese Andrea Vercesi ci sono numerosi ottimi spunti sonori, eppure passa nel 2009 leggermente in sordina, probabilmente perché non supportato alle spalle da una buona campagna di distribuzione o pubblicitaria. Per entrare a pieno nel mondo sonoro del chitarrista e cantante Vercesi basta guardare e leggere l’artwork che accompagna il supporto ottico musicale, un disegno rustico di Daniele Blundo, diretto, un concentrato d’autunno che spinge la fantasia a volare in ambienti rupestri proprio come è riuscito Anderson in “Songs From The Wood” (1977) o nel successivo “Heavy Horses” (1978). Il legame con i Jethro Tull è dunque forte, tanto da invitare a suonare nel disco anche l’ex batterista Clive Bunker oltre che ricevere una dedica dallo stesso Ian Anderson trascritta nel libretto del disco, curato e ricco d’informazioni. Le undici composizioni iniziano con “On The Top Of The Hill” e vedono proprio Bunker divertirsi dietro alle pelli. La chitarra acustica e la bella voce di Andrea sono il carburante del brano semplice e diretto.  Jonathan Noyce (basso), Marcello Chiaraluce (chitarra), Mauro Mugiati (tastiere) e Luca Careglio (batteria) accompagnano Vercesi in “A Bright Summer Sun”, qui tutto assume un ampiezza mozzafiato, proprio come nella foto nel retro del cd rappresentante Vercesi che medita avanti ad un vasto panorama. Ma veniamo alla title track, “Mad Fallen Leaf” e al sodalizio con i Jethro Tull, non solo la voce somiglia ancor più a quella di Anderson ma il flauto di Franco Taulino chiude il cerchio. L'arrangiamento orchestrale e'di Andy Giddings, qui ci sono tre ex membri dei Jethro insieme: Jon Noyce (basso), Andrew Giddings (tastiere) e Clive (percussioni). E poi arriva il brano ballata che non ti aspetti, ossia dall’approccio differente, per intenderci maggiormente rivolto al mondo di Cat Stevens, “We Are Staring To Sing This Tune” è acustico e nel finale vede anche l’aggiunta dell’armonica e poi chitarra slide e ruffiani na-na-na che si lasciano cantare assieme all’autore. “Please Stop All Your Tears” alza il ritmo e sembra voler dire, in questo disco non ci sono solo i Jethro Tull, ma anche tanta personalità che mette a nudo la tecnica esecutiva di sicuro apprezzabile. Durante l’ascolto di “This Is Us” aleggiano alcuni dejà vu, tuttavia il discorso è analogo al brano precedente. Non manca neppure lo strumentale e il ritorno del flauto, il brano in questione porta il titolo di “In The Forest”, nomen omen. La cadenzata “It’s Hunting Time… No More” ritorna nel folk Tulliano e comunque in un momento di musica riflessiva dove la voce di Vercesi si fa bassa ed evocativa. Senza lo strumento a fiato posso accostare questo pezzo al più noto “The Whistler”. Un bell’arpeggio apre “The Snow Song”, gradevole canzone che nulla toglie e nulla aggiunge a quanto da me raccontato sino ad ora, questo vale anche per “Mary Doesn’t Speak Much” che comunque somiglia un poco a una ballata popolare. Gary Pickford-Opkins (Rick Wakeman), purtroppo scomparso nel 2013, canta nella conclusiva “An Italian Love Song” e un mandolino sottolinea la nostra mediterraneità, bel colpo di coda finale a volerci dire che il folk inglese è bellissimo, ma noi in fondo siamo sempre italiani. L'autore di "An Italian Love Song" è proprio Gary. Quest'ultimo pezzo è in realtà un inedito dei Wild Turkey scritto da Gary nel 1972. In conclusione tengo a sottolineare che Andrea Vercesi canta molto bene la lingua inglese, spesso pecca dei nostri cantanti e limite del nostro genere. A parte tutti i paragoni con i Jethro Tull del caso (non poteva essere altrimenti visto che l’autore ha realizzato in passato dischi di cover al riguardo) “Mad Fallen Leaf” ha una buona personalità e anche ottimi arrangiamenti, un disco si acustico ma anche Rock dove la leggerezza dell’aria sembra sfiorarci la pelle durante l’ascolto per farci sentire liberi e leggeri. Questo album avrebbe sicuramente meritato di più. MS

 






(Qui in versione 2020 con Ian Anderson) 

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