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giovedì 28 luglio 2022

Umphrey's McGee

UMPHREY'S MCGEE - Asking For A Friend
Autoproduzione
Genere: Crossover Prog
Supporto: cd - 2022




Ma porca miseria, ci vuole poi tanto? Basta essere se stessi, con il bagaglio d’esperienza formato da ascolti alle spalle, un poco di personalità e il gioco è fatto. Ma perché copiare e basta? Un andamento che oggi è davvero ripetitivo e nauseante. Nascono fenomeni con il tempo di vita di una mosca, si riempiono di soldi in un attimo per poi sparire nel nulla. La tecnologia aiuterà pure a creare a basto costo ma mannaggia a tutto, la musica è un’arte non un hamburgher!
Eppure con il copia/incolla e un minimo sforzo si guadagna, mentre chi crea con dovizia e intelletto arranca.
La domanda che vi pongo a questo punto è: Che cosa volete dalla musica? Se la risposta è divertimento, svago senza impegno allora potete abbandonare immediatamente la recensione, se invece vi serve per ascoltare, immaginare, godere, scoprire e molto altro ancora, allora fermatevi un attimo qui sugli Umphrey's McGee.
Che cosa spinge un artista a creare musica complessa, consapevole del poco guadagno se non la passione per questa musa dalle mille sfaccettature? Amore, senza dubbio è questa la parola chiave. Il tempo per fortuna è sempre galantuomo e dona a Cesare quel che è di Cesare.
Umphrey's McGee per chi ascolta Progressive Rock (o meglio Crossover prog) è un nome conosciuto e sinonimo di competenza. La band americana ha alle spalle una ventina di lavori in studio, eppure malgrado siano molto prolifici, la qualità delle composizioni resta mediamente elevata. Si formano nel 1997 nell’Indiana e precisamente a South Bend e ad oggi sono composti da Brendan Bayliss (chitarra, voce), Jake Cinninger (chitarra, tastiere, voce), Joel Cummins (tastiere, voce), Ryan Stasik (basso), Kris Myers (batteria, voce), e Andy Farag (percussioni). Metal, Funk, Folk, Jazz-Fusion il tutto condito da melodie orecchiabili, come lo zucchero per il caffè. Davvero uno slalom fra il passato ed il presente, la storia della musica è assimilata e riveduta con la suddetta personalità, a tratti mi sembra di ascoltare i The Pineapple Thief più complessi e completi. Non è musica dalla facile collocazione stilistica, ma poco importa, ciò che conta è che nelle quattordici canzoni ci sia di che godere. Come avrete avuto modo di leggere non ho elogiato o trattato nessun brano, questo perché deve essere la vostra curiosità a fare il resto, sempre che siate aperti di mente a soluzioni differenti. Il disco è registrato in tre sessioni differenti dall’inizio della pandemia.
“Asking For A Friend” non è un capolavoro, lungi da me accostare l’aggettivo così in maniera superficiale, ma credetemi se vi dico che qui il Prog fans ha di che godere.
Una opportunità per avvicinarsi a certi modi di concepire la musica, una scommessa con se stessi, un piacere inatteso e scoprire magari che questi americani hanno persino adottato moltissime soluzioni moderne. Umphrey's McGee, una certezza. MS





domenica 17 luglio 2022

A.A.V.V. The Dark Side Of The Cult - A Tribute To Blue Oyster Cult

A.A.V.V. – The Dark Side Of The Cult
Black Widow Records
Genere: Hard Rock/Rock
Supporto: 2cd – 2022




Vorrei fare un dovuto e opportuno preambolo prima di parlare di questo doppio cd tributo a una delle band più importanti della scena Rock mondiale, vorrei brevemente parlare di Giancarlo Bolther. I suoi articoli e critiche le avrete lette molte volte, sia su Flash, che su Rockerilla giusto per fare due nomi. Ho avuto la fortuna di poterlo conoscere grazie a Gianni Della Cioppa, ci siamo frequentati e diventati ottimi amici. Ho avuto il piacere e onore di scrivere con lui su Rock Impressions, sito di musica Rock in significato totale. Il modo garbato di criticare che lo contraddistingue mi ha sempre colpito e affascinato, soprattutto il fiuto che ha per i dischi eccellenti. Non lo dico perché è un amico, ma semplicemente per verità di cronaca. Bene ha fatto l’italiana Black Widow Records a fargli produrre questo mega-lavoro dedicato ai Blue Oyster Cult.
Bolther è un grandissimo intenditore della band americana attiva sin dal lontano 1970 e ancora in attività, questo a rilevare che quando un prodotto è valido, non esiste il tempo. Anche l’artwork è per opera di Bolther così come alcune foto, escluse quelle degli artisti e di Laura Medei, autrice della grafica e dei layout. Il libretto che accompagna la doppia opera (28 pagine!) è curato e ricco d’informazioni, un eccellente compagno di viaggio durante l’ascolto.
Ho scritto nel titolo che i Blue Oyster Cult suonano Hard Rock e Rock, in realtà nei decenni hanno toccato differenti stili come l’Heavy Metal, il Rock Psichedelico e il Rock Progressivo, una band completa e tecnica con un gusto per la melodia accentuato, come la maggior parte di quelle che provengono dall’America. Il modo di operare dei BOC non è certo usuale, negli anni si sono saputi rinnovare secondo i tempi, ma soprattutto hanno saputo circondarsi non soltanto di ottimi esecutori ma anche di poeti (Michael Moorcock, Patti Smith etc.), scrittori (Stephen King) e giornalisti. La creatività espressa non è accolta dal grande pubblico istantaneamente, bensì necessitano nove anni per fargli raggiungere il grande successo, considerando che si sono formati nel 1967. Gavetta e idee comunque alla fine pagano.
Di certo suonare un brano di questi autori non è semplice, per mille motivi, tuttavia in questo colossale tributo ci sono numerose band che si sono cimentate in una fedele ricostruzione, ma ci sono anche coloro che hanno stravolto il pezzo rendendolo proprio. Davvero si contiene musica per tutti i gusti, anche per chi non conosce la discografia dei BOC, anzi, questa è anche una bella occasione per avvicinarsi al loro gigantesco mondo. Al progetto partecipa anche il batterista Albert Bouchard, uno dei membri fondatori della band, un valore aggiunto non da poco.
Nel primo disco suonano: Transmaniacon, Salem Cross, Presence, L’Impero Delle Ombre, Spectres Dead Dream, Humulus, Albert Bouchard, Epitaph, Belladonna, Bretus, Bullfrog, Witchwood e Blue Dawn. Nella bonus track ci sono Simone Baldini & Cristiano Roversi della band Prog Moongarden. Speciale la versione che propongono di "Then Came The Last Days Of May". Nel secondo cd ci sono: The Forty Days, Il Segno Del Comando, Jim Gustafson And Poobah, Lifestream, Gothic Stone, Doctors Of Space, Freddy Delirio And The Phantoms, Ottone Pesante, Ape Shifter, The Mugshots, Jack Meille And The Blue Machine, Smed, The Lancasters e Runaway Totem, come ospiti speciali nella bonus track ci sono i Death SS.
Come avrete avuto modo di verificare all’interno partecipano numerosi gruppi importanti più o meno noti anche alla scena del Rock Progressivo quello maggiormente impegnato, e poi oscuri storici metallari quali i Death SS, nome davvero di spicco della scena italiana e non soltanto.
La raccolta non può che iniziare con la band Transmaniacon, nome che guarda caso riprende il primo brano dei BOC velato da un alone di ruvidità ed ecco subito spalancarsi al nostro cospetto il mondo degli anni ’70.
I riff taglienti proseguono in Salem Cross e il brano “Stairway To The Stars” senza compromessi di sorta. Gli italiani Presence di Sophya Baccini non fanno sconti in “Before The Kiss A Redcap”, mentre ci sono band che si formano esclusivamente per questo progetto, come ad esempio gli Spectres Dead Dream (bellissimo il solo di chitarra). Suggestiva la versione di “She’s As Beautiful As Foot” dei bravissimi L’Impero Delle Ombre, fra le mie preferite, e non soltanto per le atmosfere grevi. Altra versione personalmente gradita è la strumentale “Monsters” degli originali Ottone Pesante, singolare e bene eseguita. I progressivi The Forty Days si cimentano nella spassosa “(Don’t Fear) The Reaper”.
Ricky Del Pane ha una gran bella voce e si constata nei tre gruppi con cui offre il tributo, ossia Witchwood, Epitaph e Salem Cross. Spicca il nome Belladonna, mentre gli Humulus ci rovesciano addosso litri di Doom bollente in “The Red & The Black”.
C’è un brano eseguito in due versioni e si intitola “Godzilla” per opera di Jim Gustafson and Poobah e nella spettacolare bonus track dei Death SS. Le tastiere di Scott Heller (Oresund Space Collective, Doctors Of Space) sono sempre un piacere da ascoltare, qui nel brano “The Vigil”. Devo ammettere che il connubio BOC – OSC è davvero potente, l’elettronica spaziale dona alla musica degli americani un fascino quasi alla Hawkwind, un trip intrigante che lascia alla fine dell’ascolto del tutto stesi!
Altre due menzioni a parte per gli ottimi Il Segno Del Comando di Diego Banchero e per gli storici e sperimentali Runaway Totem per la soggettiva e ricercata “The Alchemist”.
In conclusione, senza considerare i suddetti citati legami di amicizia, posso consigliare l’acquisto di “The Dark Side Of The Cult” senza indugio. Musica non soltanto per chi ama il Rock, tanta storia e curiosità, però…Su il volume! Giancarlo Bolther colpisce ancora e assieme alla Black Widow Records sono un micidiale connubio. Attenti a quei due. MS.





sabato 9 luglio 2022

Laura Catrani

LAURA CATRANI – Vox In Bestia
Stradivarius
Genere: lirico per sola voce
Supporto: cd – 2022




La natura ci ha dotato di uno strumento musicale che portiamo sempre con noi, molto spesso non lo adoperiamo bene e lo maltrattiamo, altre volte lo sfruttiamo davvero al meglio, esso si chiama voce. Chi ha saputo concentrarsi negli anni attraverso lo studio su di essa, la voce dona emozioni forti perché malleabile e adattabile a ogni tipologia d’interpretazione.
“Il Teatro Della Voce” è un workshop annuale presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove Laura Catrani ne è la titolare.
Diplomata a pieni voti in Canto e in Musica Vocale da Camera presso il conservatorio Giuseppe Verdi, lo studio della voce porta la Catrani a esibirsi in location importanti quali La Scala o il Teatro Regio di Torino solo per fare due nomi. Nel 2010 il primo concerto per sola voce si chiama “Vox In Femmina” mentre con “Vox In Bestia” la cantante debutta su Radio 3 diventando finalista al Prix Europa come migliore programma musicale radiofonico europeo. L’artista si adopera in una multipla esibizione durante le performance, alternando vocalità d’effetto a mimica da attrice.
Quest’opera musicale del 2021 propone come tema centrale “Gli Animali Della Divina Commedia” su musica di Fabrizio De Rossi Re, Matteo Franceschini e Alessandro Solbiati. De Rossi scrive l’Inferno, Franceschini il Purgatorio e Solbiati il Paradiso. Per ogni canto una fiera. Molto ricca l’edizione cartonata del disco con un libretto davvero colmo di spiegazioni, dettagli, foto, dipinti, un vero e proprio compagno di viaggio durante l’ascolto. Tutto questo sia scritto in italiano che in lingua inglese.
Inferno, Purgatorio e Paradiso, questo è l’ordine degli ascolti. “Vox In Bestia – Inferno” è suddivisa in cinque canti, “Tre Fiere”, “Vermi Vespe, Mosche”, “Storni, Gru E Colombe”, “Cerbero” e “Cagne Nere”.
Ed è il soprano a essere dunque protagonista, ma anche la libera interpretazione che accomuna la bellezza dell’innesto musica/poesia. Le attitudini teatrali di Laura sono evidenti sin dall’iniziale “Tre Fiere”, nulla è al caso, si evince all’ascolto il vero e proprio studio alle spalle. L’Inferno è un viaggio grottesco fra le figure animali in cui si ha la sensazione di vederli muoversi, vivere e agire. Grida, sussurri, vocalizzi, tutto risulta operare in un veloce spostamento. Alcuni animali non sono neppure degni dell’inferno, piccole metafore di vita che fanno pensare. Uccelli palesano la propria lussuriosa attrazione fisica e il piacersi, qui il sommo poeta dispensa parole graffianti mentre la voce dell’artista trova terreno fertile per sfoderare le proprie potenzialità.
Il Purgatorio inizia con una scena di guerriglia, la classica fra il bene e il male, dove angeli combattono contro serpenti, “Astor Celestiali”, cioè falchi del paradiso. Lo scendere in campo contro animali porta gli angeli a scendere allo stesso livello delle bestie. Qui “Canto Ottavo – Astor” introduce al viaggio nella terra di mezzo. Letture e acuti si alternano alla ricerca fonetica che lascia l’ascoltatore sempre con l’attenzione alta.
Il Paradiso invece inizia con “L’Aquila”, animale dalle magiche capacità di guardare il sole e di volare in alto. Il sole è preso come fonte di vita e l’aquila non si brucia gli occhi.  La voce in questo caso è idilliaca, perfetta narratrice degli eventi.
Fare un disco esclusivamente canoro non è da tutti, sfruttare al massimo le potenzialità del nostro naturale strumento non è decisamente consuetudine. Serve impegno, ricerca e studio, quelli che a Laura Catrani non mancano. Personalmente ho provato molto spesso la sensazione di stupore ed è lei che fa girare il mondo dell’arte, quando questa fiaccola si spegnerà, sarà la fine della mente e del genere umano che la ospita, Laura fortunatamente è un’artista che soffia sulla brace per non fare spegnere questo fuoco e ci dona  speranza. MS






giovedì 7 luglio 2022

mercoledì 6 luglio 2022

Stand Alone Fest

 La SAC RECORDINGS PROPONE:


STAND ALONE FEST #1 

 

 

Stand Alone Complex è il collettivo formato dai Violent Scenes, band multiforme di derivazione post-rock, e dal regista di videoclip musicali e film sperimentali e d'animazione Antonio Stea.  

Insieme ci occupiamo di produrre e promuovere i progetti vicini alla nostra visione della musica, intesa come un territorio volto a stimolare la psiche e in cui, attraverso la ricerca emozionale, tecnica e sperimentale che l’artista fa, guardarsi da dentro verso l’esterno e viceversa: andare al di là, trascendere. 

Al momento stiamo lavorando con musicisti e artisti non solo pugliesi ma di provenienza nazionale e internazionale, alcuni dei quali saranno ospiti della prima edizione del Festival Stand Alone, pensato per la Corte del Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari e il Cortile del Castello Stella Caracciolo di Palagianello (TA), due dei castelli più belli e nascosti della Puglia.  

Organizzato con la collaborazione del Museo del Territorio di Palagianello, Indiesposizioni, Klap 

Hub, RKO e il Patrocinio dei Comuni di Sannicandro di Bari e Palagianello. 

 

  Programma 

 

Mercoledì 6 Luglio 

Genius Loci, Sannicandro di Bari  

Ore 21.00 

Presentazione, aperta al pubblico, delle due giornate del Festival. Saranno presenti associazioni del territorio, addetti ai lavori, giornalisti e istituzioni. Piccolo rinfresco e musica. 

 

Martedì 19 Luglio 

Castello Stella Caracciolo di Palagianello (TA) 

Ore 21.00 

Presentazione nazionale di Colebrook, racconto esperienziale suddiviso in tre parti, scritto e narrato da Massimiliano Pietroforte, musicato dal vivo da Gianfranco Maselli, Francesco Caragnano e Francesca Di Pierro con chitarra elettrica, elettronica e tastiere. 

Ore 22.30 

Simona Armenise, chitarrista, compositrice e insegnante barese, diplomata presso il Conservatorio “N. Rota” di Monopoli (BA), attiva da molti anni nell’ambiente rock e sperimentale nazionale, in scena con Lotus Sedimentations – Hasu No Chikuseki, scritto insieme ad Ares Tavolazzi e dedicato alla filosofia orientale del Fiore di Loto. 

 

Web: https://spoti.fi/3Huk0VJ 

Cocktails e cucina a cura di Simbiosi, il bistrot mediterraneo di Palagianello.


Venerdì 29 Luglio 

Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari 

Ore 20.00 

Narova è lo pseudonimo di Nicola Proscia, cantautore e musicista sannicandrese di base a Berlino, pronto all’esordio su SAC Recordings in autunno! Un’anima rara, i cui testi sono da ricercare nel cantautorato italiano più autorevole. 

Web: https://bit.ly/39qAQs5 

Ore 21.00 

Rastroni, cantautore, produttore e musicista barese. Il suo esordio Anime da frutto è un concept album sul rapporto dell’uomo con due pianeti chiamati Anima e Terra. Uscito nel 2021 per Angapp Music, è ancora sulle riviste musicali di tutta Italia. 

Web: https://linkfy.li/rastroni 

Ore 22,30 

23 and Beyond the Infinite, band psych-rock di Benevento quasi “cult” nella scena psichedelica nazionale. Il nuovo album Lumen del Mundo, coprodotto dalla SAC Recordings, è stato mixato nel suo studio londinese da James Aparicio, ingegnere del suono già al lavoro con Spiritualized, Mogwai, Nick Cave e Depeche Mode. 

Web: https://push.fm/fl/polroyun 

Ore 24.00 

Atto Seguente è Andrea Vernillo, musicista elettronico e compositore campano, diplomato presso il Conservatorio Statale “Nicola Sala” di Benevento, in uscita a Settembre per SAC Recordings e Dirty Beach con il suo album d’esordio Following Figures.  

Web: https://spoti.fi/3Oo061b 

 

Ore 01.00 

Il dj set di Japanorama: suoni orientali e tribali uniti all’elettronica occidentale. 

 

Vini e cucina a cura del Canto dei Bischeri, osteria toscana a Bari. 

 

Sarà presente un’area mercatini con vinili, dischi, poesia, libri, albi illustrati, abbigliamento vintage, artigianato, merchandising di etichette discografiche indipendenti e un’area relax. 

 

 

Ingresso gratuito 

sabato 2 luglio 2022

Officina F.lli Seravalle

OFFICINA F.LLI SERAVALLE -  Ledros
ZeiT Interference / Open Mind-Lizard
Genere: Electronic, Rock, Prog Rock
Supporto: cd – 2022




I fratelli Alessandro e Gian Pietro Seravalle ritornano a colpire i nostri padiglioni auricolari con “Ledros”, quarto lavoro in studio dopo il buon “Blecs” del 2021. L’Officina non si ferma, anzi imposta nuovi turni lavorativi impegnando le strumentazioni sempre più con maestria e idee. Ricerca interna, viaggio pindarico senza freni e nessuna paura.
Non lo faccio mai, ma questa volta vi allego cosa c’è scritto all’interno del disco, un appetitoso prequel: “ In friulano Ledros significa "rovescio”. L’idea che percorre l’opera (per fuggire in differenti direzioni in barba al principio di non contraddizione visto qui come simbolo del “dritto” che critichiamo) è duplice: da un lato lo sguardo che si rovescia verso l’interno, rapidi raggi di tenue luce illuminano gli anfratti interiori, occhi indagatori catturano luci oscure, secrezioni (non soltanto biochimiche) e silenzi del corpo (G. Ceronetti), come pure manovre evasive, inchiostri di seppia che nascondono alla vista e proteggono colui che ci abita (B. Gracián); dall’altro il ribaltamento del pensiero comune.
E così la chiaroveggenza diventa nefasta (E. Cioran) mentre la futilità diviene sublime (O. Spengler), Prometeo mostra il suo volto atroce e chiama il suo negativo (di nuovo Cioran), i ricchi completano la loro rivoluzione nascosta ai danni di coloro che niente possiedono (W. Brown), Oblomov (I. Gončarov) si staglia a modello per un’umanità che, a causa della sua brama di azione, prepara la propria autodistruzione e avvelena la biosfera mentre il pianeta Terra, indifferente al destino di ogni essere vivente, continua tranquillamente a orbitare…e poi digressioni più o meno distanti…autostrade, bizzarri luoghi di stordimento, il vino e le volute di fumo, la fabbrica, la più bella tra le città…”.
Con loro si aggirano special guest come Mariano Bulligan (violoncello), Carlo Franceschinis (basso), Lady X (sussurri), Nino Maglione e Filippo Marzolla (narrato), Paolo Pascolo (flauto, basso), Brenda Quattrini (registrazioni sul posto) e Zeno Tami (tromba). Detto questo è evidente che la musica elettronica del duo si va arricchendo di soluzioni che potremmo anche definire “progressive” nel puro senso della ricerca.
Dodici brani che impegnano la mente, nulla di scontato fra le note, “Elogio Di Oblomov” fra sussurri, sibili e loop sonori addentrano l’ascoltatore in un turbinio mentale che poco ha di musicale. L’ingresso delle percussioni donano uno spiraglio di luce, almeno per vedere dove stiamo camminando all’interno del nostro essere. Con quasi nove minuti di durata “Di Refosco E Di Ghigno” è lo strumentale più lungo del brano. L’elettronica qui dialoga con i suoni sgocciolati di un pianoforte. Sembrano scambiarsi dei pareri, mentre l’effetto stereo è l’evidenziatore che esalta il tutto. Durante l’ascolto mi ritorna in mente il maestro John Cage.
Più musicale “Il Silenzio Del Corpo”, grazie anche alla batteria e al flauto, così tutto sembra improvvisato ma ordinato. “Nèfaste Clairvoyance” alza il ritmo con l’uso del basso. Ancora una volta il piano ritorna a dialogare con le strumentazioni e nell’andare le atmosfere s’incupiscono quasi a divenire inquietanti. Sembra di ascoltare la colonna sonora di una scena thriller, voci sussurrate mettono il carico da novanta. La recitata “Vignesia” ha suoni elastici, vibranti, “A4 – Driving The Moon Home” invece è persino ballabile. “Stealth Revolution (From The Top Down)” proviene dal Krautrock, i fratelli Seravalle conoscono molta materia e si evince dalle loro complesse composizioni. Si ritorna verso una parvenza melodica attraverso il Proto Jazz di “L’Antiprometeo”, ma è un passaggio singolo, con “Sublime Futilità” riparte la ricerca introspettiva qui supportata dalla tromba. “Retinal Fetish” invece ha un ritmo Techno, dove la ripetitività è di casa, ovviamente si è al cospetto di elettronica, il movimento mi rimanda ai primi Kraftwerk degli anni ’70. Le atmosfere cupe di “Jibias De Interioridad” accompagnano verso la conclusiva “Terzo Turno”, pacata rispetto quanto si è potuto ascoltare durante il percorso sonoro.
Se cercate un disco con melodie e qualcosa da fischiettare “Ledros” non fa per voi, se invece dalla musica esigete sempre di più, L’Officina F.lli Seravalle vi assume e vi fa lavorare… Con la mente, s’intende. MS







Fabrizio Tavernelli

FABRIZIO TAVERNELLI – Algoritmi
Lo Scafandro
Genere: Cantautore – Alternative
Supporto: cd – 2022




L’importanza dei numeri.
Noi siamo numeri, la vita è piena di numeri con i quali costruiamo, pensiamo, agiamo, facciamo sport, suoniamo, insomma sono davvero il punto focale dell’umanità. Possono aiutarci nei problemi, spiegarci l’universo oppure possono comportarsi in maniera cadenzata e particolare come nella Sequenza di Fibonacci. Gli elettrodomestici, i computer, i telefonini, sono tutti oggetti entrati nella nostra vita quotidiana ed hanno sostituito l’umanità con una sorta di automazione, “i numeri stessi hanno perso l’anima assieme a noi”, questo è ciò che ispira Fabrizio Tavernelli in “Algoritmi”, sesto album da solista in studio. Un argomento molto amato da artisti di mezzo mondo, non dimentichiamo ad esempio il Krautrock dei tedeschi Kraftwerk nel bel disco “Computer World” del 1981, dove il brano “Numbers” ha fatto impazzire lo stereo di moltissimi amanti dell’elettronica. Ma qui siamo al cospetto di un cantautore sagace, riflessivo e addirittura eclettico.
Suonano con Tavernelli (chitarra, voce), Marco Santarello (chitarra, cori), Alessandro De Nito (tastiere), Marco Tirelli (basso), e Lorenzo Lusvardi (batteria, cori). Tra gli ospiti Giorgio Canali e l’orchestra Algoritmo Ensemble diretta da Simone Copellini. Nell’edizione cartonata del disco all’interno si può godere di un bel libretto ricco d’immagini, testi e spiegazioni.
Dodici i brani contenuti e la copertina ai più appassionati di musica di voi avrà ricordato sicuramente quel “Fear Of A Blank Planet” dei Porcupine Tree, anche se la musica qui è altra cosa. Lo spirito comunque è lo stesso, quello della sperimentazione. Detto questo è evidente che il cantautore non naviga in acque chete, ma si propone come un ricercatore di suoni e di melodie, di ciò se n’è avuta prova anche con i suoi precedenti lavori.
“Algoritmo Stocastico” inizia l’album, una sequenza di numeri ci scorre avanti gli occhi e la musica pacata si supporta di interventi elettronici. Con un richiamo ai testi di Gianni Morandi e precisamente a “C'era Un Ragazzo Che Come Me Amava I Beatles E I Rolling Stones”, giunge la più sperimentale “Impantanato Nel Vietnam”. Qui l’uso della voce è ricercato e rivolto verso la recitazione, proprio come avviene nella musica del cantautore Gianni Venturi dove la voce è al servizio della poesia. Onde psichedeliche fungono da evidenziatore ai ficcanti testi. Ancora elettronica per “Il Bagno E L’Antibagno”, canzone che mette in evidenza gli opposti dei significati dei termini. Un motivo simpatico che facilmente si stampa nella mente. Tavernelli, si diverte a cantare, le canzoni hanno sempre questo sentore di svago, molto spesso grazie alle ritmiche coinvolgenti, un caso di questi è “Algoritmo Alfanumerico”. Non mancano di certo attimi più pacati e riflessivi come in “Fallibili” e la successiva “Il Lupo E Lo Sciacallo”. Le parole sono il fulcro della proposta musicale ed hanno una valenza considerevole. Ritorna l’elettronica in “Performance”, sonorità che fanno capolino anche negli anni ’70, quando il cantautorato godeva di splendidi artisti. Dunque fra le note di Tavernelli c’è molta ricerca, sia strutturale sia metrica, ciò relega l’artista nel termine “impegnato”. Questo non deve spaventare l’ascoltatore perché tutto scorre con piacere, anche nei momenti strumentali come nel caso iniziale di “Al Khwarizmi”. Violini aprono la scanzonata “Braghetta Digitale”, esempio perfetto di quanto ho descritto sino ad ora, ossia divertimento, sarcasmo, impegno e ricerca. “Algoritmo Gig” fa ballare con interventi funky, mentre il cantato è concentrato nella recitazione salvo nel ritornello. Considerazioni importanti sono palesate in “Nel Libro Di Storia”, e un pianoforte cadenzato conclude il disco con “L’Angelo Del Focolaio”, altro movimento dal profumo anni ’70.
Diceva il grande e indimenticato Lucio Dalla, “Il mondo ha bisogno di stupore” ed è proprio per questo che dobbiamo liberare, o per meglio dire, lasciare andare i numeri che abbiamo in noi.
Ed è proprio Tavernelli a dire “Libera i numeri, non fare calcoli, libera i numeri infiniti”. Ha ragione anche perché inevitabilmente l’evoluzione passa attraverso la trasgressione della regola, quindi lasciamoci andare in questa vita, magari ascoltando buona musica come quella contenuta in “Algoritmi”. MS