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lunedì 28 febbraio 2022

Rick Miller

RICK MILLER – Old Souls
Progressive Promotion Records
Genere: Atmospheric Progressive Rock
Supporto: cd – 2022




Ho avuto modo anche recentemente di decantare le qualità delle band provenienti dal lontano Canada, la maggior parte di esse ha forte personalità, non a caso le basi per un futuro Metal Progressive giungono proprio da questa terra grazie allo storico trio Rush. Evoluzione anche in ambito Thrash Metal grazie alla band Voivod, ma i nomi sarebbero davvero tanti. C’è chi evolve uno stile e chi invece si limita a ripercorrere strade battute da altre nobili band, il tutto sempre con personalità. Il prolifico polistrumentista Rick Miller ha avuto una gioventù musicale fortunata, si è innamorato del suono dei Moody Blues, Pink Floyd, Alan Parson, Genesis su tutti. Miller di Alan Parson ha anche la voce molto simile che lo aiuta a ripercorrere perfettamente certe sonorità. Il suo primo album risale al lontano 1984 dal titolo “Starsong”, da qui inizia un lungo cammino che lo porta a realizzare ben sedici album in studio, in un crescendo qualitativo che gli fa onore. L’ho seguito in questa sua escalation e posso confermare con certezza che si è davvero comportato come un buon vino rosso, il tempo l’ha esaltato e valorizzato. Si è avvicinato disco dopo disco sempre più ai Pink Floyd e questo di certo non è un difetto, anche nel 2022 c’è bisogno sia di memoria sia di buona musica per la mente.
Per la realizzazione di “Old Soul” si coadiuva di strumentisti come Sarah Young e Jaye Marsh (flauto), Mateusz Swoboda (violoncello), Barry Haggarty (chitarra), Kane Miller (chitarra, violino) e Will (batteria, percussioni).
Dieci le tracce che compongono l’album per un totale di cinquantadue minuti di musica. Gli otto minuti abbondanti di “Time's Way” conducono immediatamente nel mondo etereo di Miller, ponderato e rassicurante come le atmosfere che hanno saputo coccolare i fans dei Pink Floyd nei momenti in cui la chitarra di Gilmour ha disegnato la storia. Tre minuti, bastano tre minuti per sognare su un violoncello e un arpeggio di chitarra, “Guinevere” nella dolcezza riscalda il cuore, semplicemente senza tanti fronzoli. Il livello emotivo sale ulteriormente con “Haunt Me”, sempre attorno alle chitarre protagoniste di assolo sognanti. “Virgin Rebirth” annovera fra le file archi e psichedelia, un connubio decisamente potente, ma le sorprese sono dietro l’angolo, tastiere synth s’interpongono fra loro assieme all’immancabile chitarra, qui siamo nel territorio del Crossover Prog. Adiacente giunge “The Red Sky” aperta da piano, violoncello e flauto, il che anche se non state ascoltando, rende bene l’idea sulle atmosfere create. Sembra una vera e propria colonna sonora dedicata a paesaggi montani d’incontaminata bellezza. Potenza della musica.
“Ixtlan Awaits” ha molto degli anni ’70, perfettamente incastonata nel contesto ascoltato sino ad ora. Più ricercata e orientale “A Stitch In Time”, un crescendo interessante dove le strumentazioni s’interfacciano fra loro con ordine. Segue “Lost Karma”, quasi tre minuti meditativi e malinconici che preparano l’ascolto a quello che è il movimento più bello dell’intero album, ossia la mini suite “Don Quixote”. Ascoltare è un piacere che è prerogativa per pochi, e quei pochi sanno sicuramente come star bene. Il disco finisce con la breve e psichedelica “Time's Way Reprise”.
Rick Miller è un anima sensibile, non serve molto per innamorarsi della sua musica che ripeto ancora una volta, sale di qualità disco dopo disco, approfittiamone. MS





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