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venerdì 15 ottobre 2021

Uomo e Musica

 

UOMO E MUSICA

Di Massimo Salari




 
La musica nasce con l’uomo, lo accompagna dai tempi dei tempi, è l’udito che ha fatto il suo naturale percorso. In fondo, il primo suono ritmico che ascoltiamo è già nella pancia della nostra mamma… Il suo cuore. Una volta nati viene il suono, ossia il riconoscere ed associare un oggetto, o una azione a quanto ascoltato. Esso ha una frequenza nel tempo.
 
Per l’uomo primitivo, l’associazione di suoni è poi d’importanza vitale, il riconoscere ad esempio le situazioni di pericolo o versi di alcuni animali pericolosi. Nasce anche la necessità di esprimersi a suoni, anche per lunghe distanze, il suono come mezzo di comunicazione, far viaggiare il suono al posto delle persone, molto più veloce e sicuro. Molte tribù comunicavano fra di loro percuotendo oggetti, come ad esempio tronchi vuoti o quant'altro. Si riunivano, descrivevano situazioni di pericolo o di allarme, ma a volte anche di festa. Il tronco vuoto percosso lascia così adito anche all'interpretazione del gusto personale, al piacere del movimento, perché il suono ritmico è anche rassicurante. Tutto si riallaccia al ritmo del cuore, quello che abbiamo sentito da sempre, sopra di esso come intensità, il suono ci invita a situazioni di euforia o di agitazione, più lento invece a situazione di tranquillità, calma o di riflessione. Non è naturale e quantomeno non usuale, adoperare ritmi veloci per momenti di meditazione, salvo alterazioni mentali dovute ad altre sostanze esterne non usuali. E’ nella nostra natura.
 
Nasce dunque la musica, per definizione così descritta:

“La musica (dal sostantivo greco μουσική) è l'arte dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo e nello spazio.
Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo che produce la musica e dell'ascoltatore; si tratta di scienza in quanto studio della nascita, dell'evoluzione e dell'analisi dell'intima struttura della musica. Il generare suoni avviene mediante il canto o mediante strumenti musicali che, attraverso i principi dell'acustica, provocano la percezione uditiva e l'esperienza emotiva voluta dall'artista.”.
 
La musica si sviluppa, nel tempo cambiano i supporti per crearla, l’arte subentra già nell'era primitiva, quando al suono di percussioni si affinano strumenti appositi, magari anche nati casualmente, ma nel tempo modificati e resi funzionali all'uopo. Un esempio un bastoncino vuoto che soffiandoci dentro produce un suono, in seguito migliorato facendo su di esso dei buchi. Un piffero. Chiudendo i fori con le dita, i suoni cambiano. Ecco il suono al servizio del piacere e del diletto umano.
La musica viaggia soprattutto nel sistema limbico del cervello e scatena come già detto la dopamina, vera e propria droga. Essa non è indispensabile per i termini biologici, ossia non allunga la vita, si può vivere benissimo anche senza, tuttavia è adatta a stuzzicare le nostre capacità mentali.
Per questo esiste anche la musicoterapia, perché riesce a lenire del 15% il dolore fisico (esperimenti fatti sulle persone, con  mani immerse nel ghiaccio o ferro ardente che si scalda nella mano, dimostrano che chi ascolta musica resiste un poco di più al dolore). Con il tempo ci si accorge che esiste anche l’Amusia, ossia l’incapacità di ascoltare la musica e di memorizzarla, in fin dei conti è come la dislessia nella lettura. Grazie ad essa, si è capito che musica e linguaggio sono due cose ben distinte nel nostro cervello.
Amusici sono il 5% della popolazione mondiale. Altro fenomeno è la Sinestesia ossia la capacità di associare colori, sapori ed odori alla musica.




 
Nel tempo le strumentazioni rendono la musica più articolata e complessa, adatta a tutte le esigenze e nasce anche quella di scriverla per dettargli delle regole univoche per tutti. Fino circa al IX secolo i canti venivano tramandati mnemonicamente, ma grazie ai canti devozionali cristiani nel VIII secolo nascono i primi appunti rudimentali su carta,  i monaci durante la direzione dei cori si appuntano l’alto ed il basso del tono da eseguire, questi sali e scendi sono chiamati  segni chironomici. Da qui parte l’evoluzione sino al raggiungimento del  pentagramma e delle note.
I gusti della popolazione all’ascolto della musica, sono generalmente legati agli eventi della vita, ai singoli episodi stessi i quali modificano l’esistenza ed il modo di pensare, di conseguenza, essendo la musica un linguaggio anche scritto, è dunque cronaca del periodo.
Un esempio per far capire il concetto, la musica ed i testi di Bob Dylan non sarebbero stati tali senza la “Guerra in Vietnam”.
Tuttavia la musica ritmata per il ballo, ossia quella meno destabilizzante in quanto maggiormente ripetitiva, è quella che nei secoli va per la maggiore. La massa in essa si riconosce e si rassicura, nascono per questo anche i balli di gruppo. Si costruiscono posti dove poterla vivere al meglio, come balere e discoteche, dove la musica ad alto volume subentra nell’individuo rendendolo euforico e felice, portandolo al ballo liberatorio.
L’uomo mette necessariamente del tempo ad adattarsi ai mutamenti degli eventi, c’è chi più degli altri si spinge alla ricerca e alla sperimentazione, ma in generale questo individuo all’inizio viene emarginato e messo in una bolla precauzionale d’ indifferenza dalla massa, proprio come per un virus. Eppure è colui che progredisce e fa migliorare il nostro stile di vita, in effetti tutto questo viaggia  nella normalità dell’evoluzione della specie.
 
La musica “complessa” dunque esiste, necessariamente supportata da una tecnica importante, la ricerca di nuove soluzioni, nuovi suoni e situazioni, fanno dell’ascoltatore attento un  individuo che gode a pieno della musica, come un prolungamento del suo essere. C’è chi ama trovarsi destabilizzato, ossia che viene portato in nuovi ed inesplorati limbi sonori, e chi invece da tutto questo ne trae fastidio. Non esiste una regola precisa per tutti, resta il fatto che colui che modifica le regole, nel tempo e solo nel tempo, convince la massa che in qualche modo si adegua all’evoluzione stessa, facendola propria e riportandola nei canoni della stabilità, magari con qualche piccola variante. Ognuno per la causa aggiunge del proprio.
 
Nascono necessariamente i nomi dei generi musicali, questo per dare punti di riferimento all’ascoltatore. Essi sono relegati agli stili ed ai ritmi, ma anche in base alle strumentazioni. Esiste la musica classica, il blues, il rock, il folk, l’heavy metal, il reggae, l’elettronica e decine e decine di altri generi.
La musica psicologicamente riesce a modificare anche i nostri gesti quotidiani, per esempio fa spendere di più un acquirente nei negozi, specie quella classica, in cui inconsciamente ci fa sentire degli intenditori (ad esempio, si compera lo champagne più caro rispetto quello che costa di meno). Viceversa, una musica forte e ritmata o elettrica, spinge l’acquirente verso la cassa. La musica classica è anche adoperata da repellente per i vandali nelle metropolitane di Londra, non è musica cool e non piace al vandalo. Anche gli animali pur non componendo musica, hanno comunque differenti sensazioni all’ascolto, ad esempio, la mucca con Simon & Garfunkel fa più latte, mentre le galline fanno più uova con i Pink Floyd.
Sino ad ora abbiamo inteso la musica come coralità di strumenti e di suoni, ma lo strumento per eccellenza che ci portiamo tutti appresso ogni giorno è quello della voce. Essa sa modulare e trasformare l’aria in suono attraverso la cassa toracica che la contiene, il diaframma che la spinge, la gola che la armonizza attraverso le corde vocali e la bocca che l’indirizza tramite la postura della lingua.
Come per gli strumenti musicali, anche per la voce esiste chi ci sperimenta.
Quando in Italia si parla di sperimentazione vocale, non può che venire alla memoria il grande sforzo artistico del cantante degli Area (band jazz prog degli anni '70) Demetrio Stratos.




DEMETRIO STRATOS

La voce la spinge dove nessun altro ha mai osato prima. Famoso il suo fischio glottico a diverse armoniche. "Se una 'nuova vocalità' può esistere dev'essere vissuta da tutti e non da uno solo: un tentativo di liberarsi della condizione di ascoltatore e spettatore cui la cultura e la politica ci hanno abituato. Questo lavoro non va assunto come un ascolto da subire passivamente, 'ma come un gioco in cui si rischia la vita' " (dalle note introduttive a METRODORA Collana DIVerso n. 5 di Demetrio Stratos, 1976).
Il grande pubblico lo conosce negli anni '60 con il gruppo I Ribelli (quelli di Pugni Chiusi), ma il suo ricordo è sempre associato agli Area.
Nasce in Egitto e si trasferisce in Italia, studia architettura ma il vero proposito è lo studio della voce, la sua fonetica ed il volerla liberare dagli stereotipi del modello canzone. Molti i vocalizzi sciamani nel suo immenso repertorio e persino armoniche quadrifoniche.
Muore trentaquattrenne in un ospedale Newyorchese il 13 Giugno 1979 a causa di una fulminante leucemia. Molti artisti ed amici organizzano un mega concerto nell'Arena civica di Milano nell'intento di racimolare dei soldi per la cura ma purtroppo il tutto tardivamente, il cantante muore tre giorni prima dell’evento.
L'idea di Stratos nel cercare la voce in quanto strumento, viene a lui ispirata dall'ascolto della lallazione di sua figlia di pochi mesi. L'uso della fonetica di un infante sta a significare il senso di ciò che si vuole, pur senza l'uso della parola. Lo stupore, il proferire vocalizzi nell’esternare il compiacimento di un buon cibo mangiato o semplicemente il pianto, sono punto d' ispirazione se accanto a questo si aggiunge il senso di una parola.
 
Il suono è dunque parte fondamentale della nostra esistenza e serve per vivere meglio, dovremmo dedicarci di più ad ascoltare che a sentire, perché ascoltare è dedicare l’attenzione a quel suono, mentre il sentire è un ascolto distratto senza concentrazione (ad esempio sentiamo passare una macchina ma non memorizziamo, in quanto suono già conosciuto). La nostra evoluzione passa anche attraverso l’ascolto, così la nostra cultura ed il benessere che ne traiamo.




 

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