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mercoledì 14 febbraio 2024

Queensryche: La storia del Metal Prog

 QUEENSRYCHE

Di Massimo Salari




La Storia dell'Heavy Metal non può fare a meno di menzionare fra i propri capisaldi i Queensryche.
 
Cinque ragazzi di Seattle, che rispondono al nome di Geoff Tate (voce), Eddie Jackson (basso), Chris De Garmo (chitarra), Michael Witton (chitarra) e Scott Rockenfield (batteria), danno vita a questo ambizioso progetto che andrà a sfidare le dure leggi dell'Heavy Metal. Amanti della sperimentazione, hanno saputo evolversi anno dopo anno sfidando la pazienza stessa dei propri fans. Sempre attenti ai problemi sociali e politici i nostri si avvicinano ad un certo Metal che non esiteremo definire celebrale. “Operation: Mindcrime” rispecchia in pieno questo concetto con forti riferimenti alla società moderna e posizioni polemiche nei confronti di chi gestisce il potere, CIA, media e quant'altro.




 Ma facciamo un passo indietro e cominciamo dagli esordi datati 1983, con un look improbabile i Queensryche esordiscono producendo il mini-lp “Queensryche” uscito su etichetta EMI, esso deve molto al suono dei maestri Iron Maiden che, mai come in questo periodo, spopolano fra i fans del genere. Questo piccolo capolavoro contiene perle quali “Queen Of The Reich”, loro cavallo di battaglia e brano di punta per lungo tempo, e la dolce “The Lady Wore Black”. Da questo mini LP si estraggono due video, “Queen Of The Reich” e “Prophecy”. Il brano è molto bello, Heavy Metal al 100% con i sostenuti acuti di Geoff in evidenza, ma il video con il look pacchiano del gruppo ancora oggi lascia molto a desiderare, si denota molta inesperienza. “Queen Of The Reich” gira in diverse compilation come ad esempio in “Metal Power” (EMI-1985) e persino nella video compilation “Kerrang”. Questo mini LP li promuove a "Band dell'anno" e il successivo Lp “The Warning” (EMI),


 

disco dal grande contenuto compositivo, li conferma. La produzione è buona, sopra i livelli medi del periodo, e canzoni come “Take Hold Of The Flame” fanno scorrere più di un brivido sulla pelle. Merito sia dell’immensa ugola del cantante ma pure del songwriting decisamente superlativo. Giusto dosaggio fra melodie intrise di arpeggi chitarristici e pezzi Metal tecnicamente perfetti. Incominciano nello stesso periodo le tournée importanti come in Giappone nel quale i nostri girano il video “Live In Tokyo” (1985), edito dalla EMI.  




 
Nel 1986 avviene la prima svolta stilistica, è l'anno di “Rage For Order” (EMI). 




Coraggiosamente i Queensryche mettono a dura prova l'amore dei fans nei propri confronti avvicinandosi ad un sound molto più ricercato, in molti brani si palesa anche l’elettronica. In questo disco quindi apprezziamo con piacere il mutamento stilistico con sprazzi di campionature e tanto di tastiere. Anche il look si modifica, lasciando i soliti indumenti in pelle per qualcosa di più stravagante e una ricerca di acconciatura molto più intrigante. Siamo al limite del Glamour. I testi parlano di un futuro prossimo con tonalità pessimistiche. Malgrado il cambiamento, lo stile Queensryche resta comunque riconoscibile, basta ascoltare “Walk In The Shadows” e la dolcissima “I Will Remember”, una canzone ruffiana, ma non abbastanza da permettere ai nostri di andare in qualche classifica importante come accade ad esempio agli Scorpions.
La parte più sperimentale è rappresentata dai brani “Gonna Get Close To You” e “Neue Regel”. La critica di allora accoglie questo disco più che positivamente, ma le vendite non sono immediatamente buone, sarà con il tempo che “Rage For Order” conquisterà il successo che giustamente si merita. Nessun disco metal, nemmeno di oggi, gode della sua freschezza tanto da renderlo attuale all’ascolto ancora per parecchio tempo a venire.




Una nuova sterzata stilistica arriva immediatamente l'anno successivo, nel 1988 con il "The Wall" dell'Heavy Metal ossia il già citato “Operation: Mindcrime” (EMI). 




Certamente questo è il disco più importante della loro carriera, quello della consacrazione definitiva. Il look ritorna in pelle ed i Queensryche mettono in chiaro il fatto che loro non prendono consigli da nessuno, né dai fans, tantomeno dalle case discografiche, fanno ciò che sentono al momento, contro ogni moda e basta. Di questo lavoro uscirà pure una versione live con tanto di VHS e cofanetto con foto, il tutto sotto il nome di “Operation: Livecrime”. I testi si schierano contro tutto ciò che è regime e controllo mentale (droghe, media ,alcool ed altro), sono forti e mirati. Immediatamente canzoni come “Revolution Calling”, “Operation: Mindcrime” ed “Eyes Of A Stranger” diventano dei veri e propri inni. Ma questo concept in se nasconde un vero e proprio gioiello dal titolo “Suite Sister Mary”, struggente canzone cantata in coppia con la brava Pamela Moore. Nella versione live in VHS possiamo godere pure delle interpretazioni al limite del recitato del bravo Geoff ma soprattutto delle immagini di sfondo che impreziosiscono tutto il concerto. Questo resta il punto massimo mai più raggiunto della creatività dei cinque ragazzi di Seattle.




 
Difficile bissare l'ispirazione che riempie “Operation: Mindcrime” ma la cosa riesce parzialmente con l'ottimo ”Empire” (EMI - 1990).



Il suono si addolcisce ed i brani diventano più commerciali, malgrado tutto il doppio lp straborda di gemme emotive come le dolcissime “Silent Lucidity” e “Anybody Listening? “. Il tutto gode di una ottima produzione che eleva alla massima potenza l'energia trasmessa dai nostri. Bella pure ”Best I Can”. Le date dal vivo confermano la buona riuscita di “Empire” con un ottimo riscontro di pubblico, ma la verità è che i nostri sono costretti a suonare sempre dei pezzi da “Operation: Mindcrime”, il che la dice lunga.





 
Dopo una meritato periodo di riposo è la volta di “Promised Land” (Emi), 



che esce nel 1994. Questo, secondo il sottoscritto, rappresenta purtroppo il capolinea del gruppo. Le atmosfere si intristiscono, brani più lenti e la meravigliosa “Someone Else?” (piano e voce) conclude non solo il CD, ma pure la loro fervida ispirazione futura. I difficili rapporti del chitarrista Chris DeGarmo con il padre si ripercuotono nel bel brano “Bridge”. Il disco è godibile nell’interezza, “Damaged”, “Out Of Mind”, “Lady Jane” e “One More Time” lo dimostrano. In alcuni tratti si cerca di ripercorrere quei sentieri futuristici e sperimentali di “Rage For Order”, come nei pezzi “I Am I” e “Dis Con Nec Ted” e, devo ammettere, pure con buoni risultati. La copertina del cd è molto bella, si apre e diventa un grande poster rappresentante un gigantesco Totem di legno che si staglia in uno squallido acquitrino, dallo sfondo apocalittico, con a monte il logo del gruppo. Al suo interno invece, oltre che ad un volto calvo di un uomo con un chiodo infilzato in fronte, troviamo i testi di tutti i brani. E’ evidente che la frivolezza non è di casa Queensryche.




 
E’ il 1997 e sotto la supervisione del produttore Peter Collins esce “Hear In The Now Frontier”.



 Disco che lascia allibiti tutti, dalla critica ai fans. C’è poi da dire che questi ultimi sono i più disposti alle nuove soluzioni, visto l’evolversi sonoro dei nostri, ma quando è troppo…. Influenze Grunge possiedono i Queensryche.




 
Il discorso cambia invece per chi li ascolta per la prima volta, il prodotto è ben curato ed i brani sono accattivanti, ma dove sono finiti i meravigliosi acuti di Tate? Per il vecchio ascoltatore è una vera e propria tortura. Ma che tristezza, loro che hanno fatto da musa ai futuri gruppi Metal e non, si sono fatti influenzare a loro volta da un genere che in fin dei conti non ha nulla di nuovo da elargire. Le composizioni sono firmate soprattutto dal chitarrista DeGarmo, il quale dopo questa ultima esperienza decide di lasciare il gruppo per dare spazio a Kally Gray. Il motivo dello split è dovuto, secondo lui, dall’evolversi del nuovo solo-project e dalla volontà di restare più vicino alla famiglia. Ritorna poi nei ranghi nel 2003 per l’uscita di “Tribe”.
 
Questa volta serve un vero e proprio periodo di riflessione, nel frattempo esce il “Greatest Hits” (1999 - EMI), con i brani veramente più belli della loro lunga carriera, assolutamente da avere! Dopo la meditazione giungono alla conclusione che il loro tracciato stilistico non è mai stato influenzato da nessuno che sia esterno al gruppo (dicono loro) e così è la volta del successivo “Q2k” (EMI 1999). A nulla sembra servita la dipartita di DeGarmo, malgrado questo disco sia stato prodotto benissimo e sia colmo di buona musica, viene sempre più influenzato dal ciclone Grunge, che sembra assoggettare tutta Seattle. Con rammarico notiamo che la voce meravigliosa di Tate è letteralmente affievolita!
 
La carriera prosegue fra alti e bassi, compresa l’edizione di una seconda parte di “Operation: Mindcrime” intitolata “Operation: Mindcrime II” (2006 - Rhino Records) e a seguire :
 
“Take Cover” (2007 - Rhino Records)
“Mindcrime At The Moore” (2007 – Rhino Records)
“American Soldier” (2009 – Rhino Records)
“Dedicated To Chaos” (2011 - Roadrunner Records)
“Queensrÿche” (2013 – Century Media)
“Condition Hüman” (2015 – Century Media)
“The Verdict” (2019 – Century Media)
 
Ma il Metal Progressive elargito nella prima fase della loro carriera resta il più importante. Punto di riferimento per band a venire, compresi i Dream Theater che sono nominati da molti critici i cosiddetti padri del genere, quando invece i Queensryche hanno insegnato molto ed ancor prima di loro i canadesi Rush. Ascoltare per credere.





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