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venerdì 30 luglio 2021
domenica 25 luglio 2021
Giuseppe Calini
GIUSEPPE CALINI – Polvere, Strada e
Rock’n’Roll
Music
Force – Egea Music
Genere:
Rock
Supporto: cd – 2021
Nel
2021ci sono Rockers moderni che portano al successo planetario il genere
attraverso vari contest e festival,
anche se con molte polemiche (vedi Måneskin), e ci sono Rockers che hanno una
filosofia di vita sposata alle vecchie regole del Rock. Questi ultimi stentano
molto se non supportati da major importanti ma sono i puri, quelli che
respirano la “polvere, strada e Rock’n’Roll”. Gli irriducibili, perché come
detto vivono la musica come uno stile di vita. Vi anticipo e dico, non che i Måneskin
non abbiano fatto la strada, tuttavia hanno avuto una “fortuna” differente
probabilmente data dai tempi moderni in cui si è visto il Rock congelato per
molti anni. Forse il ritorno come succede
in tutte le mode cicliche era già nell’aria. Ecco dunque il segreto della formula
funzionante dei giovani che fanno Rock nel 2021. Ma io sono radicato ai ruspanti,
probabilmente il fatto è dato dalla mia età con la quale ho visto nascere e
crescere le più grandi realtà del genere in tempi vergini di lavagne già
scritte.
E
sono proprio gli artisti come Giuseppe Calini che mi danno più soddisfazioni,
perché mi sento come loro e questo probabilmente può far sbilanciare la recensione
verso una critica non schietta, ma tranquilli, proprio per questo motivo sarò
maggiormente critico nei confronti del disco, consapevolmente sincero e non di
parte.
Giuseppe
Calini è dunque un duro e puro, colui che non scende a compromessi con nessuno,
deciso nel procedere per la propria strada qualunque essa sia, pregi e difetti
annessi, con lui la Telecaster ed il Vox AC30. Diciotto gli album registrati
dal chitarrista, proprio a sottolineare l’amore per questo stile di vita, un
traguardo ragguardevole che mette in evidenza anche la vena artistica nei
confronti della composizione.
Dieci
canzoni e come è scritto nel libretto che accompagna la musica con testi e foto
“10 buoni motivi per questo disco, 10 canzoni per un augurio, 10 giorni per
scriverle, 10 viaggi diversi. Polvere, strada e rock’n’roll. Sempre dalla tua
parte”.
“Old
Style Rock’n’Roll” ha tutto scritto nel titolo ed il riff che lo accompagna è
semplice, diretto mentre il testo parla di una visione della vita moderna
alquanto fredda, fra telefonini e quant’altro. Il suono è quello degli anni
’70, l’inizio di “Take Me Home, Casa Mia” è acustico così l’andamento rilassato
e spazioso. I ritornelli sono una carta vincente, semplici e facili da
ricordare. Alcuni accostamenti al primo Vasco Rossi sono inevitabili.
La
chitarra diventa cadenzata in “Biglietto Per La Vita” per un riff che potrebbe benissimo risiedere
nella discografia di un Ivan Graziani ispirato, magia del Rock questa della
condivisione di intenti.
“Ritorno
In Alabama” ha molto scritto nel titolo il Rock alza la polvere, Rock &
Colt ha un giro di base che ricorda i Dire Straits di “Sultans Of Swing”. “Non
poteva mancare la Rue 66, omaggiata nell’allegro motivo intitolato “Good Bye
Route 66”. La canzone più breve dell’album che non arriva a tre minuti è una
ballata e si intitola “Guardo, Sorrido E Dico – Io Non Ho”. Prosegue il
distacco di Calini nei confronti della tecnologia moderna data soprattutto da
I-Phone e pc, un freddo modo di stare in comunicazione fra persone che non
rende giustizia al vivere l’amicizia di prima persona. Prosegue il Rock sudista
con “Viaggio Nel Mondo”, questa volta è Ligabue a fare capolino fra le note,
anche se dove sottolineare lo sforzo dell’artista nel cercare di non dipendere
troppo da qualcuno in particolare. Anche perché il Rock puro è questo e non
lascia adito a molte scappatoie. Il disco prosegue sulla stessa riga e si
conclude con il brano che personalmente ho apprezzato di più, “Spara, Spara
Ancora” perché qui c’è tutto il sunto di questa recensione.
Giuseppe
Calini è Rock, questo disco è Rock, non cercate fronzoli, non ci sono, qui dimora
soltanto sostanza per coloro che la sanno amare e vivere. Ho detto tutto. MS
sabato 24 luglio 2021
Pandora
giovedì 22 luglio 2021
Venegoni & Co.
domenica 18 luglio 2021
Speciale Mostly Autumn
SPECIALE MOSTLY AUTUMN
Di Massimo Salari
I Mostly Autumn i
fondano nel 1995 come tribute band dei connazionali Pink Floyd con il nome One
Stoned Snowman da un idea del chitarrista leader Bryan Josh, per poi mutare in
Mostly Autumn. La band si completa con Heather Findlay (voce, tamburello,
chitarra acustica a 6 corde), Iain Jennings (tastiere, voce), Liam Davison
(chitarra elettrica, voce, chitarra acustica a 6 e 12 corde), Bob Faulds
(violini), Stuart Carver (basso), Kev Gibbons (feadòg) e Allan Scott
(batteria).
L’ex
chitarrista Liam Davison muore nel 2017 per cause ancora sconosciute. Fa parte
della line up iniziale nel 1995 e partecipa al loro album di debutto del 1998.
Lascia la band per un breve periodo nel 2007 per uscire definitivamente dopo la
registrazione di DRESSED IN VOICES nel 2014. Pubblica da solista l’album A TREASURE OF WELL SET
JEWELS (2011 - Wymer Records). Heather
Findlay entra a far parte del progetto Ayreon di Arjen Anthony Lucassen,
interpretando il personaggio di "Love" nel disco THE HUMAN EQUATION
(2004 - Inside Out Music). Nel 2010 Heather Findlay lascia la band e viene
sostituita da Olivia Sparnenn, che dopo un anno diventa la moglie di Bryan
Josh.
MOSTLY AUTUMN - For All We Shared...
I
Pink Floyd sono nel loro dna, questo lo si evince dall’ascolto dei lunghi ed
incredibili assolo di chitarra proprio in stile David Gilmour, e per dirla
tutta con punto di riferimento Comfortably
Numb.
L’esordio
che risale al 1998 è composto da dieci canzoni con la caratteristica di
elargire atmosfere decisamente bucoliche, questo sia grazie all’uso del violino
che delle chitarre acustiche, ma anche alle voci soavi che si alternano di
Heather e di Bryan. i brani sono di medio lunga durata, adoperando a volte
suoni della natura stessa, come ad esempio il vento, proprio come è capitato
fare anche ai loro maestri Pink Floyd ad esempio in One Of These Days.
Melodie
di facile fruizione, in un mix fra formula canzone e ricerca folk sin
dall’iniziale Nowhere To Hide (Close my
Eyes). Tutte le canzoni si possono cantare
in coralità semplici, ed inesorabili lasciano nella fantasia
dell’ascoltatore panorami boschivi con tanto di fiumi e nebbia.
I
brani che ritengo capolavori in questo album sono due, il primo si intitola The Last Climb, devastante
crescendo emotivo, con l’ingresso del violino che fa staffetta nel finale con
la chitarra di Josh, uno dei momenti più importanti della loro carriera in
quello stile da me descritto poco sopra, ossia di Pinkfloydiana memoria. Le
atmosfere iniziali con il cinguettio di un uccello sopra arpeggi di chitarra e
tastiere fanno venire i brividi. La seconda è la conclusiva The Night Sky, altro
loro classico sempre presente in tutti i concerti e qui l’assolo di chitarra
finale è ancora più devastante, mentre l’album si chiude come si è aperto,
ossia con il sottofondo del vento. Questo a sua volta apre il disco successivo,
ancora una volta di notevole valore dal titolo THE SPITIT OF AUTUMN PAST.
DISCOGRAFIA IN STUDIO:
FOR ALL WE SHARED (1999 – Cyclops)
THE SPIRIT OF AUTUMN PAST (1999 – Cyclops)
THE LAST BRIGHT LIGHT (2001 – yclops)
MUSIC INSPIRED BY THE LORD OF THE RINGS (2001 - Legends
Records)
PASSENGERS (2003 - Classic Rock Legends)
STORMS OVER STILL WATER (2005 - Autumn Records Ltd)
HEART FULL OF SKY (2006 - Mostly Autumn Records)
GLASS SHADOWS (2008 - Mostly
Autumn Records)
GO WELL DIAMOND HEART (2010 - Mostly
Autumn Records)
THE GHOST MOON ORCHESTRA (2012 - Mostly Autumn Records)
DRESSED IN VOICES (2014 - Mostly Autumn Records)
SIGHT OF DAY (2017 - Mostly Autumn Records)
WHITE RAINBOW (2018 - Mostly Autumn Records)
sabato 17 luglio 2021
Amedeo Giuliani
AMEDEO GIULIANI – Il Viaggio Di
Chinook
Music
Force – Egea Music
Genere:
Cantautore
Supporto: cd – 2021
E’
sempre un piacere nel 2021 ascoltare un cantautore. Dopo aver passato anni di
crisi profonda il genere sembra in questi ultimi periodi scrollarsi di dosso
quella polvere gettata dai cambiamenti musicali dettati dai tempi moderni. Il
cantautore spesso è impegnato, ha qualcosa che vuole esternare e condividere,
relegando il concetto voluto in diverse formule che possono variare dalla
poesia (vedi De Andrè e moti altri) al linguaggio popolare duro e diretto come
spesso sanno fare i più Rocker (vedi Ivan Graziani). Quante perle negli anni
abbiamo ascoltato e soprattutto cantato con loro.
Questa
musica fa pensare, al di la di ogni pretesto. E’ coraggiosa perché mette alla
luce l’anima di un artista che non esita a darsi in pasto al pubblico, tanto
grande è la voglia di dire ciò che si pensa che sovrasta la timidezza. Nulla
ferma colui che crede in ciò che dice e che “è”, perché l’”essere” è più forte
dell’illusorio “apparire”.
Amedeo
Giuliani è di Pescara, il suo curriculum è davvero invidiabile, nel 2000 vince
il Festival Musica La Vita Live e nel 2009 porta a casa il premio nazionale La
Canzone Del Sole nella categoria “Premio migliore musica” con un certo Mogol
alla giuria. Dunque è chiaro che siamo al cospetto di un musicista che non
soltanto dedica anima e corpo alla
causa, bensì dalle grandi qualità compositive. Certamente nascono da un attento
ascolto rivolto al passato, a quei cantautori che già ho accennato, ma
evidentemente la personalità qui gioca un ruolo importante.
Nel
2008 esordisce con l’album “Il Fantasma Del Buio” (Wide Production/Music
Force), nel 2010 è la volta del concept “Monadi” (Wide Production) e oggi a
dodici anni di distanza ritorna con “Il Viaggio Di Chinook”.
Il
disco è accompagnato da un libretto esaustivo per testi e spiegazioni oltre che
di immancabili foto che ritraggono l’artista con la sua chitarra. Dieci le canzoni
contenute, suonate assieme a Adriano Guarino (chitarre, basso, batteria,
tastiere), Fabio Petrella (organo in “La Gabbia Di Vetro”), Alessandra De Luca
(pianoforte in “Vorrei Essere Il Mare”), Francesco Marranzino (contrabbasso in
“Luna Cubana”), Cinzia Carla’ (voce in “Non Aver Paura”), Francesco Mazzeo
(percussioni in “Mela Acerba”) e Fernando Giuliani (voce in “Non Aver Paura”).
Ma
chi è questo Chinook che intraprende il viaggio (e che viaggio!)? E’ il pesce
salmone, la sua è una odissea titanica, sin da giovane parte dal fiume per poi
raggiungere le acque del Mare Del Nord. Dopo una esistenza in queste gelide
acque ritorna a ritroso nel fiume, faticando controcorrente per raggiungere i
luoghi natii. Qui Giuliani ne trae una metafora di vita per l’essere umano il
quale come un salmone lotta contro vicissitudini, travagli e disavventure
varie. Il Chinook si sposa alla perfezione alla causa.
Venendo
alla musica “Gabbia Di Vetro” è in
qualche modo legata al cantautorato classico a cavallo fra gli anni ’70 ed ’80,
mentre il testo ci ragguaglia sul fatto che
“C’è sempre un biglietto pagato e una valigia pronta alla porta, una
stazione e un treno che ti aspetta per
portarti via”. Quello che tengo a sottolineare di questo brano molto
orecchiabile è l’assolo di chitarra nel finale, finalmente qualcuno che
impreziosisce sa valorizzare, usanza nel cantautorato purtroppo sempre meno
adoperata. La dolcezza de “Il Casellante” è una ballata nostalgica avvolta in
vecchi ricordi. Il ritmo sale con “Figlio Di Un’Idea” , qui tutta la crème de
la crème riguardo il cantautorato impegnato degli anni ’70, ed un pizzico di
Folk che rende tutto canticchiabile in perfetto stile Stefano Rosso. Gli
arpeggi di chitarra aprono “Neve”, tassello ancora da cantare con Giuliani. Basta
tanto poco per emozionare, ma attenzione all’interno convivono notevoli accenni
storici a testimonianza che l’autore ha vissuto la materia in prima persona,
più che studiata. “Luna Cubana” è un'altra ballata che mette in mostra le
capacità tecniche nei dolci arpeggi, il calore delle note avvolge. “Artista Di
Strada” alza la voce, l’argomento è molto sentito e così la musica
perfettamente si adegua alla situazione. L’artista di strada è colui che suona
ciò che gli pare, un anticonformista, trapela nel brano per certi versi un poco
d’invidia ma ancora una volta è l’assolo di chitarra elettrica a centrare il
bersaglio.
“Mela
Acerba” volge lo sguardo nel mondo di Angelo Branduardi, mentre “Codice A
Barre” fa capolino nel Rock, “siamo un avatar digitale” e a seguire un breve
assolo di matrice Pinkfloydiana. Il mare di Pescara è in apertura di “Non Aver
Paura”, coccola sonora per tranquillizzare, a chiudere “Vorrei Vedere Il Mare”,
l’anima del cantautore è nuda e Amedeo Giuliani non ha paura di lasciarsi
guardare.
Viva
la musica italiana, viva la musica che ti fa cantare, ma soprattutto pensare.
Bellissimo raffinato disco, dategli una chance. MS
sabato 10 luglio 2021
Metamorphosis
METAMORPHOSIS
– I’m Not A Hero
Progressive
Promotion Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2021
La
Svizzera ha una bellissima tradizione di ottime band dedite al Rock
Progressivo, la lista sarebbe molto lunga però mi soffermerei semplicemente al
Neo Prog, quello più vicino ai nostri tempi, qui esistono ottimi esecutori a
partire dai “marillioniani” Deyss ai Clepsydra, Cosmos e Shakary per fare
alcuni nomi.
Il
connubio Rock sinfonico e psichedelico porta ad alti risultati, quando i Genesis
si sposano con i Pink Floyd le emozioni sono davvero importanti. Bisogna
ascoltare con attenzione per poter entrare in questo mondo sonoro dalle mille
sfaccettature, come amo spesso dire qui siamo in presenza di musica da
ascoltare e non da sentire. I tempi
comunque cambiano, così le influenze e gli innesti che si danno staffetta di momento in momento,
la tecnologia avanza ed i suoni si migliorano, la cura per certi particolari è
scrupolosa, raramente lasciata al caso o alla superficialità. C’è anche un
fattore molto importante, fra il Neo Prog e il Prog odierno c’è un passaggio
che ha lasciato un segno indelebile, quello dei Porcupine Tree di Steven
Wislon. Fanno da spartiacque fra coloro che restano avvinghiati al passato e quelli
che amano sentire nuove sonorità, pur sempre rimanendo nei paraggi del genere.
Nella musica della band Svizzera dunque ci sono frangenti psichedelici ma
trattati con i guanti, non lasciati abbandonati a se stessi
nell’improvvisazione, piuttosto invece riguardosi della formula canzone.
I
Metamorphosis con “I’m Not A Hero” giungono al sesto album in studio, e
sembrano già molto lontani i tempi del buon debutto intitolato “After All These
Years” nel 2002. Oggi il gruppo è un trio composto da Jean-Pierre Schenk (voce, tastiere), Olivier
Guenat (chitarre, basso) e Alain Widmer
(batteria). “I’m Not A Hero” è formato da nove canzoni per una durata totale di
cinquantasei minuti.
“Dark
World” inizia fra interventi di elettronica e classica cavalcata chitarristica,
voci filtrate, insomma quello che la band di Wilson ha spesso elargito negli
anni. E la componente Prog? Tranquilli, il Mellotron appare improvvisamente e
ci prende a schiaffi, soprattutto nel sopraggiungere della ritmica e della chitarra
elettrica. Magniloquenza.
Congiunta
arriva la title track “I’m Not A Hero”, il suono si erge nuovamente, sembra che
il trio mostri i muscoli nel tentativo di dire si, siamo in tre ma sentite che
cosa facciamo. E a proposito di Porcupine Tree, ecco che anche le
argomentazioni si sposano alla causa, il titolo “Little Stars Desintegrate” se
non dice tutto, dice molto. Il cantato richiama la cadenza “Pinkfloydiana”
mentre le chitarre si induriscono sino ad arrivare al confine del Metal
Progressive.
Vetrina
per la chitarra elettrica ed il basso è “When Life Starts Again”, strumentale
spazioso ed etereo proveniente dal passato ma suonato con le caratteristiche
dei nostri tempi. Uno dei momenti più belli dell’intero album. “More Is Less”
scivola nel cuore di chi è portato ad ascoltare questo genere sonoro. “I Will
Leave Tonight” è il motivo più sinfonico ed anche il mio preferito, qui molta
storia passata arricchita di personalità sfoggiata con sicurezza e naturalezza.
Passaggio nel Neo Prog con “Leftovers”, mi ritornano in mente i Chandelier e lo dico solo per chi li conosce. Sale il
ritmo in “So Now What”, canzone destabilizzante (amo questo atteggiamento) che
inizia con un ritmo da discoteca per poi sbattere nel muro delle chitarre
distorte. Il tutto poi converge nel Pop, semplice musica da cantare, un vero
divertimento per le orecchie. A chiudere “So Hard's The Road” con un atteggiamento fra lo psichedelico ed il
romantico.
Chi
lo ha detto che per volare servono le ali? Qualche volta basta chiudere gli
occhi ed alzare il volume, magari perché no, ascoltando un disco dei
Metamorphosis. MS
domenica 4 luglio 2021
Presentazione libro NEO PROG
PRESENTAZIONE LIBRO NEO PROG
La presentazione sarà aperta dall’introduzione di Fabio Bianchi (Fabriano Pro Musica, Orchestra Concordia).
Il libro parla di un genere musicale mai trattato in editoria, il Neo Prog, un approfondimento da parte di Salari attraverso la storia e la discografia delle band più importanti. Inoltre al suo interno una carrellata mondiale divisa per nazioni delle band di maggiore successo, analizzandole brevemente a loro volta nella storia e nella discografia. La presentazione sarà completata da brevi esempi sonori per approfondire ulteriormente i concetti relazionati.
Se siete amanti di band come Pink Floyd, Genesis, Camel, King Crimson, Yes etc. è una occasione immancabile ed un opera tutta da scoprire.
NEO PROG è il terzo lavoro editoriale del critico musicale fabrianese, il primo si intitola ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 – 2013 (Arcana) con il quale consegue il premio “Macchina Da Scrivere 2018” alla voce Migliore Enciclopedia Dell’Anno. Il secondo si intitola METAL POGRESSIVE ITALIANO (Arcana), anche con questa opera enciclopedica vince il premio “Macchina Da Scrivere nell’anno 2019.
venerdì 2 luglio 2021
Stratovarius, il Power di classe
STRATOVARIUS
Di Massimo Salari
Si
fondano ad Helsinki nel 1984 con il nome iniziale Black Water grazie al
batterista e cantante Tuomo Lassila, il chitarrista Staffan Stråhlman e il
bassista John Vihervä. Agli esordi risultano essere ancora lontani i
riferimenti power metal, la band è piuttosto vicina al sound dei Black Sabbath
e in particolare a quello di Ozzy
Osbourne. Diversi i cambi di line up, sino all’arrivo importante di Timo
Tolkki, chitarrista e cantante influenzato dallo stile musicale di Ritchie
Blackmore. Nel 1987 la band registra il suo primo demo, contenente le tracce Future Shock, Fright Night e Night Screamer. Con
l’album FRIGHT NIGHT, i Stratovarius si fanno conoscere dal grande pubblico e
proprio grazie a questo partono per un importante tour mondiale. Subiscono
negli anni molti cambi di formazione e conoscono una crisi momentanea nel 2008, Tolkki se ne va e lascia la
chitarra a Matias Kupiainen. I loro
dischi sono sempre presi come punto di riferimento per il genere. La
formazione storica è composta da Timo Tolkki (chitarra), Timo Kotipelto (voce), Jens Johansson (tastiere), Jari
Kainulainen (basso) e Jörg Michael (batteria). Timo Tolkki è anche l'autore
della maggior parte delle musiche e dei testi.
II (1992 - Bluelight Records)
TWILIGHT TIME (1992 - Shark Records)
DREAMSPACE (1994 - T&T Records)
FOURTH DIMENSION (1995 - T&T Records)
EPISODE (1996 - T&T Records)
VISIONS (1997 - T&T Records)
DESTINY (1998 - T&T Records)
INFINITE (2000 - Nuclear Blast)
ELEMENTS PT.1 (2003 - Nuclear Blast)
ELEMENTS PT.2 (2003 - Nuclear Blast)
STRATOVARIUS (2005 - Sanctuary Records)
POLARIS (2009 – earMUSIC)
ELYSIUM (2011 – earMUSIC)
NEMESIS (2013 – earMUSIC)
ETERNAL (2015 – earMUSIC)
STRATOVARIUS - Visions
T&T
Genere: Power Metal
Supporto: cd - 1997
T&T
Genere: Power Metal
Supporto: cd - 1997
Il
genere Power Metal ricordo negli anni ’80 dicevano sia i critici musicali che i
media tv, avrebbe dovuto avere vita breve. Ed invece mai previsioni furono così
sbagliate, anche oggi nel 2020 ci sono proseliti e band nobili. Negli anni ’90
altro boom, con formazioni della Finlandia in prima linea, il genere
soprattutto si arricchisce di classicismi e di invidiabile tecnica strumentale,
basti pensare alla carriera di J.Y. Malmsteen, soprannominato il Paganini della
chitarra elettrica.
I
Stratovarius hanno una carriera invidiabile al riguardo, anche se negli anni al
proprio interno non sono mancati importanti screzi personali, soprattutto fra
il chitarrista Timo Tolkki ed il cantante Timo Kotipelto. Il carattere
particolare del chitarrista ed il suo esaurimento nervoso non ha di certo
giovato al quieto vivere della band, tuttavia ha portato ad una sana
competizione interna e disco dopo disco la qualità accresce, sino raggiungere
vette molto elevate con questo "Visions" nel 1997.
Almeno
tre i classici contenuti in questo album concept che narra la vita di
Nostradamus, The Kiss Of Judas, Black Diamond, e Paradise.
"Visions",
sesto album della carriera dei Stratovarius, raggiunge il quinto posto delle classifiche
finlandesi, mentre in Italia si piazza al numero ventisei, per un disco prettamente
metal è un risultato, specie da noi in Italia, ragguardevole. In
Finlandia riesce a raggiungere le 20.000 copie vendute, assegnandosi il disco
d’oro.
The Kiss Of Judas
ci spara addosso tanta carica Power, in riff granitici ma eleganti, così la
voce convince per estensione e modulazione. Il ritornello è quantomeno
contagioso in quelle coralità portate al successo da band analoghe come gli
Europe di The Final Countdown. Le
tastiere a modo di Mellotron esibiscono epicità.
Black Diamond
è aperto da un movimento barocco delle tastiere per poi lanciarsi un una sorta
di Speed Metal song. Importanti i brevi e fulminanti assolo di chitarra che si
passa la staffetta con le tastiere, la formula in questo genere è testata e
funziona.
Una
menzione a parte per la lenta Before The Winter,
elegante nella struttura e ben interpretata.
Un
disco godibile per la sua interezza, mai un momento di calo emotivo. MS