Pagine

sabato 12 dicembre 2020

Fabrizio Tavernelli

 

FABRIZIO TAVERNELLI – Homo Distopiens
Lo Scafandro
Genere: Cantautore - Alternative
Supporto: cd – 2020




Nel 2020 è difficile imbattersi con un cantautore, ce ne sono diversi direte voi ed è vero, ma sempre molto pochi rispetto a decine di anni fa. Non passano quasi mai per radio meno che meno in tv, al limite propongono sempre i soliti noti. Eppure sotto nell’underground c’è sempre fermento, basta cercare.
Fabrizio Tavernelli tuttavia non è assolutamente un nome nuovo nel campo musicale, anzi è  radicato nel tempo, inizia la carriera artistica negli anni ’80 con la band  En Manque D’Autre per poi passare negli Acid Folk Alleanza per tutti gli anni ’90. Ma ciò che lo rende più noto è la carriera solista composta da cinque album che intingono anche nel Rock alternativo.
Sagace, profondo, lungimirante, arguto, molti gli aggettivi che si addicono all’artista di Coreggio, la sua musica è importante in maniera equiparata ai testi, vera arma a sua disposizione. In questo ultimo lavoro intitolato “Homo Distopiens” si narra proprio dell’ ultima categoria umana, dopo l’uomo sapiens ecco giungere l’ultimo anello della nostra esistenza, ma forse proprio l’ultimo, ultimo! Dopo l’era della pietra, del bronzo, del ferro etc. oggi siamo in quella della plastica. L’uomo si autoinfligge guerre, inquinamento e chi più ne ha più ne metta, costringendolo probabilmente (ma questo vale soltanto per chi ha la possibilità economica) a fuggire dalla terra. Qui in questo pianeta resteranno probabilmente soltanto robot e creature che si sono adattate ai cambiamenti sia climatici che virali, oltre i virus stessi.
Tutto questo scenario è raccontato nel lavoro suddiviso in dodici brani contenuti in una elegante ed esaustiva edizione cartonata. Il disco si apre con un brano di oltre sei minuti del quale l’autore ne trae anche un video e si intitola “Cose Sull’Orlo”. La pacatezza dei suoni avvolti in una magica sfera psichedelica e la bella voce rilassata di Fabrizio, fanno contrasto con la durezza dei testi, una  drammatica narrazione di cose ed animali sull’orlo della loro estinzione. Certe chitarre sostenute e  tappeti tastieristici ricordano alcuni lavori di Steven Wilson. Sale il ritmo con “Distopia Muscolare” e prosegue l’apocalisse umana, uno scenario terrestre davvero desolato, un suggerimento dell’artista è quello di “…andarsene da questo mondo che ormai muore”. “Con Tormentoni E Tormenti” il suono è adagiato nell’elettronica Post Punk, la ricerca sonora è palese e nel dna di Tavernelli. Gli anni ’80 inoltrati sono presenti, e nella mia mente sopraggiungono frammenti di artisti passati come i nostrani Krisma.
Ritornano i suoni pacati in “Lune Cinesi”, buoni gli arrangiamenti anche per il gioco corale degli eco vocali. La melodia la fa da padrona, il gusto per l’armonia è marcato nella musica di Tavernelli. Chitarra acustica in apertura per “Spire”, brano ancora una volta avvolto nella Psichedelia, qui a tratti si hanno reminiscenze di Daniele Silvestri. Intrigante ed estroverso, è quasi un ossimoro fra musica e parole per un risultato affascinante, anche nel finale arabeggiante. Un coro di voci, quelle del Coro della Cappella Musicale San Francesco da Paola di Reggio Emilia diretto da Silvia Perucchetti, ci aprono un brano davvero profondo e magico, “Oumuamua”. La voce sussurrata e recitante spinge l’ascoltatore in uno scenario quasi cinematografico, mentre la tromba ha la capacità di addentrarci nel mondo magico di Ennio Moricone. Questo è uno dei brani più sperimentali e ricercati dell’album, davvero molto interessante. Ritorna il pessimismo cosmico in  “Il Mondo Senza Di Noi” altra analisi di un mondo privo di umanità. Il cantautore si apre introspettivamente all’ascoltatore nel brano “Secondo Fine”, mettendo a nudo alcuni lati del suo carattere, il tutto su una musica malinconica e ottimamente arrangiata grazie soprattutto all’uso della viola di Osvaldo Loi.
Sensazioni maggiormente grevi sopraggiungono in “L’Uccello Giardiniere”, cadenzata e lenta rappresentazione sonora di classe. A seguire la canzone “Pessimismo Co(s)mico” è più allegra, ma non per il testo e nuovamente Silvestri aleggia nell’aria. Torna la sperimentazione in “Ruscarola”,cantata in dialetto emiliano, qui la ricerca e la voglia di osare è palese,  mentre “Bargigli E Pappagorge” parla della vecchiaia in maniera graffiante e ruvida. Degno finale di un disco che ci ha vomitato addosso tutto il disagio umano, il pessimismo cosmico e solo a tratti piccoli spiragli di sole.
La musica di Fabrizio Tavernelli fa riflettere, un cantautore sempre attento al sociale e all’apertura mentale, questo fa di lui un artista non soltanto preparato, ma intelligente. Ascoltate perché ve lo consiglio. MS




Nessun commento:

Posta un commento