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martedì 15 dicembre 2020

Anandammide

 

ANANDAMMIDE – Earthly Paradise        
Lizard Records
Genere: Psichedelia Folk/Progressive Rock
Supporto: cd – 2020




C’è un album del 2003 che ricordo con estremo piacere e che ascolto ancora oggi di tanto in tanto, si intitola “Thirteen Tolls At Noon” (Lizard) ed è della band italiana Floating State. Non mi sono mai spiegato perché dopo un così interessante e ben fatto debutto, una band del genere non abbia proseguito il cammino. Stupito si ma non più di tanto, il mondo Prog è pieno di ottime band che rilasciano nel corso della loro esistenza un solo album, questo accade già a partire dagli anni ’70.
Nei Floating State al microfono c’è Michele Moschini e con piacere lo ritrovo oggi grazie alla Lizard Records autore di questo nuovo progetto internazionale denominato Anandammide. Il nome così complesso sta a definire un tipo di droga endocannabinoide recentemente scoperta nel 1992 nel laboratorio di Raphael Mechoulam dell’Università di Gerusalemme.
Il progetto getta le basi nel lontano 2007, ma vede prendere forma concreta nel 2017 quando a Moschini si aggrega il bassista britannico Owen Thomas. Per realizzare “Earthly Paradise“, il polistrumentista di Bari si circonda di artisti come Adrien Legendre (violoncello), Audrey Moreau (flauto), Stella Ramsden (violino, voce) e Pascal Vernin (basso). La musica proposta aleggia fra la psichedelia ed il Folk, con annesse influenze progressive.
Il disco si apre con un intro acustico folcloristico dal sapore antico e la voce narrante di Stella Ramsden intitolato “Singer Of An Empty Day” per passare subito alla title track “Earthly Paradise”. Atmosfere pacate  fanno sognare e ricordare i tempi di Simon & Garfunkel, il violoncello apporta all’insieme profondità mentre i fiati donano ventate di freschezza bucolica. Per chi li conoscesse dico che siamo ai livelli dei canadesi Harmonium, band culto del genere Prog Folk anni ’70.
“Lady Of The Canyon” si apre con arpeggi di chitarra acustica, la voce è sognante e soave, supportata da coralità che conducono l’ascolto verso mondi color pastello. Tutto il cantato è in lingua inglese.
Violoncello per “Porsmork”, ballata medioevale che nel proseguo lascia spazio alla bella voce di Moschini, il tutto sempre in maniera pacata e composta. Il mondo acustico prosegue con la breve “Anandi”, un piccolo riferimento a quello di Syd Barrett, qui il tempo sembra essersi fermato alla fine degli anni ’60. “Electric Troubadour” è decisamente english, lande verdi si stagliano all’ascolto fra flauti, violoncelli, chitarre e percussioni sempre pacate. In “Pilgrims Of Hope” la strumentazione cambia, questa volta fanno capolino anche le tastiere, ma non la sostanza.
“Satori In Paris” è un altro tassello Barrettiano e guarda caso il brano a seguire si intitola proprio “Syd”. “Iktsuarpok” e la conclusiva “Colette The Witch” suggellano il disco con tutti gli ingredienti descritti sino ad ora.
Un lavoro che non lascia spazio a schitarrate elettriche, a rullate di tamburi, bensì un magico tappeto volante su cui sdraiarsi e farsi trasportare in luoghi col
orati ricchi di pace ed amore, il tutto senza l’ausilio del  tempo. MS




4 commenti:

  1. Thirteen tolls at noon dei Floating State è il capolavoro prog sinfonico del primo decennio del terzo millennio. Un cd che ho amato alla follia, con la super suite di 45 minuti che non annoia mai,la voce di Moschini straordinaria e con una perfetta pronuncia dell'inglese. Devo ascoltarlo almeno una volta all'anno per poter esplodere di piacere e nello stesso tempo piangere per un futuro che non c'è mai stato. In verità i Floating State con formazione diversa (senza Moschini) composero una suite per un cd antologico con altre due band. Una composizione di ispirazione alla VDGG, che non ha nulla della bellezza del loro album. Grazie. Ivano.

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  2. Concordo, una formazione che ha lasciato molti rimpianti per quello che avrebbe potuto dare nel futuro.

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