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lunedì 5 ottobre 2020

Altare Thotemico

 

ALTARE THOTEMICO – Selfie Ergo Sum
Ma.Ra.Cash Records
Genere: Rock Progressivo
Supporto: cd – 2020




Lo dico spesso, cambiano i tempi, cambiano le mode così la musica e l’arte in generale, ma per fortuna c’è sempre chi si sofferma a riflettere, a pensare. Questa prerogativa è prettamente degli anni ’60 e ’70 quando il Rock resta un viatico di protesta impetuoso e non un ruscello come quello di oggi. Tuttavia di band che uniscono il “pensiero” con la “canzone” attualmente ne esistono ancora, magari meno seguite a causa di una dissimile società da quella vintage. Oggi l’immagine è più importante dell’essere, l’uomo non risiede più al centro dell’interesse quindi il fatto di essere tutti uguali porta a creare cose simili e ad un ascolto meno impegnativo, oltre che più rassicurante per la massa.
L’immagine…
Perfettamente incastonato l’argomento da quel poeta che sempre è stato Gianni Venturi (Altare Thotemico, Moloch, Mantra Informatico), attento e critico microscopio della società moderna, uomo non rassegnato ed arrabbiato con tutto ciò che disturba il senso del vivere comune, gli interessi politici, le guerre e tutto quello che ruota attorno al dio denaro. Nella sua carriera ne ha raccontate di vicende e ha rappresentato al meglio il suo essere con il progetto Altare Thotemico, esordito discograficamente nel 2009 con “Altare Thotemico” riconosciuto anche in campo internazionale dai premi Progawards (terzo nella categoria “Miglior Debutto”). Il gruppo bolognese negli anni cambia formazione ma resta sempre attento alla sostanza e meno all’immagine.
L’immagine…
L’autoreferenzialità è un tassello importante per la società tecnologica, dove tutti si è connessi a testa bassa avanti ad un apparecchio elettronico per mostrare agli altri cosa che in effetti non siamo,  tanto da non salutarci neppure per strada. Eppure siamo tutti li dentro, con differenti maschere, leoni, belli, ritoccati.
L’immagine…
Mi faccio un bel selfie per dire al mondo che esisto (selfie, ergo sum) e che lo faccio come dico io perché così voglio apparire. Ecco il nodo societario increspato ed incastrato nel pettine dell’esistenza, io oggi devo apparire non essere, mi deresponsabilizzo.
Gli Altare Thotemico ci immergono in questo percorso suddiviso in nove brani e rappresentato da un artwork assolutamente eccezionale, che definirei “storico” per  perfetta rappresentanza del concetto. Il gruppo oggi è formato da Gianni Venturi (voce),  Marika Pontegavelli (piano, synth, voce), Agostino Raimo (chitarra), Giorgio Santisi (basso) e Filippo Lambertucci (batteria), con Emiliano Vernizzi al sax e Matteo Pontegavelli alla tromba.
 “Non In Mio Nome” si apre con un arpeggio di chitarra ed il solito Venturi efferato, narratore ficcante in questo caso di guerre da evitare, quelle sul petrolio. Il suono s’irruvidisce con l’ingresso delle percussioni e di una chitarra distorta, Hard Prog che mostra sin da subito le capacità balistiche della band. “Senza profitto non c’è conflitto”, così il primo schiaffo lo abbiamo incassato.
“Game Over” aumenta il ritmo, giochi elettronici in binario stereo impattano l’ascolto, mentre Venturi dialoga con Marika Pontegavelli. Le atmosfere sono grevi, così il ritornello mentre l’amore viene analizzato in un contesto non banale.
Il brano più lungo dell’album si intitola “Schopenauer” ed ha una durata superiore ai nove minuti. Qui il lato progressivo della band è più evidente con cambi di ritmo e di umore. Il sound va a raschiare il calderone del Prog vintage, la storia viene amalgamata e riplasmata con la personalità elevata della band. Un balzo indietro nel tempo che farà la gioia dei fans accaniti del RPI (Rock Progressivo Italiano). Ritornano anche i vocalizzi sciamani di Venturi, noto appassionato e ricercatore del suono della voce. Toccante il frangente piano e voce mentre il pezzo si conclude in stile Area.
Voci si rincorrono e sovrappongono in “Madre Terra”, dove la creazione viene analizzata assieme alla nostra beneamata abitazione planetaria. Un analisi ancora una volta scura, che volge ad esaminare ciò che non funziona nella madre terra, malgrado ciò l’autore esprime l’amore incondizionato nei suoi confronti, fra ricordi e sensazioni. “Ologramma Vivo” ospita il sax di Emiliano Vernizzi, la formula della canzone è strutturata su un crescendo sonoro, Venturi decide di spostare il sound Thotemico in versanti Metal, questo per rendere ancora più incisivo il messaggio della sua poesia, la quale alterna ad esso spicchi sonori acustici e toccanti. Tutti i brani ascoltati sono di elevata caratura tecnico compositiva, ma “Ologramma Vivo” resta quello che più mi ha colpito, grazie ad un insieme equilibrato e mai banale.
Per “Luce Bianca” vale il discorso di “Game Over” mentre la sperimentazione e la ricerca proseguono imperterriti.
Ma veniamo alla title track “Selfie Ergo Sum”, qui risiede tutto quello che ho descritto sino ad ora, un sunto delle capacità e delle idee mentre il soggetto lirico lo abbiamo trattato a sufficienza. Musica per la mente, da ascoltare senza distrazioni per godere al meglio delle potenzialità.
“Bianco Orso” è fiabesco, una filastrocca cantilenante apre il movimento che si sviluppa in doppia vocalità maschile/femminile. Atmosfere antiche, quasi medioevali avvolgono l’ascolto, ennesimo esempio di ricerca e rispetto del passato.
Il disco si conclude con “Poesia Crepuscolare”, nomen omen.
Gli Altare Thotemico realizzano a mio modesto parere il loro migliore album, quello della maturazione artistica, della maggiore consapevolezza nelle proprie capacità. La forza del messaggio, l’irruenza e la determinazione necessitano anche di suoni ruvidi e questi a tratti fuoriescono al momento giusto, per il resto grande musica, Prog raffinato e vissuto. Gianni Venturi non smette mai di creare, scrivere ed interpretare, raro esempio di vero artista moderno che lotta contro i molini a vento di questa società che tenta solo di apparire.
L’immagine… MS.
 



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