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venerdì 4 settembre 2020

Marquette

 

MARQUETTE – Into The Wild
Progressive Promotion Records
Distribuzione: G.T. Music
Genere: Crossover Prog
Support: cd – 2020




La Germania si dimostra nel tempo una nazione molto attenta al fenomeno Rock, sia esso spaziale, che elettronico oltre che Progressivo. Una dedizione ed una cura che ha portato nel tempo a risultati importanti, tanto da renderla una delle nazioni più influenti in ambito Rock Progressivo. Famoso il genere Krautrock, punto di riferimento per moltissime altre band al mondo. Anche oggi sorgono di tanto in tanto nuovi progetti, a volte con componenti storici di altre band, questo è il caso del progetto Marquette, con il tastierista, chitarrista e compositore Markus Roth. Esso ha militato in gruppi come Horizontal Ascension, Force Of Progress, Flaming Bless e Mindmovie. Con loro ha toccato stili musicali come il Prog melodico, il Metal, il Jazz e la Fusion, e dal risultato di queste esperienze nasce proprio il gruppo Marquette. “Into The Wild” è il secondo album dopo l’esordio datato 2015  dal titolo “Human Reparation”. Il nuovo lavoro composto da otto brani, è ispirato alla vita di Christopher McCandless, che viaggia attraverso gli Stati Uniti con attrezzature minime e senza soldi, nel tentativo di diventare un tutt'uno con la natura, ma che invece trova una tragica morte nel deserto dell'Alaska. Storia e musica si pongono come un esempio della costante ricerca di se stessi, e della propria identità.
Con Roth suonano Sebastian Schleicher (chitarra, basso), Reiner Wendland (chitarra), Dennis Degen (batteria), Maurizio Menendez (voce), Robin Mock (sax) e Art Lip (tromba).
Atmosfere oscure accolgono l’ascoltatore in “No Answer”, inizio strumentale del viaggio basato su un lieve tappeto Metal Prog, un intro deciso e comunque ricco di cambi di tempo e buoni momenti di chitarra. Esso porta alla prima mini suite dell’album intitolata “Seven Doors”. Qui si può cogliere molta storia di Prog e Neo Prog, l’artista mette sul tavolo tutte le carte a sua disposizione, creando con stile e saggezza frangenti sonori gradevoli oltre che ricercati. Quasi un quarto d’ora di musica variegata concepita come fosse una colonna di un film. Nell’economia sonora, ancora le chitarre sono coloro che rendono di più, mentre le tastiere si accontentano spesso di fare da base su una ritmica buona senza sbavature. I tasti d’avorio si lanciano solo a tratti in brevi assolo che lasciano spazio anche al sax di Mock.
Più allegra “Criminal Kind”, prima canzone cantata rivolta verso il Jazz Prog, qui il basso disegna buone melodie, un momento funzionale e diretto. Tuttavia la musica dei Marquette è di certo ricercata, il mix di stili ne è la causa, in “Alexander Supertramp” ne abbiamo un altro tangibile esempio. Scale di note vengono sciolinate con veemenza lasciando improvvisamente spazio ad assolo più pacati e riflessivi, anche se in controtempo. Magia del Prog e chi lo segue mi ha di certo capito.
Una voce apre “Sensuality”, altra composizione impregnata sempre di quella nota malinconica che fa da canovaccio a tutto l’album. La tecnica sale, così la difficoltà esecutiva a dimostrazione anche di una preparazione ragguardevole dei singoli musicisti coinvolti. Il brano è in bilico fra Prog e Metal Prog. “Portait Of Men” si adagia nel pentagramma con leggiadria, altro brano cantato e comunque più riflessivo del contesto. Il Mellotron fa scorrere sulla pelle qualche brivido.
Il monolite delle tastiere resta, ma si aggiungono le chitarre distorte in “Poisoned Homeland”, altro momento ricercato, mentre l’album si conclude con la seconda mini suite, la title track  di quasi 20 minuti intitolata appunto “Into The Wild”.
In effetti il detto dulcis in fundo è proprio indovinato, ben si sposa in questo contesto mai banale e ricco di sorprese. Musica acustica si alterna a quella elettrica lasciando nella mente di chi ascolta più di un segno.
I Marquette sono ritornati con le idee ben chiare, ossia quelle di unire il Metal Prog al Neo Prog, un innesto che potrebbe sembrare al primo momento incongruente, ma che invece riesce a dare buoni frutti. Il Crossover Prog è proprio questo, di certo non digeribile per tutti i puritani del Prog, tuttavia anche qui risiedono buone idee e melodie. Un album da ascoltare più volte prima di essere metabolizzato a dovere, e che riesce a dare comunque sincere soddisfazioni. MS
 
 

5 commenti:

  1. Grazie Max per la grande recensione!

    Saluti Markus (Marchese)

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  2. Ciao Markus! Grande piacere. Sono io che ringrazio te per la musica. Complimenti.

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  3. Senza offesa, ma molto meglio la colonna sonora di Eddie Vedder nel film "into the wild" sulla storia dello stesso McCandless.

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  4. Due generi differenti. Certo la colonna sonora di Vedder (e la sua bella voce) hanno lasciato un bel segno.

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  5. La musica dei Vedder è geniale, non c'è dubbio. Ho messo in pratica per me stesso ciò che ho visto nel film e ciò che la vita di Chris McCandless ha scatenato in me. Quindi è una mia interpretazione personale e non una copia.

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