NONSOLO PROGROCK, blog di informazione musicale ed altro
a cura di MASSIMO SALARI
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domenica 9 agosto 2020
Logos
LOGOS – Sadako E Le Mille Gru Di
Carta
Andromeda
Relix – Pick Up records Genere:
Progressive Rock Supporto: cd – 2020
Chi
segue con attenzione il Rock Progressivo Italiano (RPI) probabilmente conosce il nome Logos. I
veronesi si formano nel 1996 suonando inizialmente cover di band quali Banco
Del Mutuo Soccorso ed Orme in primis. Ma la qualità compositiva della band ben
presto trova luce e spazio nell’album d’esordio “Logos” del 1999. Inizia la
carriera della band, sempre rispettosa dei suoni curati e raffinati del Progressive
Rock. Segue nel 2001 “Arsava”, altro album autoprodotto che porta il gruppo
all’attenzione dell’Andromeda Relix di Gianni Della Cioppa, la quale produce
nel 2014 il loro terzo album intitolato “L’Enigma Della Vita”, ottimamente
recensito dalla critica e ben accolto dal pubblico. Passo dopo passo, disco
dopo disco, i Logos maturano e portano avanti nel tempo il credo sonoro. Ad
oggi sono formati da Luca Zerman (voce, tastiere), Fabio Gaspari (voce, basso,
chitarra, mandolino), Claudio Antolini (piano, tastiere) e Alessandro
Perbellini (batteria). Il
cantato è in lingua italiana e racconta la storia triste di Sadako Sasaki,
bambina di Hiroshima che all’età di due anni durante la seconda guerra
mondiale, vede esplodere la bomba atomica nella sua città. 6 agosto 1945, ore
8:14 e 45 secondi del mattino. Riesce a salvarsi, ma ad 11 anni, dopo una
competizione sportiva, è colta da malore. La sentenza dell’ospedale è spietata:
leucemia. Ma Sadako non si arrende, conosce una leggenda giapponese che narra
“Chi piegherà mille gru con la tecnica degli origami, vedrà i propri desideri
esauditi”. La giovane inizia a piegare, ma purtroppo si fermerà a 644. Questo
simbolo di pace verrà portato a conclusione dai suoi amici e da tutti coloro
che sono rimasti colpiti dalla sua storia. L’artwork
che accompagna il concept è a cura dei Logos stessi e di Claudio Antolini,
essoracchiude le immagini delle opere
di Marica Fasoli e le foto di Jim Kleeman, Alberto e Nicolò Gaspari e Andrea.
All’interno anche la spiegazione degli origami e delle loro tecniche oltre che
ovviamente i testi delle canzoni. Nella
musica si avvalgono dell’ausilio di special guest, qui famosi nell’ambito come
Elisa Montaldo (voce in “Il Sarto”), Massimo Maoli (chitarra in “Sadako E Le
Mille Gru Di Carta”), Simone Chiampan (batteria in “Il Sarto”) e Federico
Zoccatelli (sax in “Paesaggi D’Insonnia”). Lo
strumentale “Origami In SOL-“ apre l’album con tastiere in evidenza, il sound è
di per se Prog al 100%, ampio, enfatico ed orecchiabile, un mix fra passato e
presente che sicuramente è la gioia degli estimatori. Esso conduce a “Paesaggi
D’Insonnia”, supportato da una ritmica importante come un certo Banco Del Mutuo
Soccorso esprime nei momenti strumentali in opere come “Darwin” o “BMS”. E poi
giunge l’apertura tastieristica che ci catapulta nel mondo di PFM, New Trolls,
Orme, in parole povere la storia è raccontata e tramandata. Undici minuti di
grande musica, elegante, dinamica e ben arrangiata. I
Logos preferiscono esibirsi in brani lunghi, dieci minuti è la durata di “Un
Lieto Inquietarsi”, fuga strumentale in partenza e musica per la mente a
seguire. Il più breve ha la durata di sei minuti e richiama il sound dei Procol
Harum, una dolce canzone impreziosita dalla voce di Elisa Montaldo intitolata
“Il Sarto”. Il canto che si incrocia fra l’uomo e la donna ha sempre il suo
grande fascino, la riuscita è assicurata. Altra
mini suite è “Zaini Di Elio”, un fantastico racconto sonoro. “Gonfiarsi di
odori e di colori affondando le dita nel bordo dei cieli”, le parole narrano
alla perfezione le sensazioni provate all’ascolto, una musica ampia, senza
tempo che è incastonata nel dna del Prog. In
conclusione la vera suite, il brano portante, ossia “Sadako E Le Mille Gru Di
Carta”. Quasi ventidue minuti di grandemusica. La tristezza dell’argomento “morte” esalta ancora maggiormente
l’ascolto di note che spesso già da sole hanno la capacità di farci scorrere
una lacrima sulla guancia il tutto fra nostalgia sonora e brividi. I
Logos hanno avuto il coraggio di trattare un concept forte, lo hanno fatto con
rispetto ed amore, riportando in terra Sadako, una bambina come tante che per
la stupidità umana non è potuta diventare donna. Anch’io alla fine del disco ho
provato a fare una gru di carta, perdonami Sadako, non sono stato bravo, non ho
grande manualità, ma voglio mettere questo risultato fra i miei dischi vicino a
i Logos così anche tu, come la musica, resterai per sempre nel mio cuore. MS
Ottime sezioni musicali,musicisti preparati e composizioni ben articolate.Come spesso accade ne prog italiano,le parti vocali risultano fastidiose e a tratti stridenti
Ciao Saldec. Si, sappiamo che il cantato non è il forte del RPI in generale. Qui siamo alla sufficienza, ho sentito anche di molto peggio. Grazie per il tuo commento.
Anche se l'impegno da parte nostra è stato massimo, prendiamo le osservazioni fatte come spunto e motivo di ulteriore crescita. Grazie per la bella recensione e i feedback. Luca e i LogoS
Ciao Luca, grazie a te per la musica! Un disco ed una storia che non passerà inosservata. Come dicevo a Saldec, la voce è un problema annoso che risale agli anni '70, salvo pochi casi (Francesco Di Giacomo, Demetrio Stratos, Aldo Tagliapietra, Luciano Regoli, Nico Di Palo e pochi altri). Non è a mio avviso questione di cristallinità o di saper andare su chissà quali scale alte, bensì di personalità. Per fare esempi Prog guarda Fish dei Marillion, non è una gran voce ma ha la sua autenticità espressiva, oppure un Neal Morse, altro caso di buona interpretazione pur non essendo dotato di chissà quale estenzione. In fin dei conti sappiamo che la voce è uno strumento. Il vostro caso non è poi così drammatico, per me siete nella media, certo è migliorabile (come tutte le cose ovviamente). Rinnovo i complimenti per un lavoro fresco e sentito, in questi giorni sta girando spesso nel mio impianto stereo. Grazie.
Ciao Max. È vero, è un problema che affligge il prog italiano da sempre, inutile negarlo o nascondere la cosa. Il genere mediamente fa leva e punta sulle parti strumentali, le parti suonate hanno un peso importante su tutto l'insieme... Un cantante che si rispetti giustamente vuole cantare, e, a meno che questo non sia anche un musicista, in contesti come il nostro o di altri colleghi, fa sempre fatica a trovare collocazione... Sono rarissimi i casi in cui voce e carisma importante convivono e accettano spazi e contesti marginali... Ripeto, giustamente il cantante vuole cantare... Da questa problematica nasce purtroppo la scelta di band come la nostra di cantare non per scelta ma per necessità... Solo strumentale? Anche questa è una scelta, ma noi non la condividiamo. In ogni caso grazie ancora per la tua recensione, che in tutta sincerità ho apprezzato moltissimo, per il taglio che hai dato e il cuore che ci hai messo. Sulle voci ci lavoreremo ancora di più.... promesso... :-) un caro saluto e grazie! :-)
Grazie a voi! Ma guarda che per me la voce va bene anche così, come vedi in recensione non ne ho parlato. Come tutte le cose che facciamo in vita sono migliorabili, è normale. Aspetterò con curiosità il vostro prossimo lavoro (ma mai avere fretta, i tempi li decide chi ha l'ispirazione, ossia l'artista e nessun altro), intanto godo di questo che è veramente notevole. Buon ferragosto.
Salve, riguardo la vocalità è un problema che affligge solo le band italiane. Questo va detto. Tutto il prog che proviene dall'estero, anche cantando molto poco, hanno voci efficacissime o perlomeno ascoltabili. Una band italiana con una grande capacità strumentale (e ce ne sono molte) nel momento in cui interviene la voce, si percepisce immediatamente un decadimento della composizione, e questo è un male soprattutto per chi ascolta. IVANO. Grazie e cordiali saluti
Ciao Ivano! Si, infatti abbiamo detto questo, è un problema italiano. Non che all'estero siano tutti bravi ovviamente, ma la percentuale di cantanti non all'altezza in Italia è davvero alta. Ti auguro un buon ferragosto.
Hai ragione Paolo. Il risultato è quello che conta, ed è un disco che emoziona in molti passaggi. In Italia c'è sempre buona musica, basta saperla cercare e dedicargli attenzione all'ascolto.
La parte cantata e essenzialmente uguale a quella strumentale. Non accetto le parole del componente dei Logos riferendosi ad una maggiore importanza della componente strumentale nel prog. Purtroppo solo in questo strano paese un cantante accettabile dovrebbe anche suonare, cosi da sentirsi a pieno agio nel gruppo. Di Giacomo andava dietro le quinte quando c'erano lunghe parti strumentali. Ho fatto l'esempio del Banco, ma ce ne sono a decine di vocalist che fanno cosi.
Ottime sezioni musicali,musicisti preparati e composizioni ben articolate.Come spesso accade ne prog italiano,le parti vocali risultano fastidiose e a tratti stridenti
RispondiEliminaCiao Saldec. Si, sappiamo che il cantato non è il forte del RPI in generale. Qui siamo alla sufficienza, ho sentito anche di molto peggio. Grazie per il tuo commento.
EliminaAnche se l'impegno da parte nostra è stato massimo, prendiamo le osservazioni fatte come spunto e motivo di ulteriore crescita. Grazie per la bella recensione e i feedback. Luca e i LogoS
EliminaCiao Luca, grazie a te per la musica! Un disco ed una storia che non passerà inosservata. Come dicevo a Saldec, la voce è un problema annoso che risale agli anni '70, salvo pochi casi (Francesco Di Giacomo, Demetrio Stratos, Aldo Tagliapietra, Luciano Regoli, Nico Di Palo e pochi altri). Non è a mio avviso questione di cristallinità o di saper andare su chissà quali scale alte, bensì di personalità. Per fare esempi Prog guarda Fish dei Marillion, non è una gran voce ma ha la sua autenticità espressiva, oppure un Neal Morse, altro caso di buona interpretazione pur non essendo dotato di chissà quale estenzione. In fin dei conti sappiamo che la voce è uno strumento. Il vostro caso non è poi così drammatico, per me siete nella media, certo è migliorabile (come tutte le cose ovviamente). Rinnovo i complimenti per un lavoro fresco e sentito, in questi giorni sta girando spesso nel mio impianto stereo. Grazie.
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RispondiEliminaCiao Max. È vero, è un problema che affligge il prog italiano da sempre, inutile negarlo o nascondere la cosa.
RispondiEliminaIl genere mediamente fa leva e punta sulle parti strumentali, le parti suonate hanno un peso importante su tutto l'insieme...
Un cantante che si rispetti giustamente vuole cantare, e, a meno che questo non sia anche un musicista, in contesti come il nostro o di altri colleghi, fa sempre fatica a trovare collocazione...
Sono rarissimi i casi in cui voce e carisma importante convivono e accettano spazi e contesti marginali...
Ripeto, giustamente il cantante vuole cantare...
Da questa problematica nasce purtroppo la scelta di band come la nostra di cantare non per scelta ma per necessità...
Solo strumentale? Anche questa è una scelta, ma noi non la condividiamo.
In ogni caso grazie ancora per la tua recensione, che in tutta sincerità ho apprezzato moltissimo, per il taglio che hai dato e il cuore che ci hai messo.
Sulle voci ci lavoreremo ancora di più.... promesso... :-) un caro saluto e grazie! :-)
Grazie a voi! Ma guarda che per me la voce va bene anche così, come vedi in recensione non ne ho parlato. Come tutte le cose che facciamo in vita sono migliorabili, è normale. Aspetterò con curiosità il vostro prossimo lavoro (ma mai avere fretta, i tempi li decide chi ha l'ispirazione, ossia l'artista e nessun altro), intanto godo di questo che è veramente notevole. Buon ferragosto.
RispondiEliminaSalve, riguardo la vocalità è un problema che affligge solo le band italiane. Questo va detto. Tutto il prog che proviene dall'estero, anche cantando molto poco, hanno voci efficacissime o perlomeno ascoltabili. Una band italiana con una grande capacità strumentale (e ce ne sono molte) nel momento in cui interviene la voce, si percepisce immediatamente un decadimento della composizione, e questo è un male soprattutto per chi ascolta. IVANO. Grazie e cordiali saluti
RispondiEliminaCiao Ivano! Si, infatti abbiamo detto questo, è un problema italiano. Non che all'estero siano tutti bravi ovviamente, ma la percentuale di cantanti non all'altezza in Italia è davvero alta. Ti auguro un buon ferragosto.
RispondiEliminaGrazie LogoS, disco ineccepibile, tastiere straordinarie... Si intuisce il lavoro e la passione, credo che alla fine conti questo
RispondiEliminaHai ragione Paolo. Il risultato è quello che conta, ed è un disco che emoziona in molti passaggi. In Italia c'è sempre buona musica, basta saperla cercare e dedicargli attenzione all'ascolto.
EliminaLa parte cantata e essenzialmente uguale a quella strumentale. Non accetto le parole del componente dei Logos riferendosi ad una maggiore importanza della componente strumentale nel prog. Purtroppo solo in questo strano paese un cantante accettabile dovrebbe anche suonare, cosi da sentirsi a pieno agio nel gruppo. Di Giacomo andava dietro le quinte quando c'erano lunghe parti strumentali. Ho fatto l'esempio del Banco, ma ce ne sono a decine di vocalist che fanno cosi.
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