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domenica 26 luglio 2020

Monjoie

MONJOIE- Love Sells Poor Bliss For Proud Despair
Lizard Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: cde – 2020



Ritornano i liguri Monjoie e lo fanno proseguendo il cammino intrapreso nel 2018 con  “And In Thy Heart Inurn Me” (Lizard Records), quello della poesia e del romanticismo inglese dettato da poeti come John Keats, Percy Bysshe Shelley e George Byron. Arte grafica, poesia, musica, sono muse che quando si incontrano danno inesorabilmente vita ad emozioni intense. Fa piacere nel 2020 incontrare ancora chi ama la bellezza e la eleva al giusto piano dell’ importanza.
I Monjoie in questo nuovo capitolo della loro esistenza sono Alessandro Brocchi (voce, chitarra, tastiere, tampura), Valter Rosa (chitarra, bouzuki), Davide Baglietto (flauti, tastiere, Musette del berry), Alessandro Mazzitelli (basso, tastiere, percussioni), e Leonardo Saracino (batteria, percussioni). Nel corso del lavoro si avvalgono dell’ausilio di special guest del calibro di Edmondo Romano (sassofoni e clarinetti), Fabio Biale (violino), Matteo Dorigo (ghironda), Alessandro Luci (basso), Simona Fasano (voce recitante) e Lorenzo Baglietto (Musette del berry).
La musica proposta è viatico di culture differenti associate a tempi distinti, fra passato e presente, lingua inglese antica e mondo greco passato, il tutto rivisitato anche in chiave Rock Progressivo.
L’edizione cartonata supporta il libretto interno con i testi, mentre il dipinto della copertina è ad opera di Giovanni Pazzano. La musica è scritta da Alessandro Brocchi eccetto per “A Dirge” (Davide Baglietto) e “To Night” (Valter Rosa).
Inizia la suite “Ode On A Grecian Urn”, suddivisa in cinque parti. Il mellotron è lo strumento più adatto per far tornare indietro l’ascoltatore alle sensazioni passate, in “Part1: Thou Still Unravish’d Bride Of Quietness” un suono lo catapulta verso la fine degli anni ’60 quando Moody Blues e Procol Harum compongono opere d’arte. Il whistle completa l’operazione.
Tampura, solina strings, basso fretless coronano il suono di “Part 2: Heard Melodies Are Sweet But…” , cantato anche in questo caso da Brocchi. Ancora strumentazioni d’epoca in “Part 3: Ah, Happy, Happy Boughs!”, questa volta si possono incontrare la ghironda, musette del berry (cornamusa del centro della Francia), l’harmonium , il bouzuki e la tampura (chitarra indiana). Eppure il tutto assume un connotato Neo Prog stampo Marillioniano di primi anni ’80, quando Fish e soci si divertono ad entrare nel folclore antico inglese. Le atmosfere restano sempre pacate, anche in “Part 4: Who Are These Coming To The Sacrifice?”, una ballata delicata da ascoltare ad occhi chiusi. La conclusiva “Part 5: OdeOn A Grecian Urn” è impreziosita dal sax di Edmondo Romano (Eris Pluvia, Avarta, Orchestra Bailam, Ancient Veil) ed ha connotati più moderni, se così vogliamo definirli rispetto quanto ascoltato sino ad ora. La bellezza prende il sopravvento.
Sulla poesia di Percy Bysshe Shelley giunge “Mutability”, il violino di Biale dona al complesso un aurea sognante, mentre il crescendo sonoro completa l’opera enfatica. “To Night” si rivolge più alla formula canzone, invece “A Lament” mostra i Monjoie più progressivi riguardante sia la ricerca sonora che compositiva. Tutto ciò tuttavia non comporta una complessità strutturale elevata, l’ascolto è semplice, congiunto a passaggi gradevoli e mai complessi. “The Flower That Smiles To-Day” prosegue il sentiero senza ulteriori diramazioni, mentre un pianoforte apre “A Dirge”, un accesso a ritroso nel tempo grazie alle coralità oltre che all’utilizzo stesso dell’harmonium e del musette del berry. Il disco si conclude nella poesia di George Byron in “She Walks In Beauty”.
Bellezza e cultura si sposano perfettamente in questo lavoro dove il tempo gioca un ruolo fondamentale, come in una sorta di elastico che ci trascina da un capo all’altro della sua massima estensione. Bungee jumping progressivo, semplicemente belle emozioni. MS


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