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mercoledì 22 luglio 2020

Barbara Rubin

BARBARA RUBIN – The Shadows Playground (Piano Works)
Autoproduzione – Neraluce Studio
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2020


 

Il mondo del Progressive Rock Italiano dalla sua nascita risalente circa al 1970 ha avuto prettamente un pubblico maschile. Questo non per sessismo o quant’altro, il dato si può semplicemente estrapolare dalla media mondiale di persone che ascoltano o suonano il Rock in senso generale, sono molti di più gli uomini. Il perché è difficile da interpretare, molto probabilmente (ma è solo un mio modesto parere) è dato dal fatto che il Prog con i suoi cambi repentini di tempo e di stile, destabilizza molto l’ascoltatore, mentre la donna non ama sentirsi destabilizzata. Probabilmente non è neppure così, ma una verità di fondo esiste, ossia il dato della percentuale uomini-donne. Il PRI dunque viaggia su percentuali analoghe a quelle di chi ascolta il Rock, e le protagoniste più note si contano veramente sulla punta delle dita, a partire da Silvana Aliotta dei Circus 2000 a Jenny Sorrenti (sorella di Alan Sorrenti) dei Saint Just, oppure Donella Del Monaco (Opus Avantra) o la bravissima Sophya Baccini.
Tuttavia le nuove leve oggi ci sono, internet negli anni ha aperto un mondo anche a chi non ha avuto la possibilità di documentarsi su tutto, molta nuova gente si è accostata a questa musica e in alcuni casi anche con risultati soddisfacenti (quasi mai di vendite, ma questo è un discorso a parte).
Ho avuto la fortuna di ascoltare la pavese Barbara Rubin nel suo disco d’esordio “Under The Ice”, nel 2009 apprezzandola anche nei ProgAwards, li ho conosciuto un artista sensibile e dotata. Posso anche definire Barbara Rubin una “one woman band” in quanto autrice di tutte le liriche, musiche e strumentazioni. Lei suona dalla viola al violino, pianoforte, synth, chitarra, basso e batteria. Un artista totale che si getta anima e corpo nella propria musica.
Nel 2017 realizza assieme a Simona Sottocornola l’ep “Luna Nuova”, un progetto di tre canzoni riguardante la violenza sulle donne, argomento sempre poco trattato e che più spesso andrebbe approfondito, soprattutto nei nostri tempi. L’ep contiene il brano strumentale “Gradalis”, “Luna Nuova” e “Libera”. Il primo si concentra in un movimento piano/violino toccante e d’effetto, tanto che le parole non servono per estrarre dalla mente le sensazioni che si provano sull’argomento. Il secondo mette in evidenza la voce limpida di Barbara, arie scure come certi Anathema sono riusciti ad esporre attraverso voce e piano. “Libera” è più canzone rispetto le precedenti, con un ritornello davvero d’effetto, un ep che mostra Rubin con le idee ben chiare.
Ma veniamo a “The Shadows Playground”, nove nuove canzoni che mettono alla luce storie, viaggi e riflessioni raccolte dall’artista nel corso della vita. Giochi di chiaro scuro si palesano nelle foto ad opera di Simona Sottocornola contenute nell’artwork, così come la musica che riesce a rappresentare. Anche in questo nuovo lavoro come in “Under The Ice”, Rubin si coadiuva dell’aiuto di Andrea Giolo alla voce. Il cantato è in lingua inglese e dona all’ascolto quel tocco di internazionalità che non guasta mai.
“Endless Hope” non può che aprirsi con voce e piano, un giro armonico lento e malinconico che ha l’onere di entrare nel cuore di chi ascolta. Una fase intima di solitudine che l’artista non esita a manifestare, l’enfasi successivamente cresce con l’ingresso del violino e la voce di Andrea Giolo. Più struggente “Seven” una goccia scura nel mare del sentimento. Effetti vocali rendono il brano “progressivo”.
“La Maddalena” racconta la storia del viaggio di Maria verso il sud della Francia, la storia con Gesù e le sensazioni provate. “Clouds” è un breve interludio voce e piano che rivolge uno sguardo verso il cielo (come direbbero le Orme) quando le nuvole disegnano figure che la nostra mente riesce con fantasia ad interpretare, in questo caso il volto della mamma di Barbara. La title track è profonda, quasi una ballata in stile Branduardi, quello più toccante. Giungono ora i tre brani conclusivi ispirati dal romanzo “Heresy” di Hais Timur, il primo si intitola “Sleeping Violin” ed ovviamente lo strumento a corda è il protagonista non soltanto del brano ma anche della passione musicale di Rubin in generale, sin dai suoi albori artistici. E’ musica immaginifica, quasi cinematografica, una colonna sonora melodiosa e classica. Lo strumentale di quasi sette minuti risulta essere uno dei punti più alti dell’intero album.
Le belle sensazioni proseguono in “La Ballata Degli Angeli”, dove l’artista vibra assieme al proprio violino e rilascia fantastici momenti di quiete. “Helen’s Word” chiude il viaggio sonoro con classicismo e sentimento, grazie anche all’intervento soprano di Veronica Fasanelli.
“The Shadows Playground (Piano Works)” è un disco ben realizzato, inciso bene e soprattutto sincero. Di esso ne esiste anche la versione vinilica.
Nella cover l’artista ci porge il Graal, un gesto che richiama Maria Maddalena e le donne  in generale, un messaggio che fuoriesce da uno sfondo scuro, un richiamo, un tentativo di augurarsi il meglio per una nuova alba, così lo interpreto, malgrado oggi le cose non vadano sempre per il verso giusto (così interpreto lo scuro). Prosit Barbara e grazie per la tua arte progressiva, sicuramente questa ti aggiunge fra le donne più influenti del nostro Progressive Rock, considerando poi le annesse difficoltà nel barcamenarsi autonomamente. Fortemente consigliato. MS

  

 
 
 


2 commenti:

  1. Barbara è un artista che da voce e musica alla sua anima.

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  2. Si. Lo fa in maniera sincera, il risultato arriva e si sente a pelle.

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