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mercoledì 13 novembre 2019

Nefesh


NEFESH – Panta Rei
Sliptrick Records /Dead Pulse
Genere: Alternative Metal
Supporto: cd – 2018


Le Marche sono un regione italiana davvero ricca di sorprese, grandi paesaggi, ottima cucina e buon vino, può a questo punto mancare la musica? Certamente no, ed essa è rappresentata al meglio da numerosi progetti e generi musicali differenti. In ambito Metal e dintorni ad esempio, la regione è più che coperta, con un numero consistente di band attente al movimento musicale e realizzatrici di prodotti di buona qualità oltre che di personalità. Per i più curiosi di voi le band che ci sono vengono trattate nel mio ultimo libro “Metal Progressive Italiano” (Arcana). La scena quindi non esula di sperimentazione, ed i Nefesh ne sono una prova tangibile.
Sono formati da Luca Lampis (chitarra, voce, testi), Michele Baldi (batteria), Stefano Carloni (tastiere), Paolo Tittarelli (voce) e Diego Brocani (basso) per suonare una musica difficile da etichettare tanta la ricerca in esso contenuta. Il loro potremmo definirlo Progressive Melodic Death Metal oppure semplicemente Alternative Metal. Tuttavia non è importante l’etichetta, tanto quanto far capire il concetto di passione per la ricerca che i musicisti in analisi prodigano nei confronti della musica. “Panta Rei” è il terzo album da studio dopo “Shades And Lights” (2011 – Necrotorture)” e “ Contaminations (2014 – Revalve)”.
Non soltanto complessità strutturale nelle canzoni, ma anche ricerca per i testi, dove in analisi si trova l’ “Io”, ossia l’individuo ed i suoi aspetti. L’argomento è spesso trattato anche da gruppi Progressive Rock, come ad esempio lo “Zarathustra” dei Museo Rosenbach o l’ ”Io Come Io” de Il Rovescio Della Medaglia negli anni ’70.
Anche l’album è suddiviso in maniera non banale, con tre suite centrali, un “Outro” ed un “Intro” rovesciati nell’ordine di ascolto. Le tre trilogie narrano le vicissitudini dell’ ”Io” a partire dagli attacchi di panico sconfitti con il tempo dopo accurate analisi interiori nella prima suite. La seconda presenta l’individuo pronto anche ad aprirsi agli altri, al “Voi” e al “Tu” anche se in maniera titubante, mentre nella terza è la volta della possibilità di unirci tutti in uno speranzoso “Noi”.
Il cantato è sia in lingua italiana che in inglese.
Spiegano i stessi Nefesh nella biografia: “La fine, “Intro”, si rivelerà essere l’inizio di tutto il percorso connessa alla prima traccia e i punti di riferimento si spostano un po’ dando una percezione diversa della realtà e seguendo questo inizio che riporta alla traccia 1 e quindi alla 2 si
riinizia il disco e quindi il viaggio.”.
Si comincia dunque con “Outro (Preludio Al Ritorno)”, i suoni lisergici e vocalizzi di origine sciamana, l’atmosfera scura e sofferente si cala immediatamente sull’ascolto. Giunge violento il Death Metal con stop & go ritmici e una voce davvero in grande spolvero in “Trilogia Il Ritorno”, grazie alla propria duttilità a seconda delle situazioni. Tastiere fanno da sfondo donando al tutto profondità e soggezione per un qualcosa che può sempre accadere di non molto rassicurante. Il suono si spezza per dare spazio ad un flebile piano per poi ripartire con volumi alti e grida. Un altalenarsi di emozioni che ben descrivono i testi in analisi. Infatti nel momento della libertà dell’individuo tutto diventa più intimistico, sparisce il Death ed il Metal per lasciare campo ad un nostalgico pianoforte, arpeggi di chitarra acustica e voce. La prima suite si conclude con un Metal più rassicurante in “The Hidden Sun”, palestra per le doti tecniche dei singoli componenti. Il finale è decisamente Prog nelle chitarre.
Dopo il “(Preludio Al Divenire)” giunge la seconda suite “Trilogia: Il Divenire” che si apre con un Death Metal di stampo più classico aperto a scelte canore variegate. “Vite Condivise” è un brano in formula canzone, cantato in italiano e facile da memorizzare. “Play Stay” procede l’operazione in maniera elettrica, ma la sostanza emotiva non varia, accresce invece la prova vocale di Tittarelli e gli assolo di chitarra. Molto interessante anche l’alternarsi di testi in inglese ed  italiano.
Dopo “(Preludio Al Risveglio)” inizia la terza suite intitolata “Trilogia: Il Risveglio”. Sferzate Metal e dialoghi spezzati da ritmiche ansiose colgono immediatamente l’ascolto. “Costellazioni” ritorna nei territori più sentiti e rassicuranti della canzone, comunque gridata e sentita. Con “A New Inner Vision” si hanno parvenze di Celtic Frost era “Into The Pandemonium”, degna conclusione della trilogia che tuttavia vede porre la parola fine con “Intro”.
La musica dei Nefesh si può semplicemente sintetizzare con immagini caleidoscopiche, colori e forme che si susseguono cambiando di volta in volta, lasciando sempre adito allo stupore, e oggi più che mai ne abbiamo bisogno come l’aria. MS


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