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lunedì 18 novembre 2019

Ibridoma


IBRIDOMA - City Of Ruins
Punishment 18 Records
Genere: Heavy Metal
Supporto: cd – 2018


Il Metal in Italia gode di un seguito sufficientemente numeroso, relegato comunque ad un pubblico di nicchia, curioso e ferrato sull’argomento. Il fans così come l’artista stesso è esigente e ogni disco che esce è sempre molto curato lasciando poco al caso. Nel termine Heavy Metal si aggirano davvero tanti ingredienti, Death Metal oltre che Power Metal con melodie gradevolmente assimilabili e massicce. In questo siamo molto bravi.
La band Ibridoma è marchigiana, altra regione molto attenta al fenomeno Metal, precisamente di Macerata e si forma nel 2001. Nutrita la discografia fatta di sette dischi da studio fra ep e full length compreso questo “City Of Ruins”. Sin dai primi movimenti la band riceve consensi, partecipa a diversi concorsi aggiudicandosi anche nel 2004 il primo premio al "Rock Around The Road”. Buona anche l’attività live con partecipazioni a date assieme a gruppi storici come  The Dogma, Uli Jon Roth (Scorpions), Richie Kotzen (ex Poison / Mr. Big), Rigo Righetti e Roby Pellati (Ligabue), Linea 77, Theatre Of The Vampire e Necrodeath.
Sono formati da Chriastian Bartolacci (voce), Marco Vitali (chitarra), Sebastiano Ciccale' (chitarra), Leonardo Ciccarelli (basso) e Alessandro Morroni (batteria). Nel loro sound trapelano alcune inevitabili influenze, come ad esempio quelle dei maestri Judas Priest o i Saxon, tuttavia nel complesso la band gode di ottima personalità. La ritmica si evidenzia lubrificata e funzionante sin dall’iniziale “Sadness Comes”, canzone potente e narrata dall’ottima voce di Bartolacci. Anche in questo noi italiani siamo molto bravi, la voce è sempre un valore aggiunto, a differenza del Progressive Rock italiano dove nella media le interpretazioni sono scadenti. I brani sono molto orecchiabili, mantenendo alta l’adrenalina, come nel caso di “Evil Wind”, dove la band mostra i muscoli.
“T.F.U.” potrebbe trattarsi del singolo dell’album, molto diretto e semplice. Buono il solo di chitarra che dona all’ascolto il momento da assaporare dondolando la testa al suo incedere, si sa che nel Metal questo sistema è quello più adatto per poter godere al meglio della musica.
“Di Nuovo Inverno” è cantato in due lingue, l’inglese e l’italiano, una scelta simpatica che relega all’ascolto una curiosità in più. Qui c’è una ritmica più pacata ed un ritornello semplice da ricordare, la musica deve essere anche questo, alla fine qualcosa deve sempre rimanere nella memoria di chi ascolta. Le chitarre disegnano riff nervosi in stile Radiohead primi anni ’90. La title track alza il tiro e si presenta più Power e cadenzata, da cantare in sede live assieme alla band. Si entra nel contesto NWOBHM (New Wave Or British Heavy Metal) con “Angels Of War”, qui si ciondola in riff granitici. Più Savatage style “My Nightmare”, la band è sempre coesa nelle ritmiche e nell’incedere.
“Fragile” prosegue il cammino senza togliere o aggiungere nulla a quanto detto, per giungere a “Terminator”, più sferzante ed elettrica. L’album si conclude con l’acustica “I’m Broken”, canzone dall’ampio respiro e di una gentilezza carezzevole.
Gli Ibridoma dimostrano ancora una volta il buono stato di salute del genere che continua imperterrito a far uscire dischi di buona qualità. Oggi è sempre più difficile imbattersi in un brutto disco, le registrazioni sono sempre ottime grazie alla tecnologia e le canzoni sempre orecchiabili, anche se viene a mancare il capolavoro dettato dall’incoscienza di osare nuove soluzioni. Forse noi italiani dovremmo sforzarci di più sotto questo aspetto, anche se non necessariamente ci si deve evolvere, spesso basta godere di ciò che si ha, e i Ibridoma non so se lo sanno, ma lo fanno. Bel disco. MS

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