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venerdì 22 novembre 2019

Alexander Layer


ALEXANDER LAYER – Huginn Muninn
Virtuoso Records – Elevate Records
Genere: Virtuoso Strumentale
Supporto: ep – 2019


Huginn è il pensiero mentre Muninn è la memoria, entrambi sono i corvi del dio Odino che vagano sulla terra a riportare informazioni al loro padrone. Con queste tematiche mitologie Norrene e Celtiche, la musica del virtuoso chitarrista Alexander Layer si presenta per la seconda volta al pubblico dopo il recente debutto del 2018 intitolato “Fenrir”.
Alexander Layer è il nome d’arte di Alessandro De Fusco, giovane chitarrista diplomato al V°anno di chitarra classica e solfeggio, studente Lizard Accademy di Roma. Amante dell’Heavy Metal riesce a miscelare la sua passione al neo classico per un risultato che mette in evidenza tutte le sue qualità tecniche con una piccola dose di Progressive Metal.
L’edizione fisica del disco completamente strumentale è elegante e cartonata, contenente l’esaustivo libretto che accompagna il cd narrante le vicissitudini dei brani e cosa vogliono rappresentare. Foto centrale tutta pagina dell’artista e i credits rifiniscono il tutto. L’artwork con i corvi è ad opera di Antonella Panico, mentre il booklet è materia di Simona Guerrini. Tengo a sottolineare una volta tanto,  che le scritte si leggono! La line up oltre che dal chitarrista Alexander Layer è formata da Francesco Coia (basso), Michele Milano (batteria) e Francesco Cipullo (tastiere).
“Huginn Muninn” è composto da sette tracce per un totale di venticinque minuti di musica, ad iniziare dall’intro tastieristico di “Hugr And Munr”. Il corvo non è soltanto un simbolo di morte, ma un vero e proprio animale intelligente tanto che Odino ne fa appunto proprio messaggero. Nella mitologia del nord esiste anche una forte e bellissima donna chiamata Valchiria, ed eccola decantata nel vero primo brano dell’album intitolato “Valkyrie”. Una cavalcata Metal dall’inizio roboante e forsennata come il galoppo di un cavallo in corsa, per poi aprirsi in sonorità ariose e sostenute.
I corvi cominciano a svolazzare attorno al mondo e a riportare notizie in “Grimnismal, altrimenti detto  «Discorso di Grímnir», quarta composizione della Ljóða Edda, raccolta di poemi su argomenti mitologici scritti fra il il IX e l'XI sec.. Tastiere dal suono mellotron ricoprono coralità, mentre la chitarra alterna passaggi tecnici ad emotività.
“Kenning” presenta il lato più malleabile dell’artista, canzone che ha una melodia incentrata sulla dolcezza, orecchiabile e diretta. “Hrafnaguò” è il brano più lungo dell’album grazie ai suoi cinque minuti abbondanti di musica. Qui si manifesta l’aspetto più Metal Progressive del giovane chitarrista, alcune tastiere rimandano ai primi Dream Theater, mentre il sound è incentrato su cambi di tempo, davvero notevole il lavoro della sezione ritmica. Il brano è spezzato nel finale, lasciando adito a riff di matrice celtica.
Chitarra classica in “Hugins Vör”, una ballata dal sapore nordico, sembra quasi che i polmoni si riempiono d’ aria umida e fredda durante l’ascolto che avviene ad occhi chiusi, perché l’enfasi strutturale tende a farci reagire in questo modo incontrollato.
Il disco si conclude con l’energica “òdinn”, altra cavalcata epica e comunque non troppo roboante, dove il chitarrista si diverte ad eseguire passaggi in stile J.Y.Malmsteen..
La musica di Alexander Layer ha un grande pregio, quello di non perdersi in inutili elucubrazioni, la tecnica si ma non asfissiante, e soprattutto tanto cuore. Talento da tenere d’occhio. MS

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