TWELVE
BACK STONES – Becoming
Vrec
Distribuzione:
Audioglobe
Genere:
Rock/Hard Rock
Supporto:
cd – 2019
I
Twelve Back Stone sono un progetto del
pesarese Giacomo Magi, in arte Jack Stone. Il cantante fonda il gruppo nel 2012
assieme a Matteo Giommi (chitarra), Michele Greganti (chitarra, cori), Fabrizio
Raffaeli (basso, cori) e Fabrizio Ricci (batteria). Nel 2015 esce il primo
lavoro ufficiale, in questo caso trattasi di un ep dal titolo “Lost In
Paradise”. Il sound proposto è un Hard Rock sanguigno d’ispirazione americana
prodotto da Pietro Foresti (Tracil Guns, Scott Russo). Un piacere per la vista
il libretto che accompagna il disco con testi e foto, si alternano pagine color
oro e scritte nere con altre di scritte oro su sfondo nero.
Il
potere dell’Hard Rock e del Rock stesso, è quello di saper bloccare il tempo ed
iniettarti una gran dose di adrenalina dentro, ma aggiungo io anche di
staccarti dalla realtà, farti vivere un momento onirico ad occhi aperti,
tradotto in poche parole, far star bene.
E
allora riff e subito chitarre elettriche infuocate con “Liar”, anticipo anche
che questo album è ricco di potenziali singoli e “Liar” ne è proprio uno a mio
modo di vedere. Sonorità rodate, quelle su cui il Rock ci ha costruito sopra un
regno, solidi basi care a tutti gli amanti del genere, brevi assolo di chitarra,
coralità e ritornelli da cantare e facili da ricordare. Perfetto esempio è
“Black Rose”.
Il
volume andrebbe alzato all’ascolto di “On The Road”, nomen omen, da seguire
durante un viaggio come compagnia, e che compagnia di sicuro non si dorme! I Twelve
Back Stones dimostrano d’ aver assimilato nel proprio dna l’essenza del Rock
proprio come stile di vita, tutto sgorga in maniera molto naturale e sincera,
per questo motivo riesco a capire il
concetto senza neppure conoscere gli artisti stessi.
Mi
piace la prova vocale di Jack Stone perché non esagera ed il cantato in lingua
inglese è buono. Ci sono ovviamente anche gli immancabili brani che spezzano
l’ascolto in ballate o semi-ballate, come ad esempio “Whiskey And Flower” o la
conclusiva “Anytime”.
“Drive Crazy” è una via di mezzo fra ballata e
mid tempo, divertente da cantare con un
bel solo di chitarra. Proprio questo mi da l’occasione per consigliare alle
nuove leve un andamento che vedo sempre meno presente, ossia, aggiungere al
brano un assolo seppur breve di un qualsiasi strumento, ciò rende l’ascolto più
variegato e fa si che l’attenzione non vada mai scemando con la noia durante il
proseguo dell’ascolto monotematico. Vedo molte band fare dischi costruiti
soltanto su riff, questo è penalizzante. Ma torniamo ai nostri pesaresi e a
“Stars”, altro brano che ha le potenzialità di un singolo, seppure trattasi
d’esordio, il gruppo la sa lunga. Adrenalina a mille con “Take Me Higher”,
brano che dal vivo dev’essere qualcosa di potente. “Mother” ha gli anni ’80
dentro mentre “Wild Sun” lascia l’ascoltatore quantomeno spettinato.
Come
avete potuto vedere non ho nominato altre band per darvi punti di riferimento,
questo perché malgrado trattasi di Hard Rock e Rock, territori strabattuti da
tutti, i Twelve Back Stones dimostrano
di avere del loro una gradevole personalità.
Segnateli
nel vostro taccuino dei prossimi acquisti Rock, non ve ne pentirete. MS
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