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giovedì 17 gennaio 2019

Fist Of Rage


FIST OF RAGE – Black Water
Andromeda Relix
Distribuzione: G.T. Music Distribution
Genere: Hard Rock
Supporto: cd – 2018



Siete estimatori  dell’Hard Rock anni ’70?  Gruppi come Deep Purple e Rainbow fanno oramai parte integrante del vostro DNA? Allora fermatevi ad ascoltare i friulani Fist Of Rage, il discorso vale anche per chi non li conosce, date una occhiata a questa recensione.
I Fist Of Rage si formano alla fine del 2004 per suonare classici dell’Hard Rock, la loro passione. Accumulano esperienza live, sino a sentire nel tempo la necessità di comporre brani propri e nel 2010 esordiscono con l’album “Iterations To Reality” per la Andromeda Relix di Gianni Della Cioppa. La critica apprezza e con l’evolversi degli eventi riescono anche a suonare con Eric Martin, Kee Marcelo, L.A. Guns e Ian Paice.
Oggi sono composti da Piero Pattay (voce), Marco Onofri (chitarra), Davide Alessandrini (chitarra), Stefano Alessandrini (tastiere), Alfredo Macuz (batteria) e Saverio Gaglianese (basso). Macuz è una new entry ed ha suonato con artisti come Milan Polak, Krampus ed Insanity Fair.
Il disco è accompagnato da un bel libretto contenente testi e foto della band, mentre l’incisione risulta pulita e ben equilibrata. La voce di Pattay gioca un ruolo importante, malleabile a seconda delle necessità, lo si evince sin dal primo brano “Just For A While” dal profumo anni ’80.
L’asso nella manica dei Fist Of Rage sono le melodie, gradevoli e da cantare a squarciagola con loro. Si muovono con sicurezza, una macchina perfettamente oliata, con una sezione ritmica importante. Conoscono molto bene le regole del gioco, si giocano tutte le carte e le opzioni possibili ed immaginabili, come i crescendo vocali su scala, i brevi e ficcanti assolo, i coretti e i ritornelli che richiamano un sensuale Hard Rock, come ad esempio nel brano “New Beginning” di scuola Bon Jovi. La title track  ha un inizio più ricercato, voce ed effetti su arpeggi di chitarra per poi svolgere il compito diligentemente, questa volta infiltrandosi in territori Aerosmith.
A metà percorso giunge l’immancabile ballata che spezza l’ascolto in una tregua gradevole e di classe, qui dal titolo “Lost”, ovviamente nello svolgersi del brano la voce sale e così l’enfasi. Buono il lavoro delle tastiere. Passata la tregua si riprendono le fughe metalliche in “These Days” che vanno in crescendo con la successiva “Awake”. Ricercata  “Set Me Free”, una composizione che mostra una natura differente, si rude ma anche “progressiva” sotto certi aspetti.
Il disco si conclude con la seconda ballata “September Tears” fra piano, voce ed effetti, grande prova di Pattay, struggente ed epica.
Bentornati Fist Of Rage, però questa volta non fateci attendere altri otto anni per ascoltare nuova bella musica. MS

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