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lunedì 23 agosto 2021

Old Rock City Orchestra


OLD ROCK CITY ORCHESTRA – The Magic Park Of Dark Roses
Avanguardia Convention
Genere: Dark Prog Rock
Supporto: cd - 2018




Ho già avuto modo nel tempo e nei vari canali in cui opero,  di tessere le lodi della band orvietana Old Rock City Orchestra. Nel 2012 colpiscono l’attenzione sia della critica che del pubblico con l’ottimo album d’esordio dal titolo “Once Upon A Time” (M.P. & Records/G.T. Music), un disco dove la Psichedelia, il Blues ed il Prog si convogliano in canzoni ben interpretate dalla voce di Cinzia Catalucci. A seguire “Back To Earth” (M.P. & Records/G.T.Music) del 2015, ulteriore passo verso la maturazione artistica che generalmente per ogni artista si concretizza ufficialmente nel terzo album in  studio, in questo caso trattasi di “The Magic Park Of Dark Roses”, dunque  qui o si vola o si cade.
E allora andiamo a vedere cosa ci propongono gli Old Rock City Orchestra in questo nuovo lavoro:
La prima cosa che salta subito all’occhio è il cambiamento di stile grafico, i colori e gli spazi lasciano il posto alla ristretta oscurità gotica dei paesaggi e dei disegni, questi ad opera di Lucy Ziniac con le fotografie di Francesca Mancinetti. Anche il look del trio Cinzia Catalucci (voce), Raffaele Spanetta (chitarra, basso, tastiere) e Michele “Mike” Capriolo (batteria), non lascia adito a dubbi. Dieci canzoni per intraprendere un lungo viaggio nella fantasia musicale, dove passato e presente si incontrano saldandosi in maniera perfetta. Lo stile è ben marcato e come sempre la voce è punto di riconoscimento.
“The Magic Park Of Dark Roses” apre il disco e rilascia come in un affresco le pennellate di musica a rappresentare la sua veste immaginaria. Non è poi così oscuro il parco, ma gode di tanto in tanto di uno sprazzo di luce. Non nascondo da parte mia di scovare certi richiami sonori ai Black Widow. “Abraxas” ne è appendice.
Resto colpito da “ The Fall”, qui l’artwork si sposa alla perfezione, un andamento alla “Child In Time” sorprende all’inizio, anche se ovviamente siamo distanti dallo stile Deep Purple.  Un intercedere nel Gothic Rock monolitico, alleggerito solo dalla soavità della voce. Giunge poi un flauto, quello della ospite Chiara Dragoni ad aprire ed a stemperare l’atmosfera con “Vision”, il sound diventa improvvisamente nordico e certe lande si spalancano avanti gli occhi della nostra immaginazione.
“A Night In The Forest”  racconta sensazioni forti rilasciate da una notte nella foresta, e quello che musicalmente si estrapola è la semplicità con cui basta emozionare l’ascoltatore. Pochi tecnicismi, un riff efficace, diretto e ben arrangiato. Il canto qui è maschile. Il ritmo sale in “The Coachman”, tuttavia non muta l’essenzialità delle movenze artistiche dei strumentisti.
Rimango affascinato dalle sonorità di “A Spell Of Heart And Soul Entwined”, dove le tastiere ricoprono un ruolo fondamentale, sia per il supporto che per l’andamento dell’insieme.
“Thinkin’ Bout Fantasy” prosegue l’essenza oscura della proposta, mentre la successiva “ Soul Blues” spiazza l’ascoltatore, riportandolo a certi fasti Blues di un tempo sporcato da innesti Progressive Rock, un pezzo che nell’insieme del disco non ti aspetti. Gradevole e di classe. L’album si conclude con un brano strumentale, “Golden Dawn”, epitaffio di un bosco oscuro alla scoperta dei suoi ospiti, a partire da chiese e sentieri che donano brividi alla vista, ma anche piacevole curiosità.
Gli Old Rock City Orchestra stanno intraprendendo un percorso artistico che sentono a pelle, oggi sono così,  in questo caso la prova del terzo album è passata, anche se ho come la sensazione che il bello debba ancora venire…O divenire? MS

GUARDA ANCHE:

 https://nonsoloprogrock.blogspot.com/2015/05/old-rock-city-orchestra.html

https://nonsoloprogrock.blogspot.com/2012/07/old-rock-city-orchestra.html

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