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sabato 5 ottobre 2019

Officina F.lli Serravalle

OFFICINA F.LLI SERAVALLE – Tajs!
ZEIT / G.T.Music / BTF / Lizard
Genere: Sperimentale
Supporto: cd – 2019



A distanza di un anno ritornano i fratelli Seravalle, Alessandro (chitarre, tastiere) e Gianpietro (suoni digitali, ritmiche, piano, synth, basso, generatore di frequenza) con un nuovo progetto di musica sperimentale che vaga fra la psichedelia e l’elettronica.
Il disco s’intitola “Tajs!” che in friulano sta a significare “Taglio”, ma anche bicchiere di vino e come dice il famoso detto “In vino veritas”. Il vino inebria, apre la mente e mette in salute, ovviamente se preso proprio come un bicchiere e non come una bottiglia, altrimenti l’effetto è assolutamente contrario.
Il cd è formato da dieci tracce, mentre l’artwork è a cura di Giulio Casagrande con il quadro del padre dei Seravalle, Giovanni.
I friulani si coadiuvano anche di special guests, Clarissa Durizzotto (sax alto) e una vecchia conoscenza in ambito sperimentale della voce, Claudio Milano. Ed è proprio quest’ultimo ad aprire l’album con il brano “Danzatori Di Nebbia”. I testi sono dedicati a Pierpaolo “Spirangle” Caputo, anche suonatore di ghironda e vengono ispirati da una conversazione che Milano ha avuto con Paolo Tofani (Area). La prova vocale è come nel costume dell’artista, sentita, ricercata e destabilizzante, perfetta nel contesto elettronico di supporto, un connubio felice.
“Ausa” inizialmente è angosciosa e tetra, sopra note di un piano che sembra quasi fare il verso a quello in riverbero di Richard Wright (Pink Floyd) nella famosa suite “Echoes”. A metà il brano prende ritmo con suoni campionati e ripetitivi. Un incedere battente e psichedelico.
“Aritmetica Dell’Incurabile” parte con un loop elettronico sopra il quale Alessandro tesse melodie con la chitarra. Il brano è più solare rispetto quanto ascoltato sino ad ora e lascia fluttuare l’ascoltatore con la fantasia. Un ritmo sincopato apre “Vuoto Politico”, contenente la voce di Bettino Craxi, politico italiano a processo per “Tangentopoli” avanti al procuratore Antonio Di Pietro, una pagina davvero torbida della nostra storia. Il vuoto è sottolineato dalla musica elettronica che spara suoni nervosi e a tratti troncati da eco.
La psichedelia ci fa volare in alto nel cosmo con “Saturno”, perfetta navicella spaziale con tanto di suoni e segnali. “NYC Subway Late At Night”, batteria e sax improvvisano e si rincorrono per poi giungere a “Bewusstsein Als Verhangnis” (la coscienza come fatalità) fra apprensione e sofferenza. Qui una voce fatta con il sintetizzatore narra estratti di Cioran, saggista e aforista rumeno. Le visioni per il futuro del genere umano non sono di certo positive.
“Insonnia” ci circonda con suoni non tranquillizzanti, fra incubo e dormiveglia. Tutto sembra assumere un aurea oscura, instabilità mentale e paura, queste le emozioni che scaturiscono all’ascolto.
In “Distopia” c’è il monologo tratto dal film “1984” di George Orwell, mentre la conclusiva “Decostruzione” è un insieme di suoni e melodie che vanno ricomposte ed amalgamate.
Dalla lettura alla filosofia, nella musica dell’Officina F.lli Seravalle si incontrano  Emil Cioran e George Orwell, fra Anthony Braxton, Techno, Ambient e Prog, stile davvero unico per personalità. Il sunto lo potrei definire in Psichedelia Elettronica.

A questo punto direi che un bel bicchiere di vino porta anche consiglio, mentre il mio è quello di dirvi di reperire il disco se siete stanchi della solita musica. Tajs! MS 




OFFICINA F.LLI SERRAVALLE - Us Frais Cros Fris Secs
Zeit Interference
Distribuzione: BTF/ GT Music/ Pick Up/ Ma Ra Cash/ Lizard Open Mind
Genere: Sperimentale
Supporto: cd – 2018


Il nome di Alessandro Serravalle a chi segue con passione il Progressive Rock italiano, di certo non risulta  nuovo, specialmente se vado a nominare una band storica degli anni ’90 ad oggi, i bravissimi friulani Garden Wall. Musica che ha sempre colpito per freschezza, ricerca e quindi sperimentazione, quest’ultima è la chiave di lettura anche del nuovo progetto di Serravalle.
Coinvolti membri della famiglia nel progetto Officina F.lli Seravalle, con Alessandro (chitarra, tastiere) c’è il fratello Gianpietro (suoni digitali, ritmiche, piano, synth, basso, generatore di frequenza), mentre  la copertina dell’album è ad opera del padre Giovanni Serravalle. Sono convinto che quando ci sono legami così forti fra persone, in questo caso familiari, il risultato è sempre e comunque emozionante. 
Un voler uscire dalla norma, in questo album intitolato “Us Frais Cros Fris Secs” (scioglilingua che sta a significare “Uova marce rane fritte fichi secchi”), il genere non è di facile collocazione, in esso elettronica, New Age e molto altro (chi ha detto Nick Cage?). Perché la musica è questo, è comunicazione sonora, non necessariamente deve far rilassare o cantare oppure ballare, può benissimo essere strumento di stupore. Ecco, la parola giusta è “stupore”, perché oggi purtroppo siamo sempre meno avvezzi alla sorpresa e all’essere stupiti. Serve dunque stupore! La moda ed i tempi di oggi invece ci raccontano storie differenti, di stabilità ed uniformità, l’assoluta mancanza di voler essere distratti da un qualcosa che faccia troppo pensare, piuttosto essere tutti uguali per non destabilizzarsi.
Ebbene, in questo album ci sono nove tracce strumentali che di sicuro vi trapaneranno il cervello per quasi un ora. Destabilizzatevi, a partire dal suono metallico ed elettronico di “Atrofia Del Verbo”. Un suono nervoso che si ripete come in una sorta di loop non può che far venire alla mente i linguaggi dei più recenti King Crimson. Di sicuro è anche un buon test per il vostro stereo, avendo nei brani molti effetti stereo e sonorità su frequenze alte e basse, il mio Pioneer ringrazia, perché finalmente si fa sul serio.
Inizialmente più musicale “Que Viene El Coco”, fra basso, batteria e tastiere, poi l’elettronica ipnotizza, proprio come sanno fare certi Kraftwerk.
Spettrale l’incedere di “Buran”, un incubo fatto suono, ed ecco la magia della destabilizzazione e dello stupore, il connubio è perfetto per lasciare l’ascoltatore a bocca aperta. Più rapida nei suoi tre minuti “Brevi Apparizioni”, ispirata dalla famosa incisione del 1799 di Francisco de Goya, ed occhio all’uomo nero.
“GW150914 6.15” ha del Pinkfloydiano,  specie nella nota a goccia iniziale che richiama i fasti di “Echoes”, ma null’altro a che vedere con la band di Cambridge. Disturbi sonori su una ritmica più accelerata rispetto quanto ascoltato sino ad ora. Nulla è uguale in questo labirinto di suoni, si va a scartabellare nei meandri della mente anche in “In memoriam: Il Gabo Del Plalanet”, mentre  l’elettronica qui da il meglio di se, per poi passare la staffetta alla chitarra elettrica e alla batteria.
“Padiglione” è semplicemente elettrica ma con un incedere in crescendo. Si giunge poi al brano più lungo dell’intero lavoro con i suoi quasi nove minuti intitolato “N-a Fost Să Fie”, un susseguirsi di loop sonori che lasciano spazio al cambio di tempo solo alla metà del brano. Uno dei momenti maggiori in cui il suono mostra i muscoli ma allo stesso tempo anche il lato più decadente. In chiusura “Je Fais Semblant D’être Ici”, un modo diretto per prenderti a pugni il cervello.

Al termine dell’ascolto il suddetto è fritto, cotto da un olio bollente di sonorità e sensazioni. Una percezione che non provavo da anni, ogni tanto serve anche questo. Ricordatevi di avvalorare lo stupore perché abbiamo la fortuna di avere i fratelli Serravalle che ci aiutano! Massiccio. MS



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