SEASONS
OF TIME – Welcome To The Unknown
RecordJet
– Soul Food
Genere:
New Progressive Rock
Supporto:
cd – 2018
Sono
passati ventuno anni da quel debutto discografico intitolato “Behind The Mirror”
e già quattro dall’ottimo “Closed Doors To Open Plains”, di certo non possiamo
dire che i tedeschi Seasons Of Time sono una band prolifica. Questo solitamente
gioca a favore della qualità della musica proposta, non che sia una regola
intendiamoci, ma dedicare più tempo ed attenzione alle proprie composizioni,
porta molto spesso a risultati più soddisfacenti.
Il
genere proposto è in generale il New Prog, quello che pone le proprie radici
negli anni ’80, nel grande mondo dei vari Marillion, IQ, Pendragon, Pallas etc.
etc. Dove i Genesis ed i Pink Floyd vengono presi come punto di riferimento per
la rinascita del genere assopitosi alla fine degli anni ’70 sotto i colpi del
Punk, della Discomusic e della New Wave.
Ritornano
con un album ben registrato di sei canzoni ed un artwork ricco di foto in
bianco e nero ad opera di Kai Perkuhn & Dirk Berger con tanto di testi.
Sono formati da Dirk Berger (basso, tastiere e voce), Florian Wenzel (chitarra)
e Julian Hielscher (batteria).
Nel
sound si nota uno sforzo creativo a volgere in un New Prog più moderno, con una
componente New Wave sempre stile anni ’80, questo lo si evince già all’ascolto
di “Toward The Horizon”. Tuttavia nel finale del brano tornano le tastiere tanto
care alle band sopra citate e il
classico assolo di chitarra che fa la gioia del Prog fans. IQ sounds.
“Plans
To Make Plans” è un brano vigoroso che a sua volta va ad attingere negli anni
’80 in senso generale e con un ritornello facile da ricordare.
“Dreams
Of A Madman” ha un dna più progressivo, grazie all’uso delle chitarre, e non
mancano neppure giochi d’elettronica alla voce. Nell’album alberga anche la
classica suite qui dal titolo “Joana”, quindici minuti di alti e bassi umorali,
fra intimismo ed energia pura. Un buon esempio di maturità artistica della
band. Anche chitarre distorte e tanti buoni assolo.
“Driven
To Drive” ripresenta componentistica
elettronica ed un sound più ricercato, così la conclusiva “The Last Ship”.
Se
andiamo a cercare i difetti li possiamo riscontrare probabilmente in un cantato
troppo cadenzato, magari sarebbe stato meglio averlo maggiormente variegato.
Sembra
che i Seasons Of Time cerchino di scrollarsi di dosso l’etichetta di semplice
Prog band, andando ad interpretare altre sonorità, anche se la componente New
Prog in loro resta davvero alta. MS
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