AUDIO’M – Audio’m
Autoproduzione- Amis
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2016
E’
sempre affascinante pensare di poter
fermare il tempo, magari solo per un istante, quello che può durare anche un
disco che vorresti non finisse mai. Naturalmente ognuno di noi resta relegato
alla propria età, e chi ha vissuto in gioventù gli anni ’70 con consapevolezza è
convinto che la musica migliore sia li. Ovviamente il discorso è valido per
tutte le età, chi pensa agli anni ’60, chi ’80 etc. Eppure la magia di certi
suoni di dischi Rock Progressivo venuti alla ribalta grazie al massiccio
proliferare di suoni sinfonici a partire dai King Crimson ai Gentle Giant, ma
soprattutto al fascino antico dei Genesis era Gabriel, è fra le emozioni più
forti che un amante di musica Rock può provare.
E
allora i proseliti sono tanti ed attenti, il Rock Progressive è sempre vivo anche
oggi, e chi lo suona non può che avere attenzione anche agli anni che furono,
pur sempre esternando una propria personalità. E’ anche il caso di questo
numeroso gruppo proveniente dalla Francia dal nome Audio’m.
Sono
composti da Marco Fabbri (batteria), Michel Cayuela &Mathieu Havart
(tastiere), Simon Segura (basso), Gary Haguenauer (chitarra), Dominique Olmo
(chitarra ritmica), Emma Boudeau (viola da gamba francese), Lyse Mathieu
(flauto traverso) e Emmanuelle Olmo-Cayuela (voce).
Questo
album d’esordio dal titolo omonimo è suddiviso in sei tracce, con due mini
suite e brani comunque di lunga durata.
Il libretto che accompagna il supporto ottico è disegnato da Valentin Bayle e
la grafica di Mathieu Havart comprende anche i testi delle canzoni cantate in
inglese.
I
quasi quindici minuti di “Stolen Love Bite” aprono l’album palesando l’amore
del gruppo nei confronti delle atmosfere “genesiane”, con quelle chitarre dal
sapore antico a cui mi riferivo inizialmente. Buona la voce di Emmanuelle, di
personalità e comunque malleabile. Di tanto in tanto trafilano puntate nel New
Prog anni '80‘, in parole povere siamo dentro il Prog puro al 100%.
I
brani sono composti in maniera da lasciare spazio alla creatività ed al dialogo
fra gli strumenti, con tanto di cambi di tempo e di atteggiamento. Buona
l’intesa ritmica e gradevoli gli assolo. Per chi li conosce dico che riscontro
analogie con band svedesi come Sinkadus
ed Anglagard.
Segue
la seconda mini suite “Mouning Dove”, canzone molto espressiva in quanto ricca di ingredienti sempre legati fra di loro da una linea
melodica intrigante e non scontata. Le tastiere a volte ricoprono il ruolo di
tappeto sonoro e a volte si esprimono in assolo. “The Human Race” è il brano
più breve (sei minuti) ma in esso scorre il sangue Prog più fluido. Note in
libertà anche in “Dead Quiet”, molto classicismo e un cantato a volte soave ed
intenso. Quando subentra il Mellotron e
a seguire il flauto di Lyse i brividi inevitabilmente scorrono sulla pelle del
Prog fans.
Altro
buon frangente è “Run Away”, un connubio di stili e generi dove gli anni ’70
sorvolano inevitabilmente nella mente. Un organo apre “Friend-Less-R” e chiude
l’album, quasi nove minuti di enfasi e personalità.
La
band dimostra di nutrire un amore sconfinato
per la musica in generale, ma soprattutto al Prog dei tempi che furono,
il tutto però con carattere. Ottime le fughe strumentali, proprio come quelle
contenute nell’ultimo brano, funzionano i dai e vai. Non esprimo consigli in
quanto il genere proposto è questo, la pomposità, l’astrusità e quant’altro
fanno parte del Prog per antonomasia, per cui, abili ed arruolati. Ora mancate
solo voi ad ascoltarli. MS
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