CROMWELL
– Black Chapter Red
Progressive
Promotion Records
Distribuzione
italiana: G.T. Music
Genere:
New Prog
Supporto:
cd 2016
Anche
nel 2016 fa piacere di tanto in tanto imbattersi in un disco di New Prog. Probabilmente
sotto certi aspetti il glorioso genere degli anni ’80 ne guadagna in qualità
sonora, i suoni sono sicuramente meno di plastica. I tedeschi Cromwell
proseguono il cammino di band come IQ, Pallas e Jadis, con alcuni spunti Hard
in stile Saga ed Enchant. La storia discografica è breve, questo “Black Chapter
Red” è il secondo capitolo dopo il debutto discografico risalente al 1997 con
il titolo “Burning Banners”.
I
Cromwell si formano nel 1993 con Anke Taeffner (voce), Wolfgang Taeffner (tastiere),
Thor Stone (chitarra), Josh (basso) ed Eric Trauzettel (batteria). Oggi
troviamo la line up modificata con Holger Weckbach alla voce e Frank Nowack
alla chitarra e basso. L’album è masterizzato e mixato da Martin Schnella,
mente dei grandi Seven Steps To The Green Door, anzi, colgo l’occasione per
consigliarvi l’acquisto dell’ultimo
album “Fetish” del 2015, un gran bel sentire in ambito Prog Rock.
“Black
Chapter Red” è suddiviso in nove capitoli, alcuni abbastanza oscuri, come la
copertina di Pascal Helmes sa bene rappresentare, il New Prog è strutturato
sopra la trave della melodia di facile assimilazione, ossia il gruppo lascia
campo alla canzone piuttosto che alla tecnica individuale. Non ci sono assolo
perdifiato, salvo in alcuni spazi limitati. Si bada alla sostanza, come spesso
il New Prog ha fatto nel corso degli anni anche con band come Arena. La musica
è spesso cantata, solo l’acustica ed arpeggiata “The Lights” mostra il lato più
tenero e romantico della band, questa invece vera vetrina delle capacità
tecniche di Frank Nowack.
Chitarre
spesso distorte ed un drumming di potenza, spostano spesso l’arco del tiro
verso il Metal Prog, ma non invasivo, un esempio è “November Sky” dove le
tastiere riescono a creare atmosfere di supporto importanti, dando profondità
all’ascolto altrimenti relegato al riff semplice e diretto. Le tastiere sono
dunque di aiuto e non di sopraffazione come spesso può capitare nel Progressive
Rock.
“Deep
Down” è il brano che maggiormente mi ha colpito ed emozionato, ampio nelle
stesure.
Chiude l’album “End Of Life”, energia a profusione.
La
band dimostra di avere assimilato negli anni notevole esperienza nel campo,
perché questo prodotto in fin dei conti non è relegato solo ad un pubblico di
nicchia, infatti il termine New Prog non vorrei che fosse più fuorviante che
altro, in quanto la musica contenuta in questo disco è appetibile ad ogni tipo
di pubblico che ama il Rock. Un ascolto gradevole che può essere usato anche di
sottofondo per chi viaggia in auto, non cervellotico ma powerfull. MS
Nessun commento:
Posta un commento