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sabato 23 aprile 2016

Stefano Giannotti

STEFANO GIANNOTTI – Amore Mio (Canzoni D’Amore Ed Altra Roba)
Autoproduzione
Genere: Acustica / Sperimentale
Supporto: cd – 2012


Sicuramente Stefano Giannotti non è un artista musicale scontato, tutte le sue opere e progetti hanno sempre un fondo di ricerca sonora e strutturale. Lo abbiamo conosciuto ultimamente con Oteme, ma la sua carriera è davvero lunga e ricca di partecipazioni. Inizia a lasciare testimonianze del suo operato nel 1991 con “Ritratto Di Paese”, documentario sonoro sugli anziani di un piccolo paese della campagna Italiana. Numerose le nomination in contest vari come Prix Italia, Grand Prix Nova (Bucarest) per fare dei nomi, ma anche vittorie come nel 2000 con il 1° Premio nell’ International Glassharmonica Music Festival, e “Prix spécial de l’humor”, Philadelphia (U.S.A.). Giannotti è un compositore, autore, chitarrista e performer. Si è diplomato in composizione con Pietro Rigacci ed è stato assistente di Alvin Curran in “Crystal Psalms” e “Tufo Muto”.
Qui con “Amore Mio” lo ritroviamo in una veste più intimistica ma assolutamente ricercata. Il disco è accompagnato da una folta compagnia di strumentisti, alcuni nomi: Henrik von Holtum (voce), Valentina Cinquini (voce, arpa), Frank Thomé (percussioni, sega), Felix Borel e Sharon Jaari (violino), Raphael Sachs (viola), Rahel Krämer (violoncello) e Lars Olaf Schaper (contrabbasso).
Ho iniziato dicendo che Giannotti non è un artista scontato e questo lo si evince immediatamente dall’inizio del disco in “I Love You”, dove voce, un coro di gargarismi e tosse ci sommergono. Voce femminile, maschile (tedesco) e percussioni a seguire in “FAQs”, più che un cantato un parlato armonico fra tecnologia ed umanità (Kraftwerk?). Cage e Feldman fanno capolino fra le composizioni campionate. Ancora voci, parlato tedesco e suoni campionati in “Girotondo” su ritmiche insistenti e convulse. Provocatore anche in “Amore Mio” cantato in maniera stonata, supplicata e fredda su un telefono che chiama insistentemente fino a giungere all’occupato finale. Davvero mancanza di comunicazione in tutti i sensi. Segue “Claudia Ride” , strutturata su di una risata in loop e modificata elettronicamente. Interviene un armonica a bocca a rendere il tutto ancora più surreale. Si gioca ancora sulle stonature, ma questa volta strumentali in “How My Family Came To America”, un Blues stuprato e narrato. Le provocazioni e  le sorprese non finiscono mai, proseguono fino all’ultimo solco ottico di “Amore Mio (Reprise)”, il tredicesimo.
Giannotti è evidente che si è divertito a comunicare queste sensazioni, a raccontare, a stupire con composizioni, suoni e loop, di sicuro l’ascoltatore non preparato avrà difficoltà ad assimilare la proposta, ma la comunicazione presentata dall’autore è importante. La chiamo comunicazione per il semplice fatto che chi ascolta diventa parte del disco con le proprie sensazioni, interagendo con l’artista stesso vivendo le sue vicissitudini, più o meno come è accaduto con “Lobotomia”  degli Area. A dir poco inusuale. MS

Richiedetelo su www.stefanogiannotti.com

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