NUMPH – Theories Of
Light
Autoproduzione
Genere: Metal Prog/Psychedelic
Supporto: cd - 2014
Compare in un filone musicale ben gremito come il Metal Prog,
un nuovo nome italiano, nazione che sembra avere un occhio di riguardo speciale
per questo genere, i Numph. Si formano abbastanza recentemente, nel 2010 a
Carrara e già nel 2011 realizzano il primo ep autoprodotto dal titolo “Four
Zoas”.
Compaiono così, in un elegante confezione cartonata, curata
e disegnata da Jeffrey Smith, questo è un fattore che senza dubbio tengo a
sottolineare in quanto il prodotto va goduto nella propria interezza.
L’oscurità dell’artwork riesce a comunicare quel velo di tristezza che aleggia
con classe in prodotti sonori anche per esempio proposti da band blasonate come
Tool, Opeth, Anathema, o Porcupine Tree solo per fare alcuni nomi. In effetti
questo si riscontra anche in “Theories Of Light”. La registrazione è buona e
rende merito a quanto proposto nelle otto canzoni.
Il gruppo è formato da Marco Bartoli (voce), Luca Giampietri
(chitarra), Antonio Conti (basso) e Giuseppe D’Aleo (batteria e percussioni).
La title track apre l’album in un vortice di nubi oscure, su
di un ritmo lento e cadenzato, fra giochi di voci filtrate, growl e pulite.
Bartoli si dimostra subito buon interprete di questo genere che ha comunque
proseliti ferocemente avvinghiati a queste sonorità e amanti di buona tecnica
spesa a favore della giusta melodia. Buono l’assolo di chitarra, gli Opeth
vengono sicuramente a galla, anche per la mia gioia. Un pezzo sicuramente
eccellente, un esempio di come si possono fare canzoni toccanti ed emotive
senza troppi orpelli inutili.
Il ritmo sale con “Jacob’s Ladder”, i riff di chitarra si
intersecano per lasciare campo alla voce, prova più impegnativa, il tutto
all’insegna della melodia spaziosa ad ampio respiro. Non soltanto oscurità, ma
squarci di luce alternano l’ascolto rendendolo più fluido. La sezione ritmica
si dimostra precisa e rodata, l’intesa è buona e senza strafare riesce a dare
la propulsione giusta.
“Dust Of Souls” ha un inizio intrigante, che farà piacere
sicuramente agli amanti dei Pink Floyd. Buono ancora una volta l’assolo di
chitarra, lo ribadisco perché sempre più raramente nei prodotti odierni,
riscontro questi tagli al brano. In questo caso, breve ma intenso, perché i
ragazzi hanno capito una cosa importante, l’intensità nella musica è un fattore
decisivo. Questo è uno dei brani più belli dell’intero album. “In Dark Limbo” è
decisamente più abbordabile dal punto di vista “formula canzone”, accalappia
con agilità l’anima di chi ascolta grazie alle proprie linearità soffici e
rilassate. Risale il tono in “Death And Rebirth” ed anche qui emerge la
consapevolezza degli artisti in questione di alternare fasi più vigorose ad
altre eteree, spezzando e rendendo gradevole tutto l’ascolto. Ma questo
ovviamente non basta, servono altresì canzoni e melodie giuste. Lo sanno.
“Deep Impact” è più Metal Prog e diretta, mentre l’atmosfera
oscura sale con “Within The Core”. Chiude “An Angel”, altra piccola gemma
racchiusa in arpeggi e delicatezza.
Band come Tool, Opeth o Porcupine Tree oggi hanno segnato un
solco davvero profondo, dove molti artisti hanno potuto seminare e raccogliere,
i Numph devono necessariamente raccogliere, perché meritano la vostra
attenzione in quanto godono anche di buona personalità. Le idee ci sono, quindi
avanti così! (MS)