BORNIDOL – Bornidol ²
Autoproduzione
Genere: Hard Prog
Supporto: cd – 2014
L’Hard Prog è un genere che sicuramente in Italia riscontra
un consenso limitato, probabilmente dovuto al fatto che vanno ad innestarsi due
filoni abbastanza distanti, l’Hard Rock ed il Progressive Rock. L’ascoltatore
medio italiano è dedito sicuramente a sonorità più semplici, il discorso è
analogo al Metal Prog… Ma questo ripeto, prettamente in Italia. Eppure di
maestri in campo ne abbiamo avuti, dai Biglietto Per L’Inferno a certi New
Trolls anni ’70, solo per fare due nomi. Ma quando questo tipo di musica è
suonata e composta come si deve, raggiunge picchi emotivi decisamente
importanti.
Il quartetto bresciano (Serle) di nome Bornidol si forma nel
2006, grazie ad un idea di Paolo Gatti (voce e tastiere) e David Garletti
(batteria) e sin da subito si dedica alla composizione di materiale proprio.
Nel 2007 escono con un ep e dopo vicissitudini di line up, si stabilizzano con
Massimo Colosio alla chitarra e Francesco Fregoni al basso. Oggi tornano
all’attenzione del pubblico, con “Bornidol ²”, un disco ben inciso nei Phoenix
Studio di Emilio Rossi e supportato da un bell’artwork ideato da Massimo
Colosio stesso, con all’interno testi e foto.
Quelle foto sono oscure, come certi momenti dell’ascolto che
compaiono nella mente di chi ascolta. Sette tracce di media durata (circa sei
minuti l’una), canzoni potenti che lasciano intravedere la cultura e la passione
della band anche nei confronti degli anni ’70. Il lavoro alle tastiere è
importante, ascoltate poi “Prologo” con l’annesso classicismo per intendere
meglio. Anche gli assolo di chitarra sono godibili e tecnici.
Apre il disco “Mezzaluna”, Hammond ed una sezione ritmica
pulita e coordinata. “War” può uscire tranquillamente anche dalla prima
discografia dei Litfiba, anche se l’apporto delle tastiere dona al tutto un
risvolto più importante e Prog.“Sognare…Viaggiare” è il brano più lungo
dell’album, con i suoi sette minuti e mezzo, in esso cambi di tempo e di umore,
mentre i testi malinconici narrano di storie di cuore.
Personalmente resto più affascinato da “La Tempesta”, anche
perché io sono molto legato a certe atmosfere alla Porcupine Tree, seppure qui
soltanto presenti in brevi stralci che giocano soprattutto sull’emotività
Psichedelica. Bello, profondo ed imbrunito l’assolo di chitarra. Ne “I
Banchettatori Di Corte” la formula canzone torna in cattedra, mentre la
conclusiva “Demoni” con la sua cadenza Hard, chiude degnamente “Bornidol ²”,
sforzo creativo di buona levatura.
Il disco è sicuramente sopra la media delle uscite attuali
al riguardo, se proprio devo ricercare dei difetti, potrei ritrovarli nella
voce, annosa problematica tutta italiana, anche se nella totalità anche lei
raggiunge la sufficienza.
Serve più personalità in questo settore, ma i Bornidol di
personalità ne hanno eccome, per cui sono sicuro che cresceranno ancora di più,
per ora un bel sette più! (MS)
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