SILVER KEY - In The Land Of Dreams
Ma.Ra.Cash Records
Genere: New Progressive Rock
Supporto: cd – 2012
Non c’è niente da fare, quando chi suona ha passione per ciò
che ascolta, il risultato molto spesso è contagioso. Infatti “In The Land Of
Dream” ha lasciato in me una sensazione di piacere, o per meglio dire di
soddisfazione. Ho capito che i milanesi Silver Key non solo amano il Prog, ma lo hanno vissuto ed
ascoltato con attenzione e passione.
Un esordio discografico interessante, decisamente sopra la
media di queste proposte, per cui mi vado a documentare sulla loro storia ed è
a questo punto che mi spiego molte cose. Già nel 1992 nascono come cover band
di Marillion, quindi anni di musica Prog alle spalle, di matrice Genesis e Pink
Floyd. Basi solide, non c’è dubbio. Sono composti da Yuri Abietti (voce e
chitarra), Carlo Monti (chitarre), Davide Manara (tastiere), Alberto Grassi
(basso) e Viviano Crimella (batteria).
“In The Land Of Dreams” è composto da sei brani, fra cui una
suite, come stile Prog comanda.
Tutto è chiaro sin dall’iniziale title track “In The Land Of
Dream” che piace sicuramente ai fans della band di Fish, ma anche degli IQ e
Pendragon. Le tastiere ricoprono un ruolo importante, così le chitarre. La
sezione ritmica si presenta senza
sbavature ed è rodata anche nell’intesa. Buona anche l’interpretazione vocale,
spesso neo del Prog italiano.
Ma c’è anche molta farina del proprio sacco, non solo
richiami al genere inglese, la mediterraneità dei suoni, o per meglio dire la
solarità di tanto in tanto fa capolino. Bello l’assolo di chitarra.
L’ottima preparazione del gruppo fuoriesce anche nella
successiva “More Than I Can”, aperta da atmosfere pacate sopra arpeggi onirici.
Questo è il suono che l’amante di questo genere ama di più, la velatura
malinconica in stile Fish e soci di certo prende l’animo. E poi il cambio
umorale e di ritmo è d’obbligo e una piccola spolverata di suono hard di tanto
in tanto di certo non guasta nell’insieme.
“Lern To Let Go” non aggiunge molto a quanto descritto nei
brani precedenti, salvo un arrangiamento più curato nei particolari sonori. Il
cantato nell’album è tutto in inglese, mentre la produzione sonora è buona, gli
strumenti risultano nitidi.
Interessante “Millennium”, in cui la band si distacca un
poco dagli stilemi degli anni ’80 dimostrando di conoscere anche i ’70. Nel
brano è presente l’ospite Massimo Parretti alle tastiere. Probabilmente uno dei
momenti migliori di tutto l’album, almeno per chi vi scrive.
Ma ecco la perla, diciamo la “Grendel” del disco solo per
restare in argomento New Prog, non certo comunque per somiglianza sonora, la suite ispirata all'omonimo racconto di Lovecraft del
1926 dal titolo “The Silver Key”. Un viaggio di 26 minuti ricco di movimenti
differenti e anche con un ospite d’eccezione, Ettore Salati (The Watch, Alex
Carpani Band) alla chitarra. Otto i frammenti sonori che lo compongono, molto
differenti fra di loro anche per intensità. Qui la band osa di più, riesce ad
essere più ruvida, possente e di
personalità, andando a toccare anche lidi vicini ai Pink Floyd ed alla
Psichedelia. Un piccolo capolavoro sonoro. Chiude l’album “Welcome”, altra
perla sentimentale e degno suggello.
Disco dunque raccomandato agli amanti del New Prog e non
solo, anche per chi ama la musica in generale. Ritroviamo i Silver Key nel
progetto St’Art (Lo Stato Dell’Arte), assieme ad altre band di caratura
tecnica importante come gli Altare Thotemico, Notturno Concertante e Marcello
Capra, un vero carrozzone Prog ambulante ricco di grande musica, se vi capita
di leggere la locandina da qualche parte, fermatevi e non perdetevi questo
concertone! (MS)
https://www.facebook.com/events/361384590660369/?fref=ts
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