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lunedì 5 maggio 2014

Silver Key

SILVER KEY - In The Land Of Dreams
Ma.Ra.Cash Records
Genere: New Progressive Rock
Supporto: cd – 2012


Non c’è niente da fare, quando chi suona ha passione per ciò che ascolta, il risultato molto spesso è contagioso. Infatti “In The Land Of Dream” ha lasciato in me una sensazione di piacere, o per meglio dire di soddisfazione. Ho capito che i milanesi Silver Key  non solo amano il Prog, ma lo hanno vissuto ed ascoltato con attenzione e passione.
Un esordio discografico interessante, decisamente sopra la media di queste proposte, per cui mi vado a documentare sulla loro storia ed è a questo punto che mi spiego molte cose. Già nel 1992 nascono come cover band di Marillion, quindi anni di musica Prog alle spalle, di matrice Genesis e Pink Floyd. Basi solide, non c’è dubbio. Sono composti da Yuri Abietti (voce e chitarra), Carlo Monti (chitarre), Davide Manara (tastiere), Alberto Grassi (basso) e Viviano Crimella (batteria).
“In The Land Of Dreams” è composto da sei brani, fra cui una suite, come stile Prog comanda.
Tutto è chiaro sin dall’iniziale title track “In The Land Of Dream” che piace sicuramente ai fans della band di Fish, ma anche degli IQ e Pendragon. Le tastiere ricoprono un ruolo importante, così le chitarre. La sezione ritmica si presenta  senza sbavature ed è rodata anche nell’intesa. Buona anche l’interpretazione vocale, spesso neo del Prog italiano.
Ma c’è anche molta farina del proprio sacco, non solo richiami al genere inglese, la mediterraneità dei suoni, o per meglio dire la solarità di tanto in tanto fa capolino. Bello l’assolo di chitarra.
L’ottima preparazione del gruppo fuoriesce anche nella successiva “More Than I Can”, aperta da atmosfere pacate sopra arpeggi onirici. Questo è il suono che l’amante di questo genere ama di più, la velatura malinconica in stile Fish e soci di certo prende l’animo. E poi il cambio umorale e di ritmo è d’obbligo e una piccola spolverata di suono hard di tanto in tanto di certo non guasta nell’insieme.
“Lern To Let Go” non aggiunge molto a quanto descritto nei brani precedenti, salvo un arrangiamento più curato nei particolari sonori. Il cantato nell’album è tutto in inglese, mentre la produzione sonora è buona, gli strumenti risultano nitidi.
Interessante “Millennium”, in cui la band si distacca un poco dagli stilemi degli anni ’80 dimostrando di conoscere anche i ’70. Nel brano è presente l’ospite Massimo Parretti alle tastiere. Probabilmente uno dei momenti migliori di tutto l’album, almeno per chi vi scrive.
Ma ecco la perla, diciamo la “Grendel” del disco solo per restare in argomento New Prog, non certo comunque  per somiglianza sonora, la suite  ispirata all'omonimo racconto di Lovecraft del 1926 dal titolo “The Silver Key”. Un viaggio di 26 minuti ricco di movimenti differenti e anche con un ospite d’eccezione, Ettore Salati (The Watch, Alex Carpani Band) alla chitarra. Otto i frammenti sonori che lo compongono, molto differenti fra di loro anche per intensità. Qui la band osa di più, riesce ad essere  più ruvida, possente e di personalità, andando a toccare anche lidi vicini ai Pink Floyd ed alla Psichedelia. Un piccolo capolavoro sonoro. Chiude l’album “Welcome”, altra perla sentimentale e degno suggello.

Disco dunque raccomandato agli amanti del New Prog e non solo, anche per chi ama la musica in generale. Ritroviamo i Silver Key  nel  progetto St’Art (Lo Stato Dell’Arte), assieme ad altre band di caratura tecnica importante come gli Altare Thotemico, Notturno Concertante e Marcello Capra, un vero carrozzone Prog ambulante ricco di grande musica, se vi capita di leggere la locandina da qualche parte, fermatevi e non perdetevi questo concertone! (MS)


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