QUANTUM FANTAY –
Terragaia
Progressive Promotion
Records
Genere: Instrumental
Space Rock/ Progressive Rock
Supporto: cd – 2014
I belgi Quantum Fantay con “Terragaia” giungono al quinto
lavoro da studio e vanno ad approfondire uno stile molto personale, che vive a
cavallo fra lo Space Rock Psichedelico (alla Ozric Tentacles o Pink Floyd) ed
il Progressive Rock. Questo per chi di voi non li conoscesse già, un quartetto
composto da Pete Mush (Synth), Jaro (Basso, chitarra), Gino Bartolini
(batteria) e Dario Frodo (chitarra), autore di musica esclusivamente
strumentale.
Ebbene l’evoluzione continua, la musica si lascia andare,
trascinatrice di situazioni mentali fantasiose, aperte a sogni e situazioni vissute negli anni ’70
grazie anche agli Hawkwind. Iniziare l’ascolto con “Journey To Earth” è come
decollare come un missile in verticale, piuttosto che gradatamente come un
aereo, qui si vola subito. La fantasia di certo non manca, si estrapolano
sonorità arabeggianti miste a Reggae.
Dieci tracce per dieci storie differenti, pregne di special
guest che si alternano nelle composizioni, da Anaisy Gomez degli Anima
Mundi a Nele Casneuf all’arpa, Charles
Sla al flauto, Tom Tas alla chitarra, Gracerooms alle tastiere e Joachim Wannyn
al bengio. Il Progressive Rock si presenta soprattutto nella fase chitarristica
e nei repentini cambi di tempo, come accade in “Azu Kènè Dekkè Leppè”, ricca di
sorprese, fra passaggi Genesiani e musica da ballare. Musica da ascoltare senza
particolari distrazioni, perché è vero che si presenta orecchiabile, ma al suo
interno si nascondono passaggi tecnici non trascurabili. Torna il flauto in
“Desert Rush”, così l’onnipresente elettronica che dona la profondità spaziale
all’insieme. Ci si deve lasciare andare nell’ascolto e neppure ci si deve
stupire se ci si ritrova a ballare.
Addirittura fra Folk e New Prog “Aargh”, una delle mie
canzoni preferite dell’album. E qui sfogo all’ocarina ed alla cornamusa di
Gomez in un giocoso e gioioso crescendo dove la chitarra elettrica nel finale
esalta il tutto. L’album si muove con fantasia e colori, scorrendo
piacevolmente e restando su un livello
musicale più che discreto, “Chopsticks And Gongs” con il suo flauto, “Indigofera”
fra Space e Prog, l’elettronica ed il Reggae di “Yah Roste Fooroap”, la varietà
di “Cowdians” ed il Prog tastieristico ed epico di “Journey From Earth”.
Ciliegina sulla torta il suggestivo artwork di Pascal Ferry con le opere “La
songe D’Une NuitD’Ether” ed “A Dream Of An Ether Night”.
Un album molto lungo, sopra i 70 minuti di musica per un
overdose di emozioni differenti.
Di gran lunga l’album dei Quantum Fantay che preferisco, ora
mi sembra difficile potersi superare, ma in futuro anche restare a questi
livelli…Dio lo volesse! (MS)
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