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lunedì 31 marzo 2014

Riccardo Lolli

RICCARDO LOLLI – Fuori Catalogo
MP & Records
Distribuzione italiana: G.T. Music Distribution
Genere: Cantautore
Supporto: cd – 2014



L’importanza di chiamarsi Lolli.
E’ un cognome decisamente rilevante in ambito musicale italiano, Claudio ad esempio è un cantautore che di certo ha scritto pagine incidenti nella musica italiana sin dagli anni ‘70 e la cosa di rilevanza è che sono pagine di certo non banali. Questa deve essere la peculiarità di chi ha questo cognome, la forte personalità e la voglia di approfondire il proprio pensiero.
Riccardo Lolli infatti è un artista poliedrico e per chi segue il Progressive Rock italiano, non è neppure un nome nuovo, in quanto lo si scorge nel gruppo bolognese Central Unit (tastiera e voce).
Sono serviti davvero molti anni a Lolli per assimilare questo album di debutto.  Oggi  è anche grazie al sistema di crowdfunding che si riescono a fare cose che in situazioni normali cozzerebbero contro l’impedimento delle difficoltà economiche, così l’album viene completato e masterizzato negli studi storici di Abbey Road.
Artistica anche la rappresentazione visiva del cd “Fuori Catalogo”, realizzata da Stefano W. Pasquini, con un libretto interno esaustivo e per una volta tanto leggibile! Esso contiene i testi, simpatiche fotografie e la descrizione di chi suona nei singoli brani.
Attento e sagace osservatore degli eventi, Lolli apre il disco con “Dopofestival”, una canzone sicuramente diretta musicalmente parlando, con un ritornello che scalfisce la mente. Acustica “Col Caldo”, ariosa e dall’approccio Prog anche grazie al flauto di Alberto Pietropoli. Gli arrangiamenti sono importanti, così le coralità.
Decisamente unico l’approccio musicale dell’artista, un interagire con gli stili che non è comune, non è che si incontrano facilmente dischi in cui passato, presente e futuro (ricerca) si intersecano in pochi minuti. Perché “Fuori Catalogo” è questo, un raccordo fra stili e tempi.
Forse molti di voi troveranno affinità con Max Gazzè, in alcuni frangenti questo potrebbe essere anche veritiero, ma essendo il tutto molto variegato, fa si che il risultato finale non sia di facile focalizzazione.
Trovo “Me Ne Frega” intelligente sotto molti punti di vista, con annesso un bel solo di chitarra elettrica. Testi di vita quotidiana sono scritti con l’occhio di chi è maturo e saggio, descrivendo l’umanità tecnologica giovanile con sagacia ed attenzione. Un dialogo descrittivo fra la voce, quella di Lolli, ed i cori, con domanda e risposta. Di tanto in tanto fa capolino l’elettronica, tuttavia semplicemente come supporto alla melodia. Sottolineo anche “Mama” e “Fatemi Scendere” in versione unplugged.
“Fuori Catalogo” è un disco cantautorale che sicuramente fa pensare e non vorrei che questo ai tempi d’oggi fosse un impedimento. L’intelligenza di Lolli lo porta a volte anche a parlare in un linguaggio quasi Rap, proprio per essere più diretto e bypassare il problema.
Voi ascoltatelo con attenzione, mentre per Riccardo c’è da parte mia solo un aggettivo: Creativo. (MS)

giovedì 27 marzo 2014

Sondaggio ROCK & WORDS

                         SONDAGGIO ROCK & WORDS


Ciao amici, dopo il successo della conferenza con Fabio Zuffanti, Rock & Words vi chiede quale argomento vorreste fosse trattato nella prossima conferenza. Potete votare gli argomenti nel link sottostante:

Clicca qui per partecipare al sondaggio

mercoledì 26 marzo 2014

Recensioni Brevi 11

                               RECENSIONI BREVI 11

                                     JUMP - The Black Pilgrim (2013)


Forse voi amanti di New Prog di stampo Marillioniano era Fish conoscete già il gruppo inglese Jump. Hanno una nutrita discografia di album carta carbone, tutti debitori in maniera sfacciata a Fish. Non si spingono in tecnicismi, non ci sono quasi mai assolo, ma tanta melodia orecchiabile e spesso malinconica. Ci sono album davvero trascurabili nella loro discografia, ma questa volta con "The Black Pilgrim" devo fare i complimenti alla band, perché si è vero che non si muovono dai soliti cliché, però quel tocco in più di Folk con annesse strumentazioni, donano un fascino particolare al tutto. Ottima anche la scelta di renderlo principalmente acustico. Questa volta la sufficienza è guadagnata in pieno. VOTO: 6,5

                                      MIKLAGARD - Miklagard (1979)


Devo fare un mea culpa, perchè amo e seguo spesso il Prog Nordico, specialmente quello svedese, ma mi è sfuggita una perla come questo "Miklagard". Sono un trio in formazione basso batteria e tastiere, questo inevitabilmente fa venire alla mente le gesta del gruppo Emerson Lake & Palmer e anche le nostrane Orme. In effetti questo c'è, ma anche Genesis e la solita personalità nordica che contraddistingue tutte le band del periodo e del luogo. Un disco più che piacevole. Non si finisce mai di imparare.... VOTO: 7.0

                                  IHSAHN - Das Seelenbrechen  (2013)



Wow che impatto, che soluzioni...che idee! Era ora che qualcuno osasse di più e chi lo va a fare? Un metallaro, come sempre. Si amici miei, perché ricordatevi che l'odiato Metal è invece quello che spesso offre nuovi spunti. Occhio, ho detto nuovi, non migliori. E un altra considerazione visto che mi ci trovo, Il Metal Fans compra anche Prog, il Prog fans non compera Metal, raramente. Io non sarei così drastico nei confronti di questo stile. Vegard Sverre Tveitan, noto con lo pseudonimo Ihsahn, è un cantante e musicista norvegese. È stato fino al 2001 il leader della Black Metal band norvegese Emperor, scioltasi in seguito al suo abbandono, ora eccolo a stupire con mille idee. Suoni imponenti, roboanti si alternano a frangenti più pacati e poi l'incisione.... un suono coinvolgente. Un brano completamente differente dall'altro...un nuovo genio? Chissà... Voto: 8.0

                                           COLLAPSE - The Fall (2013)




Quante band stanno uscendo in campo Post Rock e quante strizzano l'occhio ai Porcupine Tree di Steven Wilson. Oramai vi sarete anche stancati a sentirvelo dire. Ma non bastano atmosfere malinconiche o arie sospese e trascinate. Servono anche tecnica e cambi di tempo, quantomeno per non tediare troppo sulle stesse note. le melodie possono anche essere giuste queste di "The Fall", ma non decolla, si resta in corsa per lo stacco dal suolo, ma non avviene. Probabilmente questo disco piacerà a molti, a me piace in parte, nell'insieme no. VOTO: 5,5

                      SPLEEN ARCANA - The Light Beyond The Shades (2014)


La Francia spessissimo fa buone sorprese, in questo caso invece sto parlando di una conferma. Già con il primo album i Spleen Arcana mi avevano colpito positivamente, qui ne ho una ulteriore conferma. Ottimo equilibrio fra melodie, tecnica, Prog e Post Rock con ambientazioni spesso malinconiche. Può mancare il Mellotron? E poi, buoni assolo e l'immancabile suite. Forse dovrebbero osare di più in personalità, ma questa vedo che già sta crescendo. Il prossimo album è quello della verità., intanto bravi. VOTO: 7.0

                              THE THIRD ENDING - Three Word Title (2014)



Discorso analogo ai Collapse, solamente che gli australiani in questione sono più furbi e mettono in pratica quello che ho sopra citato. Anche qui denoto una crescita rispetto il già buono primo album, malgrado la piccola dipendenza al genere. Ottimi compositori hanno anche una buona tecnica individuale. Anche per loro attendiamo il terzo disco. VOTO: 7.0

domenica 23 marzo 2014

Fabio Zuffanti a Fabriano Pro Musica

      RESOCONTO CONFERENZA FABIO ZUFFANTI A FABRIANO PRO MUSICA
                                                                  
                                                   22 - Marzo - 2014

Si è svolta con interesse nella sede di Fabriano Pro Musica la conferenza ascolto sul Progressive Rock e sulla carriera dell'artista Fabio Zuffanti. 70  persone che ascoltano una conferenza musicale è quantomeno un grandioso successo, del quale rendiamo semplicemente grazie all'artista ospite, che con esempi di chitarra ed i suoi aneddoti ha saputo intrattenere il pubblico. La serata presentata da Rock & Words ha doppia valenza, in quanto parlare di Rock Progressive oggi è quantomeno ostico, in una società isterica dove non ci si sofferma più ad ascoltare. Musica e cultura possono dunque convivere, specie se questo accade in una splendida cornice come Fabriano. Orgogliosi dei nostri artisti!


Il nostro personale ringraziamento va a tutti coloro che sono stati partecipi e che ci hanno onorato della loro presenza.



FABRIANO PRO MUSICA sono: Marco Agostinelli, Fabio Bianchi, Francesco Bellocchi, Renato Gasparini, Sara Palpacelli, Lamberto Di Piero, Massimo "Max" Salari con la supervisione del prezioso Paolo Del Papa.



ROCK & WORDS sono: Fabio Bianchi (sx) e Massimo "Max" Salari (dx).



Un calorosissimo Grazie alla famiglia PROFILI per la gentile ospitalità



Grazie al ristorante SBRODOVINO e al Dott. FRANCESCO BELLOCCHI


Grazie alla birra BACH di CHIARALUCE




                                                   GRAZIE FABIO

giovedì 20 marzo 2014

Gran Turismo Veloce

GRAN TURISMO VELOCE – Di Carne Di Anima
Lizard Records
Genere : Progressive Rock
Supporto: cd – 2011



Gran Turismo Veloce, gia  il nome è un richiamo al fascino della musica Prog. GTV, l’acronimo è inevitabilmente paragonabile a tanti altri usati da band storiche italiane degli anni ’70, in primis PFM, ma anche RRR (Raccomandata Ricevuta Ritorno), RAM (Reale Accademia Di Musica) e moltissime altre. Ma i GTV sono di ben altra pasta, anzi di altro “pesce”, visto lo sgombro che si aggira nell’artwork di cui il cd è il sopra della lattina da strappare.
Il quartetto si forma a Grosseto nel 2008 con l’intento di unire l’essenza del Prog anni ’70 a delle sonorità più moderne come il Metal e l’elettronica, senza disdegnare puntate verso il Jazz. Alle spalle un EP del 2009 dal titolo “In Un Solo Brivido”, poi numerose partecipazioni a concorsi e festival, fra i quali spiccano “Alternativersion” ed il festival internazionale “Emergenza”, questi ed altri espletati con successo di pubblico e critica. Ma è grazie alla web radio di Prato “Radiogas” che i GTV vengono notati da Samuele Santanna, leader dei Raven Sad, ottima band di Prog italiano, anche lei in scuderia con la Lizard Records. Una volta segnalati a Loris Furlan, direttore della casa, vengono reclutati nelle fila e proprio nel marzo del 2011 viene edito il debutto discografico dal titolo “Di Carne, Di Anima”.
Il disco è suddiviso in nove tracce per una durata di quarantasei minuti. Sotto una curata attenzione per la formula canzone, inizia “Sorgente Sonora” un mix fra semplicità e ricerca, dove il Metal fa capolino intersecandosi addirittura con una fisarmonica! Le tastiere di Claudio Filippeschi  sono presenti in equilibrio nella stesura armonica, mentre il suo approccio vocale richiama in cadenza quello dei siciliani Fiaba.
La personalità dei GTV fuoriesce in “Misera Venere”, un pezzo liricamente studiato al limite del recitato, mentre le tastiere sgocciolano in stile Orme semplici scale che fanno da trampolino di lancio a cambi strumentali. Buono l’apporto della chitarra da parte di Massimo Dolce. Il dosaggio cantautoriale è perfettamente equilibrato nell’insieme con la vena Progressiva, per un risultato gradevole e personale.
“Quantocamia” diffonde musica per la mente, la ritmica è ben oliata fra Flavio Timpanaro (basso) e Stefano Magini (batteria), uno strumentale in classico stile Prog, dove l’umore cresce e diminuisce sopra le tastiere che guidano il gioco. Spettacolare l’ingresso della chitarra, dove tutto sembra apparentemente semplice, ma qui c’è la sorpresa, i GTV cambiano nuovamente binario e stile, rivoltando il brano come un calzino.
Ancora mix fra anni ’70 ed Elettronica con “L’Artista” e di schiaffo si intravedono barlumi di Porcupine Tree, specie nell’uso della chitarra oltre che nei loop programmati. E’ difficilissimo trovare l’equilibrio fra buone melodie e la ricerca sonora, generalmente le due cose non vanno a braccetto e chi segue il genere sa benissimo cosa intendo dire, tuttavia i GTV riescono nell’intento e catturano a mio avviso l’attenzione di un pubblico molto vasto.
Ce n’è per tutti i gusti, impeti sonori come ne ”L’estremo Viaggiatore”, oppure ricercatezza strumentale nella ripresa di “Misera Venere”. Ma come in tutte le belle cose, dulcis in fundo con “L’Indice E L’Occhio”, nove minuti in cui quanto descritto è sunto con semplicità.
Un debutto notevole, una band da tenere sott’occhio e non posso che fare i complimenti anche a Santanna per la giusta intuizione. Da avere senza indugi. (MS)


venerdì 14 marzo 2014

Fabriano Pro Musica Intervista: Orchestra Concordia

FPM INTERVIEW: ORCHESTRA CONCORDIA

Una nuova realtà musicale sta nascendo nell'entroterra marchigiano. Una orchestra che riesce ad unire vari pezzi di puzzle musicali, senza restrizioni di genere o di sorta. Quando l'orchestra osa di più.... CONCORDIA.





giovedì 13 marzo 2014

FABIO ZUFFANTI A FABRIANO

                                         Incontro con Fabio Zuffanti









FPM INTERVIEWFPM INTERVIEW è il canale con cui potete interagire con noi oltre che essere informati sugli eventi di Fabriano Pro Musica (FPM).Iniziamo l'attività di Fabriano Pro Musica con il primo evento Culturale/Musicale con FABIO ZUFFANTI e ROCK & WORDSNella conferenza ascolto, insieme a voi parleremo di musica, Progressive Rock e dell'ultimo disco di Zuffanti "La Quarta Vittima". il 22 Marzo alle ore 21.00 nella sede FPM in via Gentile Da Fabriano 13. 
Buona musica a tutti.


domenica 9 marzo 2014

Marcello Faranna

MARCELLO FARANNA – Abbaddarò
Mentalchemy Records / Autoproduzione
Genere : Cantautore/Progressive Rock
Supporto: cd – 2014



Dalla Sicilia una nuova conoscenza musicale, almeno per chi vi scrive, il cantautore e polistrumentista (tastiere e chitarra) Marcello Faranna che si mette in luce per questo esordio dal titolo “Abbaddarò”.
Tengo in primis a sottolineare che a mio avviso chi riesce ad unire il cantautorato con delle intenzioni Progressive, è senza dubbio un autore quantomeno ispirato ed amante della musica in senso generale. Risultare semplici con la voglia di contraddistinguersi, non è di certo cosa da tutti i giorni, un territorio quantomeno impervio ma che comunque a volte riesce a dare grandi soddisfazioni (Lolli, Bubbola, Rocchi, Bibbò, Finardi, Battiato, Ruggeri e molti altri ancora).
Il disco si presenta con dodici tracce ed una buona qualità di registrazione.
Il lavoro si apre con un intro sinfonico carico e toccante dal titolo “Preludio”, già dalle prime intenzioni si capisce una delle armi di Faranna, quella di saper comporre melodie intelligenti e ruffiane. Sembra di respirare gli anni ’70, quel velo che resta posato nella mente di chi come me ha vissuto quel periodo ricco di uscite in ambito italiano.
Giunge immediatamente il folklore della Sicilia ed il calore del sole con la title track “Abbaddarò”, una canzone  che mette in evidenza la voce di Faranna, impossibile non accostarla a quella di Enrico Ruggeri. La breve e dolce “Tra Un Po Sarò Là” voce, piano e violino, ci accompagna a “Stelle Di Cartone”, brano vigoroso e supportato da una buona ritmica, quella di Danilo Spinoso alla batteria.  Tutte le canzoni sono orecchiabili e potenziali hit dell’album, a testimonianza della caratura della proposta. Il polistrumentista si fa accompagnare anche da Simone Campione alla chitarra, basso e cori, Dario Di Matteo alla programmazione ed orchestrazioni, Angelo Spadafora al violino solista e da Fatima Lo Verde voce in “Quale Amore”. Proprio questo brano ci presenta un Faranna più complesso ed ispirato, un mix fra Matia Bazar e la sinfonia Rock del periodo anni ’70 italiano. E a proposito di Rock, ecco un esempio di vigorosità legata alla melodia, un connubio che funziona sempre, anche in tempi moderni, “Qualcosa Mi Dice” è il titolo.
“La Ballata Del Barcone Insanguinato” voce e chitarra, porta alla mente inevitabilmente il De Andrè  delle filastrocche, ma Faranna è se stesso, non di certo ne fa il verso.
Segnalo anche “Ho visto Un Uomo”, brano semplice e diretto ed il conclusivo “La Porta Del Futuro” che chiude il cerchio del Preludio.

Un prodotto poliedrico, ricco di sonorità e fluido, molto fluido, grazie a ritornelli indovinati ed arrangiamenti importanti. Un artista da ricercare, non può restare nell’indifferenza, non capita spesso di imbattersi in un prodotto del genere, professionale e pulito. Cercatelo e poi mi direte. (MS)

Season Of Time

SEASONS OF TIME – Closed To Open Plains
Progressive Promotion Records
Genere: New Prog
Supporto: cd – 2014



La buona musica ha sempre uno sciame di proseliti, cambiano i tempi, evolvono le tecnologie, ma chissà come mai il Rock degli anni ’70 è sempre preso come punto di riferimento. Nel caso dei tedeschi Seasons Of Time l’analisi si sposta anche agli inizi degli anni ’80, con uno sguardo alla scena New Prog inglese. Per essere più chiaro, i parametri in cui si adoperano vanno dai Genesis ai Pink Floyd, fino ai Marillion.
La storia dei Seasons Of Time parte da lontano, inizia nel 1993 e dopo alcuni cambi di line up, la band si stabilizza e riesce a produrre il primo album dal titolo “Behind The Mirror” nel 1997. Nel 2010 il gruppo subisce una grave scissione, il batterista ed il tastierista abbandonano il gruppo, così Dirk Berger (basso, tastiere e voce), ne prende le redini e ne prosegue il cammino, perlomeno in studio. Assieme a Malte Twarloh (voce, chitarra, tastiere), Florian Wenzel (chitarra) e Marco Gruhn (batteria), realizzano questo nuovo album dal titolo “Closed Doors To Open Plains”. In effetti è proprio vero, quando si chiude una porta a volte si aprono  immense distese.
Il disco si presenta molto bene, in una lussuosa confezione cartonata, con all’interno il libretto avente i testi e le foto sempre ad opera di Dirk Berger, qui coadiuvato da Kai Perkuhn. La registrazione effettuata negli studi The Circle è discreta. Capeggia all’interno una frase storica di Charlie Chaplin che dice: “L’avidità ha avvelenato l’anima degli uomini”.
Venendo alla musica, i sedici brani si aprono con il consueto preludio, qui dal titolo “An Overture In My Head”, frammento Psichedelico cantato da uccelli. Si comincia con la potenza delle chitarre elettriche in “Expectations 1”, per poi lasciare campo a voce e piano. Immediatamente collegata (come tutto il resto del disco) “Someone”, perché c’è sempre qualcuno che ha fatto qualcosa. Le chitarre Hard si intersecano con le tastiere che ricordano molto i passaggi dei Marillion, quando ancora Fish stupiva per teatralità. La cosa ha ancora più rilevanza nella strumentale “Bite The Bullet”, uno dei punti più interessanti dell’intero lavoro, sicuramente sarà apprezzato da molti nostalgici. Da Nostalgici a romantici in “Closing Doors”, sopra tastiere che potrebbero ricordare anche i Supertramp. Quello che comunque si evince nell’ascolto è la cura per le melodie, una necessità più marcata della tecnica. La Psichedelia di tanto in tanto fa capolino, così il suono Hard vicino al Metal. Una ritmica semplice e cadenzata, comunque di potenza, si presenta in “Fuzz & Buzz”, mentre le chitarre introducono la vigorosa “A Step A Head Behind”, questo uno dei momenti più arrabbiati dei Seasons Of Time. Davvero molti i cambi umorali nel percorso di “Closed Doors To Open Plains”, di certo l’ascolto ne giova in fluidità. Altro buono assolo di chitarra protagonista lo si trova nella strumentale “The Station At The Border Of The Mind”. La band in effetti riesce a comunicare meglio le emozioni quando si esprime soltanto con gli strumenti, non perché la voce non sia buona, solamente per un discorso di pathos, anche perché quando suona il sound si avvicina soprattutto a quello dei Pink Floyd. Nel disco ci sono anche due ospiti, Kelly Bell alla voce e Pete Harrison al corno nella beatlesiana “There Are Times”.

Certamente in questo lavoro c’è molta carne al fuoco, cibo per molte menti “Progressive” e questo fa onore sicuramente all’attenta Progressive Promotion, ma soprattutto a questi artisti che comunque mettono tutta la loro passione nella loro buona musica. Non un must, ma sicuramente da ascoltare più volte senza problemi di noia. (MS)

sabato 1 marzo 2014

Aisles

AISLES – 4:45 AM
Presagio Records
Genere: New Progressive
Supporto: cd – 2013



Ritornano all’attenzione dei Prog fans i cileni Aisles a quattro anni di distanza da “In Sudden Walks”. Si formano nel 2001 grazie ad un idea dei fratelli Vergara, Germàn (chitarra) e Luis (tastiere). Sembra già molto lontano l’esordio datato 2005 di “The Yearning”, oggi “4.45 am” è il terzo lavoro in studio e con esso proseguono il cammino intrapreso nel filone New Prog fra Marillion e Genesis. Ad oggi la band viene completata da Felipe Candia (batteria), Sebastian Vergara (voce, tastiere), Daniel Baird-Kerr (basso), Rodrigo Sepulveda (chitarre e cori) e Alejandro Melendez (tastiere e synth).
“4:45 am” si presenta molto bene, con l’artwork curato e descrittivo nei disegni di Omar Galindo e nei testi annessi. La qualità sonora è più che sufficiente, considerando anche la complessità degli equilibri strumentali, dettati da numerose varianti. Questo a causa di variegate strumentazioni, ed all’ausilio di special guest come i String Quintet ed i loro archi, Nelson Arrigada al contrabbasso e costanza Maulen alla voce. Addirittura nel corso dell’ascolto ci si imbatte in elettronica e nel sound caldo e giocoso del classico stile latino.
Avrete capito dunque che “4:45 am” è davvero ricco di sonorità, così è, non c’è tempo di soffermarsi su uno stile predefinito, l’ascolto scorre velocemente grazie anche alla brevità dei brani proposti, in controtendenza agli stilemi del genere. Non suite, ma brani di media durata calcolabili in cinque minuti, esclusa la conclusiva mini suite “Melancholia”.
E’ ancora presente l’impronta New Prog rivolta ai Marillion, resta il fatto che gli Aisles hanno una propria peculiarità, una su tutte l’amore per le buone melodie. La title track che apre il disco è proprio il sunto di questo genere che vuole a tutti i costi dimostrare di non essere scalfito dal tempo. Buona la sezione ritmica. Chitarra alla Steve Hackett nella canzone “Gallarda  Yarura”, strumentale che dimostra come si possa fare musica colta senza struggere l’ascoltatore con inutili tecnicismi. La tecnica è alta ma non invasiva, per lasciare spazio alle giuste soluzioni melodiche qui dallo stampo prettamente latino. Pur nella brevità delle canzoni, i cambi di tempo sono presenti. Il sound si concilia con la New Wave degli anni ’80 in “Shallow And Daft”, grazie anche a sonorità più elettroniche. Il brano vene anche annunciato in lingua italiana da “Radio DJ” come carica mattutina, ed un buon cappuccino. Ma si ritorna nel Prog con “Back My Strenght”, una semi ballata classica per i teneri d’ animo. Una chitarra acustica apre “The Sacrifice”, alto momento emotivo e la semi ballata diventa ballata a tutti gli effetti. Torna l’elettronica ricca di effetti nella strumentale “Intermission”, mentre “Sorrow” è uno dei momenti più alti del disco, fra classe, tecnica e melodia. I colpi migliori gli Aisles se li lasciano al termine, nell’ennesimo pezzo strumentale questa volta intitolato “Hero” e nella mini suite conclusiva “Melancholia”.
Quando ci deliziano con gli arpeggi, si toccano veramente alti vette, la sensibilità degli Aisles è davvero una carta che sanno giocare e che non lascia indifferenti.
“4.45 am” è un disco che ha tutto quello che può piacere ad una vastità differente di ascoltatori, fruibile e scorrevole, grazie all’ampiezza di idee e sonorità. Non sarà semplice togliersi dalla mente alcuni fraseggi e soprattutto l’ultimo brano, vero e proprio esempio di New Prog.

Non ho scovato particolari difetti, mi sono solamente lasciato andare nell’ascolto, magari con qualche sospiro di nostalgia per quel suono che a volte mi ricorda gli anni ’80 del Prog, quando lo stesso rialza la testa. (MS)