Pagine

lunedì 2 dicembre 2013

R-Evolution Band

R-EVOLUTION BAND– The Dark Side Of The Wall
Wide Production
Genere: Rock Progressive
Supporto: cd – 2013



Dietro al nome R-Evolution Band c’è Vittorio Sabelli, fiatista ed arrangiatore e con lui Marcello Malatesta (tastiere), Gabriele Tardiolo “Svedonio” (chitarra, Bouzuki), Graziano Brufani (basso e contrabbasso) ed Oreste Sbarra (batteria). Dopo due album Jazz, la R-Evolution Band opta per un idea quantomeno bizzarra, la rivisitazione del capolavoro “The Wall” dei Pink Floyd. Coraggiosi o scellerati? A chi viene in mente di andare a confrontarsi con tale capolavoro? Sappiamo bene che i Pink Floyd sono una band di culto e come tale ha molti fans che l’adora e la protegge da eventuali attacchi esterni, siano loro di critica che di plagio. “The Dark Side Of The Wall” per molti di loro andrebbe criticato in maniera negativa, magari scambiandolo anche per una manovra prettamente commerciale……sbagliato, perché il contesto non è proprio questo.
E’ come guardare un nuovo film, nuovi suoni che si riallacciano ai temi classici del disco, un vetro rotto del quale i pezzi si vanno a confondere con quelli di altri vetri rotti. Nel risultato finale ci sono coraggiosi passaggi ed interessanti interventi bizzarri, come nella scelta di unire il sax con il cantato in growling. Ma la cosa più strana è che più il disco va avanti e più ci si concentra sull’ascolto, sintomo che il progetto è quantomeno interessante. Si ha la voglia di sentirsi stupiti, ma con la tranquillizzazione di melodie note e care, un approccio questo che potrebbe interessare a chi si vuole avvicinare al Prog senza il timore di ascoltare astruse ed incomprensibili cavalcate sonore.
Il termine “scorrevole” è limitato, il disco vola via fra Psichedelia, Rock, Jazz, Fusion, Prog, Avant Jazz….davvero un lampo, a testimonianza di un arrangiamento valido e spettacolare. Viene spesso da chiedersi, “ma è The Wall?”, perché ci si dimentica di lui.
“The Wall” è la realtà, “The Dark Side Of The Wall” è la cronaca del sogno di “The Wall”, fra sensazioni, voli a bassa quota ed immersioni in posti apparentemente incongruenti. Non esistono altri termini per questa sorta di genialata che spero non venga a mancare nella vostra discografia, magari proprio nello scaffale dei Pink Floyd, fra mattoni, vacche, prismi ed orecchi immersi.

Statene certi che non sfigura. (MS)

Nessun commento:

Posta un commento