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lunedì 7 ottobre 2013

Fabio La Manna

FABIO LA MANNA – Res Parallela
Autoproduzione
Genere: Metal Prog - Virtuoso
Supporto: mp3 – 2013



Con “Res Parallela”, il chitarrista e bassista torinese Fabio La Manna giunge alla terza realizzazione. Nel 2005 lo troviamo nei My Craving con il disco “No Mercy For Broken Hearts” e nel 2001 con gli Alchemy Room in “Origin Of Fears/A Matter Of Time”.
La manna è laureato in Dams Musica con tesi sulla musica nel cinema muto ed è insegnante di chitarra. La sua esperienza lo porta a ricercare un suono ermetico, alquanto semplice e profondo.
In “Res Parallela” ci sono brani strumentali che godono di un velo di mistero, dettato dalla spiritualità e dall’esoterismo che l’autore tenta di raccontare.
Con l’iniziale “Call Of The Snake” si mette in luce questo interesse per un suono greve, Metal e dalle ottime qualità tecniche che non sfociano mai in inutili scorribande di pentagramma, ma bensì badano al sodo, fra stop & go.
Dunque è la chitarra in prima linea, mentre la batteria viene suonata da Andy Monge, membro degli Alchemy Room. Le tastiere giungono in supporto a “High Road”, un pezzo decisamente più Progressive, aperto dall’epicità dei suoni. Le melodie per se stesse sono di facile memorizzazione, scorrevoli e mai noiose.
Per un La Manna più intimista bisogna giungere all’inizio di “Skywatch”, un frangente di Blues senza risultare logorroico, si mescola con un suono elettrico in crescendo supportato da tastiere. In questa musica si scorgono spesso e volentieri sprazzi di Riverside ed Anathema tanto per fare due nomi sul genere, ma si denota anche l’amore del chitarrista nei confronti di Petrucci (Dream Theater), pur non imitandolo in fragorosi assolo.
Ed è con il brano omonimo “Res Parallela” che molto di questo si può ascoltare, un sunto dello stile La Manna e di quanto spiegato sino ad ora. Ottima la sezione ritmica.
Metal Prog massiccio con “Against The Rabbits”, con qualche sentore (inconscio?) di Nu Metal anni ’90, il tambureggiare con la chitarra distorta riscuote successo proprio in quell’ambito. “Morning Flavour” è uno dei momenti più solari e pacati, seppur breve, tutto supportato da un arpeggio di base, ma presto si rientra nei binari dell’esoteria con “Festum Diaboli” e “Convivium”. Qualcosa di Antonius Rex e Paul Chain aleggia nell’aria.
La chiusura è lasciata alla dolce “Invocation Of Mir”, breve sigillo di questo album che fra alti e bassi si lascia godere a pieno. I bassi risiedono a mio avviso in certe soluzioni alla Dream Theater forse un po’ troppo inflazionate, ma questo è inevitabilmente radicato nel genere Metal Prog, per cui non se ne può fare una vera e propria colpa. Un album completamente strumentale che porta ad un viaggio mentale, questo ha anche il pregio di farci pensare, malgrado non ci siano parole. Non mi sembra un particolare da niente. Godibile. (MS)


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