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giovedì 20 settembre 2012

Iluvatar

ILUVATAR - A Story Two Days Wide...
Kinesis

Genere: Progressive Rock
Supporto: cd - 1999


Gli americani Iluvatar dopo il live “Sideshow” ritornano con del nuovo materiale dopo la bellezza di cinque anni, i propri fans ora hanno di che sfamarsi. Il suono di questa band ha molto poco di americano e molto d’inglese, anche in questa ultima fatica sono sempre i Genesis, i Pendragon ed gli Iq ad essere richiamati. New Prog dunque e di buona levatura, ma anche influenze Rush (quelli più progressivi) nei frangenti più tirati.
La tecnica dei singoli componenti è veramente eccelsa e quando Tennis Mullin parte con i suoi assoli di chitarra c’è veramente di che godere. L’impostazione vocale del singer Glenn McLaughlin è buona ma a volte è troppo vicina a Phil Collins del periodo “Wind & Wuthering” e quando cerca di variare assomiglia di più a Geddy Lee (Rush). Tutto questo non influisce più di tanto nella totalità dell’ascolto, ci sono le onnipresenti tastiere di Kezer Mij che riempiono le nostre casse in modo possente, ma mai troppo invadente.
I brani sono generalmente lunghi , variano dai sette minuti al quarto d’ora dell’ultima traccia “Indian Rain”, la più bella del disco per chi scrive. Hammond, tecnica e divertimento nell’iniziale “Sojourns” e nei suoi nove minuti possiamo ascoltare oltre che una buona sezione ritmica fornitaci da Chris Mack alla batteria e da Dean Morekas al basso, anche un arioso assolo di chitarra incastonato in cambi di tempo. Il discorso che gli Iluvatar sono un gruppo più inglese che americano è confermato nella successiva “Savant” dove sembra proprio di ascoltare una canzone dei Parallels Or 90 Degrees, ma soprattutto sfacciata è l’interpretazione vocale alla Collins. E’ evidente che comunque siamo al cospetto di un ottimo disco, oro colato per chi ama questo ipertecnico genere. In “Dreaming With The Lights On” non cambia quasi nulla da quanto sin qui detto, non in “Holidays And Miracles” , dove gli Iluvatar fanno il verso ai Marillion di “Clutching…” con un bell’arpeggio di chitarra conducendo la canzone in ambienti prettamente intimistici.
Quello che mi stupisce di più è la semplicità con cui questi cinque ragazzi passano da ambientazioni Hard Rock a quelle più pacate senza che neanche ce ne accorgiamo. Tutto viaggia fluido, senza troppi momenti di stanca e pure, anche se è musica di genere datato, sembra essere molto attuale…
“Batter Days”, causa una chitarra elettrica molto aggressiva, si addentra in sentieri Hard Rock e non dispiace affatto. Si lascia ascoltare allegramente con tanto di movimento del piede che parte da solo a nostra insaputa. Ballata per “Even Angels Fall”, nulla di trascendentale ma carina. Conclude il disco ottico la bellissima (come già anticipato) “Indian Rain”, stracolma di emozioni, canzone che tutti gli amanti di Prog vogliono sentire ma soprattutto avere nella propria discografia.
L’America, insomma, in qualche timido tentativo cerca di dire la sua in ambito progressivo, personalmente consiglio Spock’s Beard, Echolyn, Glass Hammer e Rocket Scientists a chi volesse addentrarsi in questo mondo, ma sicuramente sono da aggiungere alla lista anche questi Iluvatar.
Dimenticavo di dire a chi volesse cercare l’intera discografia del gruppo che questo “A Story Two Days” è il loro quarto lavoro. Vedete voi. MS

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