The Spaghetti Epic 3
Musea
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Prog
Support: CD - 2009
Qui in Italia ce la sognamo una rivista musicale come la finlandese Colossus. Sembra essere una fucina inesauribile, oramai sono davvero tante le produzioni del magazine in collaborazione con la casa discografica francese Musea. Le mie orecchie ancora devono riposarsi, dopo l’ascolto del lunghissimo “Inferno” dantesco dell’anno scorso. E che dire poi dell’”Odissea” o dell’enciclopedico “Kalevala” e di moltissimi altri, ma in verità, l’argomento a cui i finlandesi sembrano essere più legati, sono le nostrane vicende di “gialli” o di Spaghetti Westerns. Eccoci dunque a parlare del terzo capitolo di questa gustosa saga.
In “Spaghetti Westerns 3” troviamo un ora di ricca musica, suddivisa in tre suite, la prima eseguita dai russi Little Tragedies, la seconda dai romeni Yesterdays e la terza dai nostrani Not.
Iniziamo dunque dalla prima che porta il titolo di “The Voice Of Silence”. Nella durata di 18 minuti, si ascoltano numerosissime scale tastieristiche in stile barocco, tanto care agli EL&P. Una cascata davvero scrosciante, chi ama i tasti d’avorio qui ha di che godere, ma c’è una cosa che non fila per il verso giusto, il cantato in russo. Per fortuna è brevissimo e solo in due frangenti, perché lasciatemelo dire, non è per niente musicale, come un pugno in un occhio. La musica di per se è davvero bella ed i Little Tragedies non sono di certo gli ultimi arrivati. La seconda suite si intitola “Suite Pauline” e ci mostra gli Yesterdays in piena forma e notevolmente differenti dagli ultimi lavori. Meno Folk, e non ci sono più le voci femminili, al loro posto piccoli interventi elettronici e tastiere. Un brano davvero bello e variegato, con ottime idee, molti cambi di tempo, buone coralità alla Gentle Giant ed un piacevolissimo fraseggio con la tromba. Senza ombra di dubbio il brano più bello del disco. Per concludere, è la volta dei Not, giustamente con il pezzo “Epilogo”. I ragazzi si esibiscono in una suite di 23 minuti, più greve e cadenzata delle precedenti, ma anche lei con i cambi di umore e dei buoni assolo. In totale la suite risulta essere più elettrica di quanto ascoltato sino ad ora, mettendo in risalto le doti di tutta la band, non solo quelle del tastierista.
Tutto è perfetto per quello che concerne i gusti di un Prog Fans, un disco che va assaporato con parsimonia, come giustamente merita. Ma ogni volta che ascolto un progetto del genere, mi chiedo cosa c’entri questa musica con il Western. A me vengono in mente gli anni ’70, certamente non un duello all’ultimo sangue o dei cactus e neppure indiani o messicani! Non prendete questa mia considerazione come un difetto del disco, tanto quello che interessa a noi è il Prog Rock, ma chi vede la copertina e compera il disco certamente resta fuorviato. E a proposito di artwork, siamo qui per l’ennesima volta ad elogiare un lavoro strepitoso come la Colossus ci ha da tempo abituati. Grande disco, grande musica, secondo me da non lasciarsi sfuggire. MS
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