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mercoledì 23 gennaio 2013

Flamborough Head

FLAMBOROUGH HEAD - Tales of Imperfection
Cyclops

Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog
Support: CD - 2005




Questo è il classico disco Progressive che un fans del genere vuole ascoltare. I Flamborough Head sono un quintetto capitanato dal tastierista Edo Spanninga e suonano un Rock misto fra Genesis (anche periodo “Wind & Wuthering”), IQ e tutto quel che riguarda il movimento dell’area scandinava. Il gruppo è Olandese e gioca molto sul connubio fra le tastiere di Edo , le chitarre di Eddie Mulder, il fauto e la voce della brava Margriet Boomsma. “Tales Of Imperfection” è il loro quinto disco da studio e li consacra fra i gruppi più interessanti del genere al giorno d’oggi.
Dopo l’introduttiva e strumentale “For Starters” ci addentriamo dentro le velate armonie della mini suite di undici minuti dal titolo “Maureen”. In essa aleggiano armonie gradevoli, fra cui rimane impressa quella supportata dal pianoforte alla Tony Banks periodo anni ’70. La chitarra suona come quella di Hackett, e certi passaggi sono scuola IQ, il risultato complessivo è decisamente grandioso, personalmente mi ricorda certi affreschi sonori dipinti dal gruppo australiano Sebastian Hardie. La stessa sensazione è confermata nella successiva “Higher Ground”, uno strumentale dall’antico profumo anni ’70. Non da meno è l’attenta ritmica del duo Marcel Derix (Basso) e Koen Roozen (batteria), il tutto sembra perfetto, così come il songwriting, mai ripetitivo e concentrato sui cambi di tempo, come il genere ci insegna. Apre una chitarra alla Gilmour in “Silent Stranger”, ancora una volta il flauto di Margriet ci delizia con la sua presenza ricordando a volte certi passaggi cari ai svedesi Sinkadus. Il suono sembra spaziare in ambienti bucolici ed il piano di Edo fa anche il verso a “The Carpet Crawl” dei Genesis. E’ semplicemente fantastico ascoltare il connubio chitarra elettrica e pianoforte nel mezzo del brano, uno dei momenti più ricchi di pathos dell’intero lavoro.
Ancora melodie toccanti in “Captive Of fate”, i Flamborough Head questa volta puntano anche nel ritornello e nei cori, tutti e due di facile presa emozionale. Il brano è totalmente acustico, come quelli fatti dai Mostly Autumn. Gli otto minuti della strumentale “Mantova” invece riportano a noi certi passaggi alla IQ primo periodo e ci mostrano il gruppo in grande spolvero. Si chiude con la breve e struggente “Year After Year” un disco che certamente non verrà ricordato nel tempo come capolavoro, ma che sa emozionare più di moltissime altre produzioni odierne.
Gli olandesi si mostrano punta di diamante della loro nazione in ambito Progressive e sono sicuro che sapranno stupirci ancora e sempre di più, non trascuriamoli. MS



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