G.O.L.E.M.
- Gathering Of The Legendary Elephant Monsters
Black
Widow Records
Genere:
Hard Prog
Supporto:
cd / Bandcamp – 2024
Esistono
band cui si fa fatica credere che siano attuali, tanto la loro musica è dedita a
un passato glorioso e strumentalmente antico. Certi suoni sono replicabili
vista la tecnologia odierna se si tende a riportare un sound tipicamente anni
’70, ma se questi sono realizzati attraverso strumentazioni originali, allora
il risultato è veramente difficile da decifrare tanto risulti fedele
all’originale.
Da
Piacenza, Parma e Lodi, i G.O.L.E.M. (da non confondere con la band tedesca di
Krautrock) propongono un Hard Prog fatto di tastiere, che non necessita di chitarre
elettriche, e sfido chiunque ad accorgersene durante l’ascolto. Sono prettamente
amanti e fedeli alle atmosfere sempre cupe e sonoramente monolitiche care a
band come Deep Purple e Uriah Heep, giusto per portare due esempi.
La
band del tastierista Paolo Apollo Negri (Link Quartet e Wicked Minds) innalza
un muro sonoro imponente grazie anche all’apporto del mellotron di Emil
Quattrini. La formazione si completa con Marco Zammati (basso), Francesco Lupi
(batteria) e Marco Vincini (voce). Sei sono le composizioni di media e lunga
durata, tutte con un approccio creativo fedele alla linea descritta a partire
dalla title track “Gathering Of The Legendary Elephant Monster”, capace
immediatamente di mettere in chiaro la situazione. Dodici minuti roboanti che
si alternano a fasi ricche di enfasi create anche dalla voce di Vincini
perfettamente inserita nel contesto. Organo e basso si danno sapientemente
staffetta portando l’ascoltatore nel mitico contesto degli anni ’70 generato da
un filo conduttore tipicamente Doom.
Il
Mellotron in “Mechanical Evolution”, brano maggiormente sofisticato, riporta invece
alla memoria i suoni dei primissimi King Crimson. Buone le melodie di base
facilmente memorizzabili.
Con
“The Endless Night Of Reason” I G.O.L.E.M. sembrano voler omaggiare il classico
Hard Prog, quello ricco di riff energici infarciti di assolo strumentali. Ci
pensa “Life Between The Lines” a condurre l’ascoltatore verso un tipo di suono
leggermente differente, quello prossimo al Neo Prog anche se di base sempre rispettoso
del proprio stile. Il singolo estratto dall’album s’intitola “Tale Of The
Oblivion Dance”, qui si denotano schegge sonore di Black Sabbath su dinamiche
propriamente enfatiche. Tanta storia fra queste note e cura per i particolari.
La
chiusura spetta a “Keeper Of The Ocean’s Gate”, e con sorpresa l’inizio ricorda
i Gentle Giant, ma il pezzo successivamente si rigetta anima e corpo nel Doom.
Gli
strumentisti sono preparati e dimostrano un’intesa davvero invidiabile.
Se siete amanti di questo tipico sound, allora il
secondo album dei G.O.L.E.M. fa sicuramente al caso vostro, non lasciatevelo
sfuggire. MS
Versione Inglese:
Nessun commento:
Posta un commento