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sabato 17 febbraio 2024

K.A.B.

K.A.B. - Pause Reflect
Autoproduzione
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: cd /digital – 2023




Probabilmente certa musica non prende campo come dovrebbe perché va a toccare corde dell’animo in cui ci sentiamo fragili. Non c’è nulla che spaventa di più che guardarsi dentro e scoprire veramente chi siamo. L’egoismo fa parte del genere umano e questo riesce a tamponare molte delle pecche del nostro carattere che non vogliamo vedere, mascherando il nostro vero io. Anche l’essere aggressivo è un’arma di distrazione dell’animo, attaccare per primo per paura di essere attaccati. Certe argomentazioni non hanno mai fine, diverse volte approfondite da saggi, oppure dalla musica stessa, quella per la mente. L’introspezione porta spesso a sonorità eteree ma anche rudi, secondo il concetto che si vuole esprimere, resta il fatto che alcuni passaggi si fissano nella storia della musica, così come hanno fatto certe band come ad esempio i Pink Floyd o i più recenti Porcupine Tree.
Il viaggio dentro di noi è dunque un argomento molto trattato dai musicisti ma allo stesso tempo arma a doppio taglio in quanto oggi il pubblico quando ascolta musica non vuole pensare troppo, piuttosto distrarsi.
Ma quando si ha l’intenzione di affrontare questo percorso sonoro, possono scaturire piacevolissime sorprese, com’è capitato a me con il debutto di Kevin Button proveniente da Coventry. Ho scoperto un artista malinconico, visionario, ma soprattutto anticonformista grazie al progetto K.A.B. in cui suona tutti gli strumenti. Assieme a lui partecipano anche Tibz Adeniyi (cori), Rowan Aldridge (basso), Cherise Cheney (cori), James Cheney (chitarre, cori), Ellie Gibson (cori), John Griffiths (batteria), Joel Julian (cori, chitarra), Joshua *Falconer* Manley (cori, voce narrante), Nicola Nicholson (tastiere, archi), Rich Taylor (cori, voce narrante) e Sheridan White (cori).
In questo debutto formato da otto canzoni, Button incanala i suoi pensieri e le contemplazioni attraverso una fusione d’influenze che variano da artisti del calibro di Biffy Clyro, Steven Wilson, ai Metallica, creando un bellissimo mix che offre una riflessione esteticamente gradevole sulle complessità della vita.
“Pause / Reflect / Transform” parte in un imbuto di suoni penetranti quanto sospesi, per addentrare l’ascoltatore in uno stato d’animo adeguato al contesto. Voce, echi, note sostenute, arpeggi alla Porcupine Tree lasciano anche il campo a una chitarra elettrica dal sound tipicamente Gilmouriano (Pink Floyd) anni ’70. Coralità e suoni Hard seguono per un crescendo emotivo a condurre in quel limbo mentale costruito sulla suddetta fragilità.
“Break These Chains” è più canzone, quasi un sospiro di sollievo per aver intravisto uno spiraglio di sole, ma le nuvole sono sempre nei dintorni. Rock alternativo di grande impatto in "Hypocrites", movimento che sfida i giudizi sociali, una ribellione al sistema oppressivo che ci rende mentalmente castrati.
In “The Prisoners Voyage” ci si addentra nel mondo psichedelico, dieci minuti che fanno del brano uno dei passaggi più interessanti dell’intero album. L’ascolto prosegue fluido e senza punti di stanca.
“Pause Reflect” è un disco coraggioso ma soprattutto solido che farà sicuramente la gioia degli appassionati di questo nuovo genere denominato Post Prog Moderno. MS






Versione Inglese:



K.A.B. - Pause Reflect
Self-production
Genre: Modern Post Prog
Support: cd /digital - 2023


Probably some music does not take the field as it should because it goes to touch soul strings where we feel fragile. There is nothing more frightening than looking inside and truly discovering who we are. Selfishness is part of humankind, and this manages to buffer many of the flaws in our character that we don't want to see, masking our true selves. Being aggressive is also a weapon of distraction of the soul, attacking first for fear of being attacked. Certain arguments never end, several times deepened by essays, or by music itself, that for the mind. Introspection often leads to ethereal but also rough sounds, depending on the concept one wants to express, the fact remains that some passages become fixed in the history of music, as did certain bands such as Pink Floyd or the more recent Porcupine Tree.
Thus, the journey within ourselves is a subject much dealt with by musicians but at the same time a double-edged sword in that today the audience when listening to music does not want to think too much, rather to be distracted.
But when one has the intention to tackle this sonic path, very pleasant surprises can result, as happened to me with the debut of Kevin Button from Coventry. I discovered a melancholic, visionary, but above all nonconformist artist thanks to the K.A.B. project in which he plays all the instruments. Also participating with him are Tibz Adeniyi (backing vocals), Rowan Aldridge (bass), Cherise Cheney (backing vocals), James Cheney (guitars, backing vocals), Ellie Gibson (backing vocals), John Griffiths (drums), Joel Julian (backing vocals, guitar), Joshua *Falconer* Manley (backing vocals, narrator), Nicola Nicholson (keyboards, strings), Rich Taylor (backing vocals, narrator) and Sheridan White (backing vocals).
In this eight-song debut, Button channels his thoughts and contemplations through a fusion of influences ranging from the likes of Biffy Clyro, Steven Wilson, to Metallica, creating a beautiful mix that offers an aesthetically pleasing reflection on the complexities of life.
"Pause / Reflect / Transform" starts off in a funnel of sounds that are as piercing as they are suspenseful, to ease the listener into a mood appropriate to the context. Vocals, echoes, sustained notes, and Porcupine Tree-esque arpeggios also give way to a typically Gilmourian (Pink Floyd) 1970s-sounding electric guitar. Chorality and Hard sounds follow for an emotional crescendo to lead into that mental limbo built on the aforementioned fragility.
"Break These Chains" is more song, almost a sigh of relief at a glimmer of sunshine, but the clouds are always around. Hard-hitting alternative rock in "Hypocrites", a movement that challenges social judgments, a rebellion against the oppressive system that makes us mentally castrated.
In "The Prisoners Voyage" we enter the psychedelic world, ten minutes that make the track one of the most interesting passages on the entire album. The listening continues smoothly and without any tired points.
"Pause Reflect" is a brave but above all solid record that will surely delight fans of this new genre called Modern Post Prog. MS






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