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a cura di MASSIMO SALARI
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sabato 1 aprile 2023
Y.O.U. - Italian Guitarists Pay Homage To Allan Holdsworth
Y.O.U.
- Italian Guitarists Pay Homage To Allan Holdsworth Open Mind - Lizard Records Genere: Virtuoso chitarrista Supporto: cd – 2023
Ci
sono musicisti che nell’arco della loro carriera hanno lasciato un segno
indelebile pur rimanendo di nicchia nel music business. Spesso ciò accade se si
esercita in un genere musicale rivolto a un pubblico abbastanza riservato, come
ad esempio il Jazz Rock e la Fusion. Musica per la mente da ascoltare per
goderne il più possibile dei passaggi tecnici. I palati sopraffini conosceranno
Allan Holdsworth e la sua lunga discografia da solista, tuttavia il chitarrista
inglese nella carriera ha anche militato in gruppi importanti dell’ambito, come
Soft Machine, Ian Carr, Tempest, Gong, U.K., e Bruford. Holdsworth
nasce a Bradford il 6 agosto 1946 e muore il 15 aprile 2017 a Vista per un
grave problema cardiaco. Inizia come violinista per poi dedicarsi allo studio
della chitarra e a soli venti anni entra a far parte del circuito Soft Machine.
La musica è complessa, ma le doti sono elevate, tanto da consentirgli di divenire
parte integrante del sound proposto. Negli anni ’80 sviluppa il midi controller
Synthaxe che gli consente di suonare contemporaneamente sei sintetizzatori. Ma
molto altro si potrebbe narrare di quest’artista, tuttavia a grandi linee
questo è il personaggio preso sotto esame dalla Lizard Records che gli tributa
giustamente un album attraverso numerosi chitarristi italiani che andremo a
conoscere nel corso della recensione. Lasciatemi
fare un doveroso preambolo, i tributi musicali sono spesso un arma a doppio
taglio, quante volte ci siamo imbattuti in dischi dedicati ad esempio ai
Genesis, o ai Jethro Tull, ai grandi Pink Floyd, ma che hanno lasciato l’amaro
in bocca, se non la voglia di spegnere e di andare ad ascoltare direttamente
gli originali. Personalmente molte volte. Se poi si va ad analizzare un artista
dalle doti eccelse, è ancora più rischioso. Qui risiede l’intelligenza di chi
vuole andare a dedicare un tributo a chi di tecnica ne ha da vendere, ossia
ricercare artisti altrettanto preparati ma soprattutto (ecco la genialata) con
brani propri. Loris Furlan ama le sfide e qui siamo di nuovo al cospetto di un
lavoro non scontato, come la casa discografica Lizard ci ha bene abituato nel
tempo. L’intento di questi musicisti coinvolti nel progetto è di addentrarsi
attraverso questi brani propri, in un approfondimento dell’aspetto metafisico
della materia musicale. Otto
sono coloro che tributano per altrettanti brani contenuti nell’album. Inizia
Marcello Contu, jazzista sopraffino che ha collaborato anche con il
sassofonista Rosario Giuliani. Il brano s’intitola “Alien Hand” e mette in
cattedra tutte le qualità tecniche di Contu attraverso la ragguardevole durata
di nove minuti abbondanti. Con lui suonano Peter De Girolamo alle tastiere,
Dario Deidda al basso e Gergo Borlai alla batteria. Il movimento sonoro è
sofisticatamente delicato, con il cuore tenero nella parte centrale, fatto
battere da un assolo di basso che riscalda l’ambiente. Il secondo brano è di
Alessandro Giglioli e s’intitola “Wechselbalg”. Giglioli nasce a Firenze nel
1980 e sin dalla tenera età di dieci anni si appassiona alla musica. Si diploma
in chitarra classica col massimo dei voti presso il Conservatorio Cherubini
(Firenze) e oggi insegna lo strumento oltre che essere un ricercato session
man. Il brano proposto ovviamente gira nel mondo Jazz/Fusion, quello più vicino
ai canadesi Uzeb. Con lui suonano Giampiero Occhiato al basso e Marco Barsanti
alla batteria. Con
il brano “Il Gabbiano” è la volta di Paolo Volpato, non nuovo a tributi nei
confronti di Holdsworth, infatti, lo abbiamo incontrato nel 2020 attraverso il
suo album “Contro” (Lizard Records). Volpato è veneto della provincia di
Venezia e ama la Fusion, questo si deduce nei passaggi sonori esercitati nel
pezzo proposto in cui si avvale della collaborazione di Michele Uliana al
clarinetto, Roberto Scala alle tastiere, Michele Gava al doppio basso e Adrian
De Pascale alla batteria. Tommaso
Colafiglio è un chitarrista nato ad Altamura e residente a Gravina in Puglia.
Nella vita consegue numerosi diplomi, Laurea in Musicologia presso la Facoltà
di Beni Culturali dell’Università di Lecce, Diploma in chitarra elettrica
presso il C.P.M, (Centro Professione Musica, Milano) con Donato Begotti e
Franco Mussida, Diploma in Composizione Sperimentale e direzione d’orchestra
presso l’Istituto Vaticano di Roma ediplomato in
musicoterapia presso associazione culturale Stratos (Bari). Nella sua musica
molto importante è l’improvvisazione. Nel brano “Lake City” suona assieme a
Michele maggi (basso) e Michele Marrulli (batteria). Altro brano musicale dal
cuore caldo è “The Way To The Ethereal” per mano di Francesco Cassano, Guitar
Player presso La Chiamata d'Emergenza ed Endorser nella GR Guitar. Anche lui un
ottimo background, ha studiato Professional Master's Programme in "Modern
Guitar" da Marco Sfogli presso MFA - Music Factory Academy, master di "Jazz
Music" presso Conservatorio di Musica Niccolò Piccinni e ha studiato
presso Il Pentagramma Di Guido Di Leone. Poco più di cinque minuti bastano per
mettere a nudo l’anima del chitarrista in un suono caldo e avvolgente, grazie
anche alla partecipazione di Vincenzo Maurogiovanni al basso e Pierluigi
Villani alla batteria. Non
mancano in questo tributo giovani promesse, Gianluca Jean Barisone ha studiato
presso Conservatorio Niccolò Paganini di Genova - Istituzione statale AFAM e
suona con la band Promenade. Il suo brano “Alla Nostra” è un concentrato di
poco più di tre minuti di Jazz, dove il basso di Simone Carbone si diverte a
fare peripezie nel pentagramma. Con loro alla batteria suona Marco Fuliano.
Veniamo ora a Livio Lamonea, e al suo pezzo “The Great Climber”, il chitarrista
napoletano ha studiato presso il Musicians Institute e all’Institute of
Technology. Le atmosfere che scaturiscono dal brano danno sensazione di relax,
musica introspettiva suonata assieme a Alessandro Anzalone (basso) e Alfonso
Mocerino (batteria). Il tributo si chiude con “Sette Note Di Nero”, cinque minuti,
dove Frank Pilato, Luca Giachi (basso) e Giuseppe Costa (batteria) propongono a
loro volta un brano introspettivo e anche il più sperimentale del disco. Pilato
studia chitarra e clarinetto sin da molto giovane conseguendo il diploma in
composizione. A venti anni si trasferisce in California proprio per
approfondire il linguaggio Jazz e Fusion al Musicians Institute di Hollywood.
Sarà lui all’età di ventinove anni a sostituire Allan Holdsworth nell'ultimo
capitolo della trilogia "Stories" del Maestro Andrea Marcelli. Allan
disse in un intervista “Siate sempre voi stessi, a qualsiasi costo”… Quanta
verità in poche parole, un pensiero che spero i giovani di oggi sposino come
causa per uscire da quest’omologazione che li rende anonimi e tutti tristemente
uguali. “Y.O.U.” è una bella dimostrazione o per meglio dire, una speranza
oltre che un disco di ottima musica. MS
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