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mercoledì 5 aprile 2023

Il Giardino Degli Specchi

IL GIARDINO DEGLI SPECCHI – Monstrum
Autoproduzione
Genere: Post Rock/ Progressive Rock
Supporto: Digitale – Bandcamp.com – 2022




Ho sempre dimostrato apprezzamento per le band che mutano con il tempo, coloro che non hanno paura di suonare ciò che sentono al momento, questo l’ho riscontrato soprattutto nell’underground indipendente. La libertà per un artista vuol dire tutto, anche se spesso non si raggiungono grandi risultati a causa magari di una certa inesperienza in campo. Lo stesso interesse l’ho riversato negli ascolti di album completamente strumentali, ma non perché non mi piacciono le voci, anzi, le ritengo uno strumento importante per la riuscita di un disco, compresi ovviamente i testi, ma a volte sento il bisogno di estraniarmi proprio con la musica fine a se stessa.  Quante volte ho adoperato il termine “viaggio” credo che sia oramai incalcolabile eppure così è, molto spesso un album strumentale rapisce e fa intraprendere un cammino fantasioso che mi conduce dove gli artisti vogliono. Il preambolo sta significando che con Il Giardino Degli Specchi sono al cospetto di una band indipendente e strumentale.
“Monstrum” è il secondo lavoro del trio romano composto da Valerio Marcellino (chitarra, synth), Marco Andrea Lippa (chitarra) e Luca Tiraterra (nuovo batterista) dopo l’esordio datato 2018 “Oltremare”.
Questa è musica prevalentemente Post-Rock con riferimenti nei momenti più duri ai Mogwai ma in “Monstrum” rispetto a “Oltremare” si denota un cambiamento di stile, anche se in maniera graduale.
L’opera è composta da nove canzoni che con il velato stile malinconico portano spesso a sognare ad occhi aperti. Trapela durante gli ascolti una sensazione anche di nervosismo, questa è figlia dell’evoluzione sonora dettata da maestri come i Tool, veri e propri apripista in campo Post Prog Moderno e quindi anche del Metal Prog.
“Le Parole Mai Dette” iniziano l’ascolto, ostentando ancora una band legata alle proprie radici sonore, così la successiva “Distanze” con suoni malinconici e dalla facile resa emotiva. “Pripyat” ha l’intro che inevitabilmente ricorda per effetti eco e quant’altro, del materiale Pinkfloydiano in sede “The Wall”, ma la musica della band di Cambridge non c’entra nulla in questo caso, è appunto solo un intro. Il Post Rock gioca con l’insistenza di certe note effettuate con la chitarra, questo potrebbe infastidire, o meglio annoiare certi ascoltatori esigenti, quelli che dalla musica pretendono più movimento, ma per poter ipnotizzare e far viaggiare la mente, si necessita di questo modus operandi per poi arrivare ai crescendo sonori, quelli che appagano. Attraverso “Orso Nero” si ha una visione di questa musica già leggermente differente, probabilmente grazie anche all’uso dei synth. E ancor più accade in “Kaiju”, dove la batteria ricopre un ruolo fondamentale per intensità.
L’avanzare dell’ascolto diventa sempre più interessante con “Supernova”, dove gli effetti conducono la mente verso spazi cosmici rilassanti, un pezzo sicuramente d’atmosfera. Leggerezza fluttuosa pur rimanendo elettrica. “You Have Come A Long Way” è una ballata con tanto di slide guitar, mentre “05 09” spinge l’ascolto verso una psichedelia galeotta. Ci pensa “Longinus” a chiudere l’album con ulteriore carattere, altro crescendo che conduce nel finale verso un massiccio Rock.
Il Giardino Degli Specchi con “Monstrum” sono autori di un percorso Post Rock evoluto, un genere che di certo spacca il pubblico in due fazioni, resta il fatto che questa musica sta cambiando pelle e questo grazie anche a band nostrane, le quali dimostrano di avere nuove interessanti idee al riguardo. Crisalide o farfalla? MS 





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