Terzo
lavoro in studio per i Bridgend autori di due ottimi dischi, “Rebis” (Orange
Park Records - 2016) e “Rajas” (Autoproduzione – 2020). La band oggi è formata
da Andrea Zacchia (chitarra), Leonardo Rivola (sintetizzatori), Massimo Bambi (batteria)
e Dario Piccioni che al basso prende il posto di Matteo Esposito. Con
grande piacere mi ritrovo a recensire per la terza volta un loro vinile, in
quanto sono amante di questo tipo di supporto oltre che collezionista, per
fortuna c’è ancora chi nel 2022 stampa lp come nuova uscita. Tre
dischi in pochi anni già la dicono lunga sulla passione e la creatività di
questa band prodotta da Andrea Zacchia. Il disco è in formato gatefold con i
bei disegni di Paolo Di Orazio che gettano l’ascoltatore immediatamente nel
mondo progressivo del concept scritto sempre da Andrea Zacchia. Le voci seppure
poco presenti nell’intero lavoro sono di Lodovico Zago in “Sattva” e Karina
Pino in “Rebis”. Quattro le canzoni che compongono “Einder” tra cui la suite
finale “La Fine Del Ponte” della durata di diciannove minuti. La
musica la definisco personalmente Post Prog Moderno, ossia un mutamento del
classico Prog Rock con innesti attuali sia di suoni sia di stili, pur
mantenendo lo sguardo ai preziosi anni che furono, ossia i mitici ’70. Suoni
elettronici fanno da sfondo all’iniziale “Sattva”, quasi totalmente
strumentale, dove si raggiungono buoni livelli nei mai banali assolo di
chitarra. Come nell’inizio dell’album “Ulisse” della PFM, la narrazione di Zago
è calda, profonda e struggente. Altra carta vincente a favore della band è la
bellezza della scelta delle melodie spesso toccanti, “Ogni Notte” è un esempio
di come si scrive una canzone strumentale senza troppi fronzoli, dove l’ascolto
scivola via con piacere. Il crescendo è galeotto, le tastiere di Leonardo
Rivola salgono in cattedra per lasciare spazio finale alla chitarra elettrica. Chiude
il lato A del vinile “L’Interprete Sublime” canzone dalla base psichedelica,
dove si congiungono due strade, quella di Gilmour e di Steven Wilson. Il lato B
è interamente coperto da “La Fine Del Ponte”, qui traspare tutto il carattere
dei Bridgend, una personalità che si è saputa forgiare disco dopo disco sino a
giungere oggi a una ferma certezza, quella del saper distinguere la band
attraverso pochi suoni. All’interno anche un assolo di percussioni oltre che
l’immancabile stile chitarristico di Zacchia che fa sognare a occhi chiusi. Si
dice spesso che la musica fa stare bene, in realtà non è una regola esatta, ci
sono musiche fastidiose, altre indifferenti, e ci sono quelle gradevoli, ma da
qui a dire “fa stare bene” ce ne corre, e i Bridgend ci riescono! Si, perché
alla fine dell’ascolto si ha una sensazione di benessere, una pulizia mentale
che specie dopo una dura giornata è solo che rigenerante. Siamo giunti quasi al
termine di questo 2022 e “Einder” nella mia classifica personale degli album
italiani risiede sicuramente fra i primi dieci album. MS
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