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domenica 26 settembre 2021

Savelli - Zanotti

SAVELLI – ZANOTTI – Italian Kidd
Radici Music Records / Associazione Le Nuvole
Genere: Rock – Rock Progressivo
Supporto: cd – 2021




La creatività non ha confini.
Non credete a coloro che vi dicono “Una volta la musica era meglio”, sono solamente persone  che si sono fossilizzate, semplicemente perché questa o quella canzone gli ricorda il periodo più bello della loro vita, la gioventù, se non i primi amori. Ci si crea quindi una bolla dalla quale non si vuole far entrare null’altro, egoisticamente solo quello che sembra opportuno. Nessuno potrà mai dissuaderli o convincerli che il mondo si evolve, che l’arte è bella in ogni periodo e che non è paragonabile con il passato semplicemente perché gli eventi che mutano la società non sono gli stessi. E’ come se noi volessimo ballare un valzer quando in realtà stanno suonando una tarantella, è semplicemente ridicolo.
La musica è ricerca, collaborazione, coraggio, cuore oltre che mille altre cose!
Alex Savelli sembra uscire dal cuore del Rock Progressivo inteso proprio come atteggiamento di ricerca, non da paragonare con il sound dei miti del passato per intenderci i Genesis, Gentle Giant etc. bensì è un ricercatore puro e semplice. Molte le realizzazioni e restando in ambito progressivo posso citare il suo progetto Pelican Milk, ma il polistrumentista è aperto a tutto, notevoli le collaborazioni nel tempo, una su tutte con il maestro batterista Massimo Manzi.
Ivano Zanotti è un batterista che definirei per approccio “ruspante”, la sua carica di energia si sprigiona nel suo drumming. Il musicista Bolognese ha studiato con il maestro Mauro Gherardi e ha frequentato il corso di percussioni nel Conservatorio G.B. Martini di Bologna. Vanta collaborazioni con artisti del calibro di Eugenio Finardi, Vince Tempera, Alan Sorrenti, Gang e moltissimi altri. Incide diversi album e partecipa anche a colonne sonore per film, oggi insegna la materia nelle scuole, insomma un artista a tutto tondo.
Parlavo precedentemente di collaborazioni, ebbene anche questo album ne è colmo con ben undici special guest che andrò a nominare durante il corso dell’ascolto. Tanti personaggi più o meno noti del mondo musicale si alternano nelle canzoni, apportando ai 70 minuti di musica un insieme di stili differenti, ecco quindi il Rock, il Jazz, il Folk, il Pop e molto altro ancora. L’artwork contiene all’interno il poster della copertina, una fotografia in bianco e nero di Manuel Magni. L’edizione è cartonata.
“Loud Mouth Went Crazy” apre con la voce di Luca Fattori, quello che subito risalta all’ascolto è l’arrangiamento curato, oltre la capacità del ritornello di restare immediatamente avvinghiato alla mente. Rock con un assolo centrale di chitarra elettrica davvero ben eseguito. Il ritmo consente anche il ballo se lo si desidera, il basso è autore di una spinta ulteriore.
Tutta altra materia “Not Alone” cantata dalla profonda voce di Luciano Luisi, un lento caldo e ruffiano. Di questo brano esiste anche la versione in lingua italiana alla fine del disco e si intitola “Non Siamo Soli”. Torna il Rock nella breve “Dogman” ed il riff sembra uscire da un disco dei Led Zeppelin, precisamente “IV”, la voce è quella di Massimo Danieli. Tanta energia e qui i nostri due artisti si divertono di cuore, e il divertimento è assolutamente contagioso! Un arpeggio di chitarra inizia “Dead End”, soave come la voce di Jeanine Heirani (Nostress), il crescendo sonoro è ipnotico mentre ancora una volta gli arrangiamenti sono buoni, in questo caso sono i cori sa spingere il brano. E come sulle montagne russe, si sale e si scende velocemente ossia ritorna il Rock  anzi, in questo caso l’Hard Rock con “Take Me Back” e la voce di Michele Menichetti (La Gabbia). Odore di cavi elettrici, pedaliere e polvere di palco.
E giù… Arpeggi alla Genesis per “Rosita” impreziosita dall’interpretazione di Teresa Iannello, testa e cuore. E su… “Spears” con la bellissima voce di Lorenzo Giovagnoli che molto abbiamo apprezzato con la sua band Progressive Rock Odessa. Provate a rimanere immobili durante l’ascolto di questo pezzo se ci riuscite. Valentina Gerometta (Zois) addolcisce le atmosfere in maniera intima di “The Shepherd”, altro frugale istante che non so il perché mi fa venire alla memoria qualcosa dei Porcupine Tree, forse anche la psichedelia che ha intrinseca, oppure la ritmica che è cara al Wilson del periodo primi anni 2000.
“NSD (Natural Space Drift)” è intensa, ricercata, diretta, e qui la mia visione dei Porcupine Tree è ancora una volta più palesata. Una Psichedelia ben arrangiata e curiosamente supportata da un cantato che in alcuni momenti sfocia nel mondo del Punk.
Adrenalina.
“The Bat From Whuan” è una rasoiata espressa da una prestazione vocale di Luca Fattori davvero sopra le righe. La batteria viaggia come deve per un brano dall’amperaggio elevato, occhio ai fusibili, una scorciatoia per l’inferno? Per sentire la voce di Alex Savelli bisogna arrivare a “Unspoken”, cadenzata e comunque granitica per indole, e vai ancora di chitarra elettrica! Francesco Grandi e Omar Macchione dei Qvintessence spettinano in “Don’t Get A Word”, la batteria sale in cattedra, Zannotti ci da del lei. Un brano che mi colpisce molto è "The Stranger", sia per gli effetti della chitarra che per il sound pachidermico cucito alla perfezione e indossato con assoluta eleganza da Frederick Livi (Crownheads), un connubio interessantissimo.
“UFG (Unidentified Flying Girl)” è un'altra piccola gemma ancora una volta con Valentina Gerometta, qui le soluzioni sono davvero giocose e bene supportate anche dai Synth e dal basso roboante.
In “Italian Kidd” ascoltate la musica, ma davvero tanta! Ancora una volta il geniaccio di Savelli fuoriesce da ogni composizione, il tutto evidenziato dalla batteria di Zannotti. Che dire…. Dategli una opportunità, non ve ne pentirete sicuramente. MS




 
 
 

2 commenti:

  1. Non è la nostalgia della gioventù (anche perché ho 29anni) e nemmeno il ricordo dei primi amori, ma è palese che la musica di una volta era decisamente migliore. Ovviamente tralasciò i mitici 70 da amante del prog, ma vogliamo paragonare dai 90 fino ai primi 2000 alla robaccia tutta rap di oggi? Per carità. Andate a vedere chi c'era in classifica in quegli anni dove le chitarre elettriche dominavano e oggi che tranne i Maneskin è solo uno ciurma di idioti che parlano su una base musicale computerizzata. Poveri ragazzi di oggi, di sicuro non provero' nemmeno a fare un figlio con un degrado musicale totalizzante come negli ultimi anni.
    Ivano Sgattoni.

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  2. Ciao Ivano! Il periodo più interessante in ambito Rock va dal 1965 al 1975 si sa. Anche in quegli anni tuttavia c'erano i tormentoni, in classifica ad esempio Tozzi e poi i Righeira, insomma ogni periodo ha il proprio. Quella volta la base computerizzata non c'era, ma stai tranquillo che se ci fosse stata l'avrebbero adoperata. Come spieghi il Krautrock o la ricerca sonora di Battiato etc? C’era voglia di nuovi suoni figurati se non l’avrebbero adoperata. Oggi non c'è soltanto Rap o Trap, basta che guardi il mio blog che è una fesseria in confronto al web per fartene un idea. Anche il Metal va sempre fortissimo, alla faccia di chi scriveva negli anni ’80 che sarebbe durato il tempo di un gatto che attraversa l’autostrada! Ogni periodo ha del buono, ma non tutti lo sappiamo cogliere. Io ad esempio stavo ascoltando in questo momento i Soen, poco prima i Porcupine Tree e ti dico che sono molto gradevoli. Non si possono paragonare ai led Zeppelin (per dire), cambiano i contesti societari, la tecnologia e quindi le sonorità etc. E' evoluzione che noi generalmente non accettiamo per i motivi di cui sopra. "Era meglio una volta" Evviva Bongo, il primo genio della musica che nel paleolitico ha battuto un ramo su di un tronco vuoto. Grazie Ivano per il tuo contributo che comunque condivido per un buon 70%.

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