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domenica 7 aprile 2019

Campo Magnetico


CAMPO MAGNETICO – Quali Kiwi?
Autoproduzione
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2019


Un campo magnetico è creato da una energia elettrica al suo passaggio, si parla dunque di forza, anche se non la si vede,  più o meno come l’adrenalina che viene rilasciata da un corpo quando una emozione lo attraversa. Campo magnetico e musica hanno dunque una cosa in comune, l’energia, e questo nome è ottima scelta da parte di Gianni Carlin (flauto, voce, glockenspiel, monotron) per il suo progetto che prende forma nel 2014 dopo la scissione dei John Silver Band. Nel 2016 rilasciano un album autoprodotto completamente strumentale dal titolo “Li Vuoi Quei Kiwi?”, musica con ritmiche pesanti, flauto e sperimentazioni anche rumoristiche. Il Progressive Rock ha numerose strade, ed una è proprio questa, spazio dunque alla creatività.  Con Carlin suonano anche Emmanuele Burigo (chitarra), Antonio Nabari (basso) e Enrico Tormen (batteria).
Giustamente un seguito di un album che si intitola “Li Vuoi Quei Kiwi?” non può essere che “Quali Kiwi?”, questo perché la band gode di ottimo umorismo, altra prerogativa dell’energia positiva che rilascia. Questa volta il secondo album non è completamente strumentale, bensì ci sono canzoni con testi che sono ispirati da suggestioni.
Il prodotto si presenta in veste cartonata con una immagine realizzata da Enrico Tormen e il numero di brani contenuti sono nove per un totale di quarantuno minuti di musica.
La band bellunese inizia con “Per Uviani” e sin da subito scaturisce un suono nervoso, elettronico e ricercato tanto per chiarire sin da subito l’intento del gruppo di come concepire l’arte sonora. Non soltanto melodie ma anche ricerca, vero campo magnetico.
Ma quando parte il flauto di Carlin sono brividi, anche perché “La Mano Del Morto” è Jethro Tull fine anni ’60 style da paura! Incedere greve e monolitico con un riff di flauto aggressivo quanto serve. Ian Anderson è in lui. “Bacco Ti Estirpa La Vite” ha quel nonsoché di Monty Python, un suono anni ’70 e comunque un incedere sempre ricercato, non del tutto scontato e derivativo come potrebbe sembrare.
Distorsione a palla nel riff di chitarra di “Quella Che Cominci Tu”, comunque canzone basata su un Blues caracollante ed importante. Bellissimo strumentale che dimostra la cultura storico musicale dei singoli componenti. “La Luna è Mano Lunatica” è maggiormente interessante nella fase strumentale (specie nel solo di chitarra) piuttosto che nella fase cantata. Gli anni ’70 vagano nella stanza all’ascolto di “Zucca E Diavolina”, altro pezzo notevole che farà la gioia sia del Prog fans in senso generale che dell’amante incallito dei Jethro Tull.
“Sei Meno Un Quarto Alle Otto” non esula da questo modus operandi e si diverte a giocare con il pentagramma.
In “Maniaci” tornano il cantato e gli anni ’60 in cattedra, uno dei miei momenti preferiti dell’album, forse perché io aleggio su un età oramai non più giovanile. Non è colpa mia se il piede e la testa partono da soli in automatico in questo piccolo trip sonoro.
Il disco si conclude con il brano “Calcestrutto”, strumentale che aleggia sopra un buon giro di flauto.
Alcuni nei del disco potrebbero essere ricercati in una incisione a tratti un po’ troppo scura e in una chitarra spesso ad un volume troppo alto rispetto (per esempio) alla batteria, ma questo è solo a mio gusto personale s’ intende.
Buona prova questa  per i Campo Magnetico, fra passato e ricerca, ascoltare per credere. MS

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