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domenica 31 marzo 2019

N.EX.U.S.


N.EX.U.S. – N.EX.U.S.
Logic Il Logic Records/Burning Minds Music Group
Distribuzione: Atomic Stuff Promotion
Genere: Progressive Rock/Metal
Supporto: cd – 2019


Molti amici della musica dopo anni di cover in un determinato gruppo “x”, capita che sentano la necessità di suonare del materiale proprio. Con l’esperienza ed il tempo, si acquisisce consapevolezza e anche desiderio di esprimere se stessi ed il proprio carattere. I N.EX.U.S. sono fra questi, un gruppo che si forma nel 2015 dall’unione di due amici, Christian “Jeremy” Checchin (chitarra) e Fausto “Tex” Tessari (tastiere). Con l’inserimento di Tommaso “Tommy” Galeazzo alla voce, Daniele Gallan al basso e Fabio Tomba alla batteria, la formazione è completa.
Canzoni nei cassetti, il tempo ha forgiato idee ed i ragazzi mettono da parte le composizioni, con la giunta di nuovi brani, così ecco che il debutto discografico è pronto. L’album si intitola “N.EX.U.S.” ed è composto da dieci canzoni. Il concepimento dell’artwork, molto colorato, è ad opera di Tommaso Galeazzo stesso, e il libretto contiene sia i testi che una recensione di Giancarlo Bolther estrapolata dal sito Rock Impressions, il tutto finalizzato da Aeglos Art (Airbound, Raintimes, Wheels Of Fire, Alchemy) a completamento dell’opera visiva.
Ma veniamo all’ascolto, quello che suonano i N.EX.U.S. è un Rock Progressivo melodico, aperto da un antefatto sonoro strumentale intitolato “Loading…”. Le chitarre non disdegnano la distorsione e le tastiere giocano un ruolo importantissimo oltre che fungere da tappeto sonoro, trainano la melodia del brano. Questo inizio ha un profumo di New Prog anni ’80 dell’era Marillion, il che non mi dispiace assolutamente. “The System” è annessa all’overture, la chitarra parla una lingua molto chiara e comune, quella che descrive attimi di grande respiro e storicamente affiancate anche a sonorità di gruppi come ad esempio gli inglesi Arena. Non possono mancare i cambi di tempo e di umore, mentre la voce di Galeazzo ricopre egregiamente il proprio ruolo, fra modulazioni alte e basse.
Il disco come un concept prosegue tutto unito, fra canzoni strumentali e d’atmosfera con un andamento intelligente, quello che tiene sempre alta l’attenzione senza inutili orpelli e ripetizioni. In “Land Of Misery” fanno capolino i grandi Dream Theater primo periodo, ma anche qualche sprazzo Queensryche. Tutti questi gruppi che nomino non sono qui a sminuire la personalità del gruppo, bensì al contrario sono a dimostrazione di una ampia cultura musicale da parte dei componenti, e questo si riallaccia al discorso dell’utilità di essere stati anche cover band.
Le carte vincenti di questo debutto risiedono sia nella freschezza delle composizioni, sempre molto orecchiabili che nella resa sonora da parte della registrazione.
“Reflections” apre un ulteriore capitolo, più metallico e deciso, la parte più muscolosa della band che dimostra una buona intesa d’insieme.
Più gioiosa “The Mercenary”, anche primo singolo e video ufficiale della band. Si ritorna al Progressive Rock più melodico con “Another Shore”, una semi-ballata che quando lascia partire la chitarra sulla pelle scorre qualche brivido in più. Gli otto minuti abbondanti di “John Doe” sono un sunto di tutto quanto detto sino ad ora, una canzone che scivola via che è un piacere, lasciando dentro l’appagamento di una adrenalina particolare e qui scusate l’accostamento probabilmente troppo grande, si tratta anche di metabolizzare alcune influenze Queen. Bellissima canzone.
L’album si chiude con “Final Act: A New Humanity”, fra rasoiate di chitarra e ritmiche spezzate.
Concludendo, il debutto è prova ampiamente superata, aspettiamo ora una ulteriore conferma. MS

Alchemy


ALCHEMY – Dyadic
Street Symphonies Records /Burning Music Group
Genere: Melodic Hard Rock
Supporto: cd – 2019



Io faccio parte di quella generazione che dal disco pretende piacere fra immagine e suoni, sono uno di quelli che quando lo apre la prima cosa che fa è odorarne la stampa del libretto, leggere e godere dei disegni e fotografie che lo accompagnano. Musica ed artwork un insieme che sono carta d’identità del lavoro realizzato. Le grafiche ad opera di Aeglos Art (Airbound, Raintimes, Michael Kratz, Wheels Of Fire) sono perfette per lo scopo, così il booklet ad opera di Fabiana Spinelli (Loud And Proud, Fireworks Magazine e Classix) che descrivono sin dal colpo d’occhio immediato, un disco di Hard Rock.
Gli Alchemy con “Dyadic” giungono al secondo lavoro in studio dopo “Never Too Late” del 2016 e dimostrano una maturazione ulteriore. La formazione di oggi è composta da Marcello Spera (voce), Cristiano Stefana (chitarra), Andrew Trabelsi (tastiere), Matteo Castelli (basso) e Matteo Severini (batteria). Per la realizzazione dell’album poi si avvalgono del supporto di professionisti  come Davide “Dave Rox” Barbieri per la produzione vocale e Stefano Zeni per le chitarre.
I brani sono dodici ed i testi sono coadiuvati dallo scrittore indipendente Peter Darley.
Canzoni di media e breve durata ad iniziare da “Cursed”, quasi quattro minuti di energia pulita, melodica ed una spinta positiva che aleggia fra le note supportate da tappeti di tastiere. Il disco si dimostra tuttavia variegato e ricercato negli arrangiamenti, un lavoro duro ed annoso che comunque è giunto a risultati importanti, ad esempio ascoltare “One Step Away” è un vero piacere. E’ vero che aleggiano nell’aria dei notevoli deja vu, ma questo è intrinseco nel genere stesso. Nelle melodie ciò che è importante è ovviamente il ritornello, qui sempre trattato al meglio. Musica da cantare a squarciagola soprattutto in sede live e “ Endless Quest” è perfettamente adeguata all’uopo. Ci sono anche le ballate  e brani più articolati, come “What It Takes” con la partecipazione di Stefano Zeni. Ritmi sostenuti e solari come il melodico Hard Rock richiede nei brani più orecchiabili si possono godere in canzoni come “Nuketown”.
“Day By Day” è fra le mie preferite, con un riff che non so per quale motivo, mi ricorda i Saxon degli anni ’80, quelli più pomposi. Canzoni che scorono via in un lampo, a conferma di un buon gusto compositivo e che comunque  lasciano sempre un segno nella nostra mente con un appagamento particolare, maggiore se poi il volume con cui le abbiamo ascoltate è elevato. Si, questa è musica da ascoltare ad alto volume, la goduria è rapportata. Provate questo anche con “Hero”. Ho detto di ballate e in  “Goodbye” si coccola e si stringe l’ascolto, facendo volare l’immaginazione veramente molto in alto, bello il duetto con Davide “Dave Rox” Barbieri. “Take Another Shot” riporta il suono su ritmi maggiori e standard del genere, “Prisoner” mostra il lato più sexy (musicalmente parlando) degli Alchemy, ruffiano e strusciante mentre il lavoro si conclude con la versione acustica di “Goodbye” ed i suoi quasi sette minuti di piacere.
Non ho altro da aggiungere, solo una informazione per i collezionisti, esistono cinquanta copie in edizione limitata creata da Outward Styles e le potrete ordinare sullo shop online ufficiale dell’etichetta Rock Temple.
Bella musica, senza troppe pretese ed inutili orpelli, dritta allo scopo: l’emozione. MS

mercoledì 27 marzo 2019

Mr.Jack


MR. JACK – Long Road
Wanikiya Record
Distribuzione: Red Sofà Lab
Genere: Heavy Metal
Supporto: cd – 2019


Mr.Jack ha una annosa esperienza in ambito musicale, fra Heavy Metal ed Horror Music, un personaggio attivo su molteplici fronti, sia come compositore che cantante, chitarrista e produttore discografico. Inizia a cantare e suonare già dalla giovane età di 14 anni per poi fondare la Rock band Iron Heart con la quale registra due album in studio nel 2006 (The Angel) e nel 2010 (Mr.Jack). Assieme alla band fa da spalla ad artisti di grande calibro come Pino Scotto , J-AX , Subsonica, Ian Paice (Deep Purple), Skanners e Joe Lynn Turner ( Deep Purple, Rainbow, Yngwie Malmsteen, Glenn Hughes, Bonnie Tyler,Cher, Lee Aaron, Riot, TNT, Nikolo Kotzev, Brazen Abbot). Realizza eventi e clinic a livelli internazionali, nel 2016 esce con il progetto musicale di colonne sonore horror "Dark Possession", nel 2017 è la volta del secondo album Horror "The Deep Side of the Lake" in collaborazione con "Horror Italy" & "Horror Music Word" in USA e di "Mr.Jack - Tribute To Jim Morrison And The Doors".
Ed arriviamo ad oggi con questo nuovo album dal titolo “Long Road” contenente otto brani, tutti con ospiti di riguardo che andrò a nominare strada facendo. L’esperienza annosa a cui mi riferivo all’inizio, risiede proprio nell’aver conosciuto musicisti e personaggi di alto livello che apportano alla musica composta da Mr.Jack quella marcia in più, messa al momento giusto nel posto giusto.
Si inizia con una semi ballata Rock dal titolo “One Love”, atmosfere rassicuranti e dall’ ampio respiro. Movimento decisamente orecchiabile e sereno.
Si accendono le polveri con “Mind Strange”, e l’apporto di Maestro Mistheria (Vivaldi metal project , tastierista di Bruce Dickinson degli Iron Maiden), Tomas Valentini al basso (Animae Silentes - Skanners) e di Raffaele Albanese alla voce (From the Depth - 5th Element Project) è importante come il songwriting, davvero penetrante e sporco quanto basta a far godere un rockers degno di questo appellativo.
“Trip To Paradise” mostra il lato melodico di Mr.Jack, rilassante e solare. Il brano è breve ma chiaro negli intenti, come l’acqua che si sente scorrere nel sottofondo.
Il Metallo sprigiona la propria energia con un riff insistito e tagliente in “Infernal Word” dove l’apporto del chitarrista Mario Zeoli (Red Sofà Lab, The Angelis, Thirdston3) sfocia in un breve assolo al fulmicotone.
E’ la volta della title track “Long Road”, qui l’artista mostra la sua ampia cultura musicale spaziando anche nel Rock, dove la ballata semplice ha il dna dell’America. “Heartquake” inizia con effetti per addentrarsi in un massiccio mid tempo dove la chitarra gode e passeggia. Lo strumento è quello di Marco Angelo.
“Metal Head” è la mia preferita, e se andiamo a vedere chi supporta Mr.Jack nel suonarla troviamo alle tastiere Freddy Delirio (Death SS), alle chitarre Valerio Edward De Rosa (Soul Of Steel) e Steve Volta (Perpetual Fire). Rombo di suono e di motori.
Il disco si chiude con “Rock Whrole”, brano più vicino all’AOR in qualche frangente, supportato dalla chitarra di Alessandro Di Fusco.
Se cerchiamo le pecche (perché nessun disco è perfetto), forse le troviamo in alcune uscite vocali nelle parti più pacate e recitate del brano, dove la voce non sempre è controllata a dovere, ma nel Rock ci sta. Un disco gradevole che racconta di un artista sapiente e preparato. MS


venerdì 1 marzo 2019

Sarah


SARAH – Le Coincidenze
Music Force / Egea Music
Genere: Cantautore
Supporto: cd – 2019


Con Sarah andiamo ad analizzare un esordio discografico dal titolo “Le Coincidenze”.
Dietro questo nome si cela Sara D’Angelo, artista pescarese che ha studiato strumenti a fiato, pianoforte e dedita al canto. Si specializza nel metodo innovativo di canto Vocal Power, ideato da Elisabeth Howard, con Alessandra De Luca.
L’album “Le Coincidenze” viene scritto assieme al polistrumentista Maestro e compositore Beny Conte, ed è composto da otto tracce. Il linguaggio adoperato dalla cantante e musicista è quantomeno raffinato, così da dipingere al meglio affreschi sonori grazie ad una tavolozza di emozioni variegate.
Il disco si apre proprio con la title track “Le Coincidenze”, soft, ammaliante e vetrina per la voce e l’interpretazione di Sarah, mentre un sax disegna sinuose linee sexy. La voce è modulata in maniera pacata, senza strafare, badando alla melodia e all’armonizzazione piuttosto che alla potenza.
Con “Il Mio Viaggio” si presenta la formula canzone più immediata, lo stile italiano, quello che ha fatto la fortuna della nostra musica all’estero (vedi Laura Pausini). Musica rilassante e da cantare assieme all’artista.
Un dolce suono di pianoforte sgocciola note in “Le Parlo Di Te”, un lento dall’impatto emotivo elevato. La musica di Sarah presenta un artista dall’animo morbido e caldo, una coccola sonora tira l’altra ed è la volta di “Senza Alibi”, qui come nel caso della title track si denotano passaggi in un mondo che sfiora il Jazz.
Torna la formula canzone “Negli Occhi Dell’Aquila” e con tale nominato animale in effetti si vola alto, la musica lascia interpretare ampi spazi e ariosi paesaggi. Con la grazia che la contraddistingue Sarah interpreta “Resisti”, un mondo dove il tempo non esiste.
Giunge anche un Mambo, “Sophia’s Mambo” elegante e sognatore, mentre il disco si chiude con un groove dolce e coccolone, “L’Esigenza” è anche il mio brano preferito, minimale e bene interpretato.
La musica italiana con Sarah viene a conoscenza di una potenzialità in più, una cantautrice che fa della voce e della musica un viatico emotivo rilevante, senza strafare e badando semplicemente al sodo. Buon esordio. MS