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sabato 12 gennaio 2019

Melanie Mau & Martin Schnella


MELANIE MAU & MARTIN SCHNELLA – Pieces To Remember
Autoproduzione
Genere: Rock/Progressive Rock
Supporto: cd – 2018





Che bella la musica quando si ha la voglia di spaziare di genere in genere e di esternare tutto il proprio bagaglio personale. Da dove veniamo, quali sono le canzoni che ci hanno segnato o quelle che ci hanno stupito e fatto amare la musica, magari proprio facendoci prendere in mano una chitarra. Chi almeno una volta nella vita ci ha provato, o lo ha fatto magari anche solo cantando.
Melanie Mau & Martin Schnella sono tedeschi e dopo due album interessanti come “The Oblivion Tales” e “Gray Matters – Live In Concert” del 2017, ritornano a far parlare di loro tramite un album acustico e di cover proprio per narrare il loro cammino sonoro. Melanie Mau è la voce, mentre Martin Schnella è voce, chitarra, basso e voce. Con loro suonano Lars Lehmann (basso), Fabian Godecke (batteria), Simon Schroder (percussioni) e Niklas Kahl (percussioni).
“Pieces To Remember” è un viaggio lungo quindici brani, tutti famosi e di band blasonate, quelle a cui mi riferivo in precedenza, ossia coloro che in qualche modo hanno segnato il cammino di questi artisti. Numerosi e rinomati anche i special guest che si prestano alla riuscita dei brani, ecco quindi Jens Kommnick (Iontach, Reinhard Mey) al whistles, Eric Brenton (Neal Morse) al violino, Martin Huck (Fury In The Slaughterhouse) alla chitarra, Leo Margarit (Pain Of Salvation) alla voce, Johan Hallgren (Pain Of Salvation) alla chitarra, Kristoffer Gildenlow (Pain Of Salvation, Kayak) al basso e Rolf Wagels (Cara) al Bodhràn.
Penserete a questo punto che sto trattando il solito album di cover, ebbene non è proprio così, qui le canzoni rivivono una nuova veste, una taglia che calza alla perfezione a questi bravi artisti che riescono a farle rivivere in maniera acustica e con forte personalità. Bella la voce di Melanie e ottimo l’approccio acustico della chitarra di Martin. Un gioco? Forse, proprio spensierato e dispettoso come quello che si può vedere nella scherzosa copertina dove in cucina si suona, si fanno biscotti e ci si tira la farina. Sono venuti buoni? Non si direbbe dalla faccia di Melanie, ma la musica di sicuro si!
Cosa si riesce a fare con una chitarra acustica quando si ha la capacità e la tecnica… Si spazia dall’Heavy Metal al Folk passando per il Progressive, il Punk ed il Pop. Si riesce a sopperire alla mancanza di ogni strumentazione aggiunta, si fa ballare, o far battere il piede in maniera incondizionata al suo ritmo, poi in alcuni assolo? Pelle d’oca. Notevoli le coralità, intesa e grado di scale che ben si incastonano nel brano. Adoro “Lay It Down/Carie” degli americani Spock’s Beard, “We All Need Some Light”, ma non dico altro per non penalizzare altri brani della  stessa caratura. Poco altro da dire, solo i titoli che compongono questo album che ha saputo farmi una grande compagnia con grazia e serenità: “Can’t Fight This Feeling” (REO Speedwagon), “With This Heart” (Kansas), “Be Good To Yourself (Journey), “Message In A Bottle” (The Police), “Sledgehammer” (Peter Gabriel), “Mission Profile/Stars And Satellites/Snowblind” (Threshold), “Land Of Confusion” (Genesis), “Like A Prayer” (Madonna), “Lay It Down/Carie” (Spock’s Beard), “Valley Of The Queens” (Ayreon), “Amaranth” (Nightwish), “A Touch Of Evil” (Judas Priest), “Wasted Years” (Iron Maiden), “We All Need Some Light” (Transatlantic) e “Love Will Keep Us Alive” (The Eagles). MS

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