Il mio libro ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 è stato stampato dalla Arcana Edizioni. Uscirà il primo marzo. Il libro che sino ad ora è mancato nelle librerie musicali! Perchè? Dove tutti si fermano a dire che il genere è morto nella fine degli anni 70, io inizio a dare luce a tutti coloro che invece esordiscono discograficamente proprio dal 1980 al 2013. Se il Progressive Rock oggi in Italia ha ancora vita, è proprio grazie a questi artisti che hanno lottato contro le mode e contro i tempi. Non si parla dunque di discografia di PFM, BANCO, AREA, ORME etc. etc., tuttavia i citati vengono sempre tenuti in considerazione come punti di riferimento. A tutti gli effetti è una mini-enciclopedia sul genere, la prima! Il libro contiene: - Una prefazione riguardo il Progressive Rock Italiano. - Schede descrittive delle band che esordiscono negli anni senza la discografia "Live" ma solamente in studio". - Interviste ai protagonisti di questa nuova linfa musicale: Nico "Nik" Comoglio, Lucio Lazzaruolo, Claudio Milano, Mauro Montobbio, Alessandro Papotto, Walter Pini, Edmondo Romano, Cristiano Roversi, Luca Scherani, Alessandro Seravalle, Alessandro Seri, William Toson, Gianni Venturi e Fabio Zuffanti. - Conclusioni con le impressioni sul significato oggi del termine "Progressive Rock". Uno sforzo di ricerca annosa dettato dall'esperienza di recensore da parte mia, con la fortuna di avere con me molti dischi al riguardo, il resto lo ha fatto la mia curiosità nel web. Spero che sia di vostro gradimento, un lavoro enciclopedico, consultivo, da leggere ed esaustivo.
IL LIBRO USCIRA' L'1 MARZO. Per tutte le info al riguardo, e le future presentazioni vi rimando alla pagina facebook: PREORDINE SU AMAZON: https://www.amazon.it/progressivo-italiano-1980-2013-Massimo-Salari/dp/8862318618/ref=sr_1_1_twi_pap_1?ie=UTF8&qid=1519418469&sr=8-1&keywords=rock+progressivo+italiano+1980+2013 https://www.facebook.com/rockprogressivoitaliano19802013
Troppo
spesso ci perdiamo in inutile ricerche per appellativi da abbinare ad un certo tipo
di musica, soprattutto noi recensori. Ci spacchiamo le meningi nel cercare di
interpretare e collocare ciò che alcuni artisti cercano di dire per poi poter
indirizzare il lettore verso lo stile sonoro proposto, o perlomeno cercare di
far capire di cosa si tratta. Non sempre è così scontato o di facile riuscita,
ci sono musiche che non sempre inquadrano un genere in dettaglio e quindi si
rischia di fare la figura di colui che ne capisce poco, visto che oggi poi con
la rete tutti sono “grandi intenditori”. Ma se l’artista riesce con la propria
musica ad emozionare, genere o non genere, l’obbiettivo è essenzialmente
raggiunto.
Un
esempio lo avete ascoltando la musica dei tedeschi Deafening Opera, giunti nel
2018 al loro terzo lavoro da studio dopo il buon “Blueprint” del 2013. Propensi
ad una musica Rock Progressive dalle sfumature Hard ma pur sempre legata
fortemente alla formula canzone, Deafening Opera dimostrano una maturazione
importante che varia dall’attenzione per la qualità sonora alla tecnica individuale.
Gli assolo e le musiche in "Let Silence Fall” sono più ricercate che in
passato, lo stile si va raffinandoper
raggiungere un risultato variegato, colmo di stili e sonorità, come in un
caleidoscopio per i colori.
L’album
si presenta in edizione cartonata, con l’artwork semplice ed essenziale nella
rappresentazione grafica seppur ricco di tesi e foto ad opera di Renè Aigner.
L’album contiene undici canzoni, tutte di media o lunga durata, compresa la
finale mini-suite dal titolo “Plus Ultra” di quasi tredici minuti.
La
formazione ad oggi vede Christian Eckstein(basso, voce), Thomas Moser (chitarra
ritmica), Adrian Daleore (voce), Moritz Kunkel (chitarra, voce), Gèrald Marie
(tastiere, voce) e Konrad Gonschorek (batteria). Il cantato come nei dischi
precedenti è in lingua inglese.
Un
mondo sonoro policromo dunque, ad iniziare dal “Prologue” di un minuto e mezzo
con il pianoforte. Esso conduce all’ascolto di “Deafening Overture”, un
imponente muro sonoro ci sbatte in faccia quello che è la realtà di questo concepimento,
le tastiere hanno la loro importanza ma sono le chitarre a dettare le regole.
La ritmica a tratti si affaccia nel mondo del Metal Prog, qui si evince quello
che poi sarà il leitmotiv del disco. Il Progressive necessita di cambi umorali
e di ritmo, si sa e quindi questo è anche ciò che accade in “Down The River”,
mentre il cantato è perfettamente incastonato in questo contesto sonoro,
semplice ed ammaliante. La parte melodica e malinconica del brano è davvero
toccante ed espressiva, tutto questo senza strafare. I brani sono tutti uniti
in una lunga suite, a questo si aggancia “Amber Light”, un tributo per i Dream
Theater più pacati e le coralità sono anche più ricercate. Ottimo l’assolo di
chitarra elettrica.
L’album
cresce brano dopo brano, “The Tempest” è davvero un frangente importante,
probabilmente lo si può prendere come esempio per sunto stilistico dei
Deafening Opera e della loro politica sonora. Qui in parole povere ci sono
tutte le caratteristiche della band.
Il
semplice è complesso, altresì è complesso essere semplici, eppure malgrado il
gioco di parole il concetto viene spulciato dai nostri protagonisti per
portarlo in concretezza strutturale, un insieme di particolari che sembrano essere
assemblati con sforzo, eppure così non è. “Sweet Silence” è qui per
testimoniarlo. Riff importanti, ma anche musica a 360 gradi, non c’è
fossilizzazione, esperienzae passione
fanno il resto, mentre per la prima volta in alcune coralità e sonorità
psichedeliche tornano a fare capolino i Porcupine Tree gruppo che nell’album
precedente sembrava essere più presente.
“Sundown”
non si discosta di nulla da quanto descritto sino ad ora, pur godendo di un
incedere più aggressivo. I puritani del Prog storceranno il naso nell’ascoltare
le chitarre elettriche distorte, eppure non sono invasive, nel contesto hanno
il loro perché.
Un
attimo di pausa per scendere dal muro sonoro lo si ha con la ballata “As Night
And Day Collide” e poi nuovamente in pista con “Man And Machine”, fra classe ed
eleganza. Passaggio del testimone ad “At The Edge”, altro modo di essere
diretti e melodici. A conclusione giunge come dicevo in precedenza, la mini
suite “Plus Ultra”, che da sola vale il prezzo del cd.
Che
dire? Davvero un gran bel disco, ma bello, bello, bello! Buon ascolto.MS
Il
genere Progressive Rock bene si presta ad opere o colonne sonore, spesso la
magniloquenza e la struttura di certi album sono dei veri e propri concept da
opera. Alcune volte ci si perde in questo grande calderone di idee, metamorfosi
strutturali dettate da scene da rappresentare risultando spesso pesanti e
logorroici, in altre invece si possono godere momenti di vero e proprio piacere
musicale.
Ma
il Progressive Rock in senso generale è già di suo un film per un orecchio, per
cui addentrarsi in storie anche classiche non è altro che un cammino
paradossalmente naturale.
Da
Roma ci provano i Reversal Symmetry, nuova band sorta dalle ceneri degli ottimi
Layra, autrice di due album autoprodotti dal titolo “Chiaroscuro” (2008) e
“Crono” (2011). L’argomento trattato è la vita del Dottor Jekyll, mutante
personaggio creato dalla fantasia dello scrittore Stevenson, qui descritta in
maniera fedele all’originale.
Il
progetto è diviso in due parti, la prima si intitola “The White Side” ed è
composta da sette canzoni rappresentanti la supremazia della ragione
sull’istinto primordiale. La seconda parte “The Dark Side” è formata da sei
canzoni che lasciano trapelare la negatività e la distruzione.
Progetto
ambizioso dunque, e in quanto tale necessita di un complesso di artisti
corposo, ecco quindi le voci a
rappresentare i differenti personaggi a cura di Moreno Sangermano (Jekyll/Hyde),
Steve Sangermano (Utterson),Guido Gori Giorgi
(Lanyon) ed Alessio Quaresima Escobar (Poole), mentre la line up si completa
con Fabio Vitale (chitarra), Graziano
Sessa (basso),Matteo Ferretti(tastiere) e Davide Miccinilli (batteria). La
lingua scelta per il cantato è l’inglese.
La
parte bianca inizia con “Henry's Mirror”, un tuffo negli arpeggi passati in
stile Marillion era Fish e poi via verso la magniloquenza delle tastiere. Il
brano si apre ulteriormente su un territorio al confine con il Metal Prog, fra
cambi di tempo e un cantato ben calato nella parte.
Il
contrasto di Jekyll & Hyde è amalgamato nella struttura dei brani, dove si
passa da momenti pacati ad altri crescendo vigorosi, proprio come accade nella
bella “Story Of A Door”. Il contrasto è quindi il binario del viaggio sonoro. In
sede live i Reversal Symmetry fanno uso di interpretazioni con costume, proprio
come alcune volte capita nel Progressive Rock (vedi Genesis, Marillion, IQ
etc.). L’opera prosegue con “The Eye of Reason”, frangente più solare, con un
ottima apertura fra chitarra elettrica e tastiere, un brano che potrebbe
risiedere tranquillamente nella discografia degli americani Queensrÿche.
Toccante il canto lirico in “Eternal Void”, una musica cinematografica che
spazia fra il Metal ed il Prog Rock.
Il
contrasto canzone - lirica ha il suo indiscutibile fascino, “Promises” è una
ballata voce piano in evidenza con al centro del brano un istante Folk per poi incedere
verso il crescendo finale con le chitarre elettriche. La “White Side” si chiude
con “Henry's Choice, uno dei frangenti più Prog del concept, grazie anche
all’uso delle tastiere in stile New Prog.
“The
Smell Of Rain” apre la “Dark Side” in maniera nervosa e metallica, seppure al
suo interno contiene un cantato recitato alla Genesis o se vogliamo più recentemente
come spesso fanno gli inglesi Arena. Intrigante “The Evil Inside” in pieno
territorio Metal Prog. Altro dei momenti che più ho apprezzato è contenuto in
“The Window” e nei suoi arpeggi. Apprezzo sempre molto i crescendo sonori
durante lo svolgersi dei brani. “Anomalies” prosegue nel terreno New Prog dando
spazio come sempre alle buone melodie. Non nascondo di scorgere certe affinità
con i Marillion di Hogarth, per poi però scappare verso lidi più oscuri e
pesanti, con inserimenti brevi in growl. I Reversal Symmetry quindi è evidente
che godono di una buona personalità.
Torna
la sinfonia cinematografica con “In Another Life” e perché no anche una
spolverata di Dream Theater. In conclusione c’è uno dei momenti più toccanti
dell’album, “Like So Many Fragments Of Glass” con Jekyll & Hyde
all’unisono. Degno finale di questa opera Rock che nella sua ambiziosità si
lascia ascoltare con estremo piacere.
Il
fatto che le soluzioni sonore siano molteplici fa si che l’insieme sia
scorrevole ed interessante, su questo influisce anche il ruolo dei differenti
cantanti.
Complimenti
ai musicisti e avanti così, la scena italiana si fa sempre rispettare. MS
Available on: Spotify, ITunes, Amazon, Google
Play
Siamo
nel 2018 e non vi nascondo che ancora nel mio giradischi gira spesso l’album
“Reale Accademia Di Musica” (prodotto da Maurizio Vandelli) del gruppo omonimo
datato 1972! Questo vi può far comprendere quanto personalmente sia legato al
suono e alla melodia di questo gruppo romano di Progressive Rock italiano. Il
perché è molto semplice, la musica proposta è sia legata al mondo progressivo
del tempo, che alla melodia italiana, quella di facile memorizzazione che ci
contraddistingue. Fu un disco con poche elucubrazioni e tanta sostanza.
La
band di Pericle Sponzilli (voce, chitarra) ha avuto un vuoto di presenza lungo dalla
metà degli anni ’70 sino ad oggi, ma i
R.A.M.(dice la bio “anche impropriamente con questo nome”) tornano con lavori
in studio come “R.A.M. : Il Linguaggio Delle Cose”, per poi arrivare ai nostri
giorni con altri due album, “R.A.M. : Tempo Senza Tempo” (2009) e “La Cometa” (2013)
Ma oggi Sponzilli torna alle redini del gruppo incoraggiato anche da questo
ritorno di fiamma del genere Progressive Rock, e crea questo nuovo disco dal
titolo “Angeli Mutanti”. La formazione si completa con il tastierista Fabio
Liberatori (anche Stadio), Erika Savastani (voce), Andy Bartolucci (batteria) e
Fabio Fraschini (basso).
Il
disco contiene dieci tracce, ad iniziare proprio dal brano “Angeli Mutanti”. La
forza dei R.A.M. risiede negli arrangiamenti molto curati, così nelle melodie,
ed il tempo sembra essersi fermato. Bella la voce di Erika, dolce e malleabile
a seconda della situazione che il pezzo richiede. Apprezzo molto anche il solo
di chitarra elettrica in una sorta di Psichedelia Prog che spezza il brano.
“Alba” è cantata ancora a doppia voce, maschile e femminile, mentre la tastiere
fanno da importante sottofondo rendendo il suono pieno e dal profumo fortemente
vintage. “Alba dove eri ieri sera al tramonto….” poi è un tocco raffinato.
“Johnny
e Adele” è un momento più delicato, una ballata tipicamente italiana e ancora
una volta gli anni ’70 sono presenti, specie nel suono delle tastiere. Altra
canzone dal dna italico con tanto di mediterraneità è “Cosa Nascondono Le
Nuvole”. Il Prog dei R.A.M. è così, solare e bada al sodo senza troppi inutili
tecnicismi, anche se assolo di chitarra di tanto in tanto affiorano con
eleganza. Non ci sono suite, bensì canzoni. Ascoltare “The Beat Goes On (Come
la Canzone)” mette l’anima al caldo, toccante nelle vocalità su di una chitarra
acustica che dialoga dolcemente con le tastiere.
Un
suono di pianoforte sostenuto apre “Tempo”, movimento Prog che si fonde con la
voce di Erika e l’emozione ancora una volta accresce, per chi vi scrive è uno
dei brani più importanti del disco. Soluzioni sonore senza tempo, arrangiate
davvero con gusto.
“A
Dritta San Salvador” mi ricorda materiale delle Ormedi metà carriera, mentre la voce di Erika
sale. “Una Sola Immagine” è più ruffiana, come un gatto che si sfrega fra le
gambe quando ha fame e si lascia accarezzare con gentilezza. “Io Sono Qui” è
sunto di stile ancora una volta vintage. Chiude il disco alla grande lo
strumentale “La Pista ed Il Miraggio”, qui fuoriescono i R.A.M. che abbiamo
conosciuto nel tempo.
La
musica deve fare questo, ossia rimanere impressa nella mente. Quando un disco
termina si deve avere ricordo di esso, sia per un passaggio, sia per un
ritornello che per un gradevole assolo. Qui c’è musica italiana di elevata
fattura, semplice e mai banale, dategli un attento ascolto, lo merita davvero.
Ben tornati R.A.M. (MS)
ARTI
& MESTIERI – Live In Japan/The Best Of Italian Rock
King
Records
Distribuzione
italiana: BTF
Genere:
Progressive Rock
Supporto:
2cd- 1dvd - 2017
Il
fenomeno Rock Progressivo è un fenomeno a se stante nel campionario musicale
italiano. Ha goduto negli anni ’70 un momento di notevole attenzione, con i
nomi che già conoscerete come Premiata Forneria Marconi (PFM), Area, Orme, Il
Banco Del Mutuo Soccorso, Arti & Mestieri etc.
Tuttavia
anche nei giorni nostri il genere sembra godere di rispetto e di nuova linfa
con altrettanti nuovi artisti i quali hanno il merito di tenere nel tempo
ancora viva la fiamma del genere, fino a portarlo ad oggi in buona salute.
Addirittura in edicola si possono comperare collane di dischi in vinile sul
genere. Fra le band storiche annoveriamo proprio gli Arti & Mestieri di
Beppe Crovella, Furio Chirico, Gigi Venegoni e Arturo Vitale su tutte. Ma qual’
è il pubblico più attento ed esigente del Rock Progressivo italiano? A sorpresa
non è l’italiano stesso, bensì bisogna arrivare fino al lontano Giappone. I
nipponici hanno sempre prestato attenzione e dato risalto alla nostra musica,
tanto che quasi tutte le band storiche del settore sono andate in sol levante a
registrare almeno un live.
Gli
Arti & Mestieri lo fanno in occasione del quarantennale della loro storia musicale
in pompa magna, ossia con dieci componenti, compresi quattro storici originali
da me prima citati. Questo accade nel
luglio 2015 al The Bast Of Italian Rock presso il teatro Clubcittà in Giappone.
Nei due cd ci sono gli arrangiamenti originali dei capolavori storici “Tilt”
del 1974 e “Giro Di Valzer Per Domani” del 1975, mentre nel dvd si può godere
dell’esecuzione del nuovo disco “Universi Paralleli” del 2015. In più ci sono i
brani tratti da “Murales” (2001) dal titolo “2000” e “Nove Lune Prima- Arc En
Ciel – Bonaventura Moon”, un brano dei King Crimson “Starless” tratto da “Red”
ed infine una registrazione dal vivo, “Gravità 9.81” tratta da “Tilt” cantata
da Lino Vairetti degli Osanna. Inutile nascondere l’ottima qualità della
registrazione, i giapponesi in questo sono maestri, l’audio ed il video vengono masterizzati nei storici studi della
King Record sempre in Giappone. Quindi i dieci musicisti in azione sono: Furio
Chirico (batteria), Gigi Venegoni (chitarre), Beppe Crovella (tastiere), Arturo
Vitale (sax), Lautaro Acosta (violino), Roberto Puggioni (basso), Piero Mortara
(fisarmonica, tastiere), Marco Roagna (chitarre) Iano Nicolò (voce) e l’ospite
Mel Collins (sax, flauto) dei King Crimson.
Ciò
che risalta subito alla visione del dvd è l’eterna giovinezza di Furio Chirico,
grande strumentista preciso e tecnico e la compostezza del pubblico nipponico,
sempre attento ed impeccabile, tanto da
sembrare una fotografia. Il violino di Acosta è un viaggio in prima classe ed
il sax di Collins disegna scale sonore colorate. La voce e l’interpretazione di
Iano Nicolò sono di tutto rispetto. Tutta la formazione è in splendida forma,
il Jazz Rock proposto tira e grazie alle melodie gradevoli riesce a restare
impresso nella memoria. Da sottolineare il solo di batteria di Chirico
assolutamente fuori della banalità. Pecca del dvd se vogliamo cercarla risiede
nella staticità delle tre telecamere fisse.
Veniamo
ora ai cd, la versione live del cd 1 dona a “Tilt” una veste nuova, pulita e
sgargiante, pur sempre rimanendo molto attinente all’originale. Importanti i
sottofondi di tastiera di Crovella per la riuscita corposa del suono. Pelle d’oca.
Un ensemble sonoro potente che la sede live riesce a valorizzare al massimo.
Chi non conosce Arti & Mestieri si può approcciare tranquillamente a questo
cofanetto per scoprire un mondo sonoro caldo fra Jazz e Rock al quale non potrà
più sottrarsi. Inevitabilmente scatterà la ricerca della loro discografia.
Il
cd 2 si apre con un capolavoro assoluto, “Starless” dei maestri King Crimson,
qui in una versione struggente e calorosa cantata in italiano. Il suono del
Mellotron mi fa socchiudere gli occhi ed immaginare ampi spazi, immagini
cariche di vecchi ricordi. A seguire la versione acustica della speciale suite
“Nove Lune Prima- Arc En Ciel – Bonaventura Moon”. Ed è con “Valzer Per Domani”
che si apre l’intero secondo capolavoro della band. La storia che si racconta.
Gli ultimi tre brani sono tratti da “Tilt”, ”Fahrenheit” in una versione più
accelerata e la ripresa in due parti di “Gravità 9.81”.
Un
cofanetto imperdibile, pieno di grande musica bene eseguita e riarangiata. Ad
un nostalgico dei tempi che furono come me è scesa anche una lacrimuccia, e ciò
la dice lunga. MS Questo video non è tratto dal dvd "Live in Japan"